Un film documentario realizzato dalla FASA su emigrate italiane residenti a Berna che si raccontano nel film, con momenti emozionali e coinvolgimento personale. Una documentazione dovuta per non dimenticare i loro sacrifici e le loro sofferenze. Abbiamo fatto qualche domanda a Lorenzo Calabria, uno degli ideatori di questo progetto che sarà presentato al pubblico svizzero il prossimo giovedì 5 maggio alle 14 presso la Missione Cattolica Italiana di Berna
Da dove nasce l’idea di realizzare questo film?
Dopo avere pubblicato nel 2007 il libro delle biografie “Daheim in Italien zu Hause in der Schweiz” “Il prete nel letto” ho avuto l’idea di concludere le biografie con un documentario filmato. Il film completa la raccolta biografica di anziani italiani della prima generazione residenti a Berna.
Chi vi ha lavorato e con quali ruoli?
L’idea e il progetto del Film sono di Lorenzo Calabria e Andrea Aeschlimann, l’autrice del libro delle biografie. Registi sono: Maya Schumacher e Gianni Pauciello. Maya Schumacher ha realizzato il Film nell’ambito del suo praticantato (Stage) presso la nostra sede sociale FASA (Fachstelle sozialarbeit der katholischen Kirche Bern). Al film hanno partecipato cinque donne emigrate italiane di prima generazione di età compresa tra i 74 e gli 87 anni.
Questo film-documentario fa parte di un progetto più ampio iniziato qualche anno fa con la pubblicazione di due testi. Di cosa si tratta?
Come detto si tratta del libro di biografie come indicato alla domanda 1. Prima del libro avevamo pubblicato nel gennaio 2003 una breve raccolta biografica di donne anziane e vedove che raccolse un notevole successo di pubblico. Questo ci incoraggiò a continuare il lavoro delle biografie fino alla recente realizzazione del film documentario.
Come sono state scelte Olga, Silvana, Wanda, Mafalda e Bianca, le protagoniste del filmato?
Esclusa Bianca, le altre signore hanno partecipato a tutto il ciclo del progetto biografico che è durato otto anni. Tutte hanno partecipato con grande piacere e motivazione alla realizzazione del film. Bianca è stata scelta a richiesta per il suo interessante racconto di vita.
Cosa accomuna queste donne tra di loro e con tutte le donne che hanno vissuto la loro stessa esperienza in quegli anni?
Le vicissitudini e le sofferenze delle donne emigrate del primo dopoguerra. Come manodopera a buon mercato queste donne diedero un grande contributo al benessere del Paese che le ha accolte. Il coraggio mostrato come donne, madri e lavoratrici, nell’affrontare la vita in un Paese che le accolse non sempre nel rispetto della loro dignità.
Perché spesso l’immigrazione italiana in Svizzera viene raccontata dal punto di vista maschile? Non si vuol riconoscere che anche le donne hanno dato un grande contributo al benessere di questo Paese o non ci si era ancora resi conto della forza delle donne italiane della prima generazione?
Ricordo che il citato libro delle biografie contiene racconti di dieci uomini. Dopo avere pubblicato i primi racconti di donne italiane emigrate e vedove in una raccolta dal titolo “Nostalgia”, abbiamo integrato nel citato libro i racconti degli uomini. Nel nostro opuscolo informativo del film scriviamo: “Nei rapporti sulla prima generazione spesso sono gli uomini al centro dell’attenzione. Costoro in merito a grandi progetti di costruzione hanno avuto in grande numero accesso al mercato del lavoro. Ma le donne? Come hanno vissuto? Come affrontano l’età della pensione? Le storie di vita vanno perse se non vengono più raccontate”.
Quando iniziai il progetto avevo constatato che molte donne italiane emigrate di questa generazione erano vedove. Nelle visite a domicilio e nei contatti mi raccontavano le loro storie. Le abbiamo raccolte affinché non andassero perse. Un segno di riconoscimento per la loro vita non facile. Un documento storico per molti interessati e per le future generazioni. Per mia esperienza e conoscenza è stato fatto troppo poco per riconoscere le donne emigrate e valorizzare il loro contributo sociale.
Qual è la finalità di un documento di questo genere?
Per le donne emigrate è la loro vita vissuta. Il primo obiettivo è di renderlo noto ad un vasto pubblico. Secondo, non è solo la loro biografia ma é parte della storia svizzera e italiana. È un documento per i giovani qui nati e cresciuti affinché abbiano un ricordo dei genitori, nonni….Le biografie sono un metodo di lavoro nell’ambito dell’assistenza sociale e hanno una rilevante importanza. Le istituzioni sociali, di formazione e culturale svizzera e italiana possono disporre della documentazione per i loro programmi didattici e culturali. Amici e conoscenti, anche svizzeri, possiedono un documento per ricordare insieme.
Molto curioso il titolo del documentario, sembra quasi una frase estrapolata da un discorso. Ci vuol spiegare bene il senso?
Sul titolo ho discusso a lungo con la regista e ho rispettato la sua scelta poiché è l’espressione di una signora al termine del filmato. Ha un senso per chi la esprime, per il pubblico é comprensibile guardando il film. Io interpreto così: dopo tutto il racconto sulla propria vita bene o male si è arrivati fino ad ora.
In che occasione sarà presentato questo lavoro al pubblico svizzero?
La prima ufficiale del Film è avvenuta il 24 Novembre scorso. Ora lo ripresentiamo ad un vasto pubblico nei locali della missione cattolica italiana di Berna alla presenza della signora Edith Olibeth, direttrice del dipartimento sociale, istruzione e sport della città di Berna. La signora Olibeth ha sostenuto fino dai suoi inizi il nostro progetto delle biografie ed ha partecipato alle pubblicazioni precedenti a nome della città di Berna. Saranno presenti autorità italiane e svizzere in onore delle donne che hanno partecipato al progetto e ovviamente della comunità italiana di Berna.
E.B.