Nel 2016 il numero di frontalieri in Svizzera è aumentato del 3.7 % e nell’arco degli ultimi cinque anni è cresciuto del 26.6%
La Svizzera rimane una calamita per i frontalieri. La loro crescita, a livello nazionale, non si è mai fermata, anche nei periodi in cui è stata più lenta. Nel 2016 si è registrato un nuovo livello massimo dei frontalieri che si recano per lavoro in Svizzera, ma i dati corrispondono all’incremento annuo più basso dal 2010. Sono i dati che emergono dall’Ufficio federale di statistica (UST).
Alla fine del 2016 in Svizzera si contavano 318.500 frontalieri e in confronto al 2015 è aumentato di 11.300 unità, il 3.7%. L’aumento si è affievolito, nonostante abbia raggiunto il livello massimo, rispetto agli anni 2011 fino al 2013 (tra il 5% e 7%), ma è aumento del doppio in rapporto agli occupati generali in Svizzera. Due terzi dei frontalieri sono uomini (64.4%) e un terzo donne (35.6%). L’andamento annuale dei frontalieri stranieri è costantemente aumentato dai circa 140.000 di fine anni Novanta. La progressione tra il 2011 e il 2016 è stata del 26.6%, passando dai 251.700 lavoratori che hanno fatto la spola tra le due frontiere agli attuali 318.500, un + 67.000.
Interessante è osservare i gruppi che fanno i pendolari in Svizzera secondo i loro paesi di residenza. Il più numeroso viene dalla Francia con il 54.9%, seguito dagli italiani (22.6%) e dai tedeschi (19.3%), mentre una piccola quota (2.6%) riguarda gli austriaci. La maggior parte dei frontalieri è concentrata in tre grandi regioni: la regione del Lemano registra la quota più alta con il 37.2%, la seconda più importante è la Svizzera nord-occidentale con il 22.8%, mentre in Ticino lavora il 20.2% dei frontalieri. Se invece si confrontano gli arrivi con il totale delle persone occupate, si nota che il Ticino ha la quota più alta: più di una persona su quattro è frontaliera (27.1%). La realtà dei frontalieri è sempre un tema caldo nel cantone al sud delle Alpi e dopo cinque semestri con numeri leggermente in calo o stabili, negli ultimi cinque anni c’è stato un nuovo incremento del 3.3% fino 64.327 (+11.502) frontalieri e frontaliere che lavorano in Ticino. Secondo l’Istituto Ricerche Economie (USI) il Ticino ha fatto un po’ meglio della Svizzera nella sua forza economia creando posti di lavoro assegnati sia a lavoratori frontalieri sia a lavoratori disoccupati. Ma è proprio nel cantone italofono si avvertano con più frequenza fenomeni di dumping salariale o di sostituzione di dipendenti locali con i frontalieri.
Un altro dato della statistica spiega, dove vengono impiegati questi lavoratori. La quota più elevata si registra nel settore dei servizi con il 65.4%, il 34% trova impiego nel settore secondario, industria e attività manifatturiere mentre nel settore agricolo lavora lo 0.6%. Per quanto riguarda le fasce d’età la maggior parte (82.4%) è compresa tra i 25 e i 54 anni, mentre il 13% sono i più anziani, da 55% in su e questi ultimi hanno registrato un incremento del 2.4%.
Gaetano Scopelliti