La distribuzione di pastiglie di iodio non sarebbe abbastanza in caso di un incidente nucleare
Chi vive nei raggi di 50 chilometri da una centrale nucleare avrà ricevuto nelle scorse settimane una lettera con le precisioni sulla distribuzione di pastiglie di iodio, che è iniziata lunedì scorso. Prima del disastro di Fukushima Dai-ichi, la serie di quattro distinti incidenti presso la centrale nucleare a seguito del terremoto e maremoto del Tohoku dell’11 marzo 2011, queste pastiglie venivano distribuite solo a chi vive nei raggi di 20 chilometri.
La conferenza stampa in rapporto con la distribuzione di pastiglie di iodio a cinque milioni di persone in Svizzera è stata lanciata da Greenpeace, dai Medici per l’Ambiente (AefU) e dalla PSR/IPPNW Svizzera (Medici per la responsabilità sociale e la prevenzione di un incidente nucleare. Secondo quanto ha riferito l’ats della conferenza stampa dello scorso martedì, queste pastiglie servirebbero poco dopo un incidente nucleare, solo un’ingestione precoce può proteggere dallo iodio radioattivo. Inoltre le pastiglie di iodio non proteggerebbero dalle altre sostanze che fuoriescono in caso di un incidente nucleare. Florian Kasser, esperto nucleare di Greenpeace Svizzera, durante la conferenza stampa, ha dichiarato: “In caso d’urgenza nessuno è protetto bene e dovremmo probabilmente evacuare intere città”. Le pastiglie di iodio non sarebbero una panacea e “gli enti non hanno nessuna risposta alle altre conseguenze che un incidente nucleare porta con se”. Anche Jean-Jacques Fasnacht, presidente della PSR/IPPNW, nel comunicato stampa, dichiara che la circolazione di iodio radioattivo è solo uno dei pericoli di un incidente nucleare. “Numerose ulteriori sostanze radioattive mettono in pericolo la salute dei colpiti e i loro discendenti: contro questo fatto non ci sono ancora provvedimenti preventivi e ancora sappiamo troppo poco sulle conseguenze a lungo termine della radioattività”, conclude Fasnacht.
Sarebbe sensato, tenere pronto le pastiglie di iodio e prenderle in caso di un incidente, ha dichiarato Alfred Weidmann, medico e membro del consiglio d’amministrazione della AefU, il problema però sarebbe quello che le pastiglie dovrebbero essere prese poco prima del contatto con iodio radioattivo e quindi sarebbero sempre da portare a portata di mano. Inoltre le forze pubbliche avrebbero una fascia oraria molto limitata per decidere, Weidmann spiega che con un incidente della centrale nucleare Mühleberg, “la popolazione della città di Berna avrebbe, a seconda la direzione del vento, un’ora di tempo. A Cernobyl ci sono voluti giorni affinché le persone siano state informate”. Secondo le organizzazioni l’unico modo per la sicurezza sarebbe la chiusura di tutti i centri nucleari in Svizzera (vedi grafico). Anche la Consigliera nazionale Martina Munz concorda con la chiusura delle centrali, dicendo che una chiusura per la nostra sicurezza è molto più efficace che le pastiglie di iodio. “Le pastiglie di iodio sono solo un ‘cerotto’ per la politica contro la chiusura delle centrali nucleari”, sostiene Munz. Inoltre la commissione responsabile del Consiglio nazionale avrebbe fatto primi passi e si sarebbe allontanata da concessioni illimitate, ma “è sempre possibile che ci vorranno 60 o più anni e questa decisione è negligente e mette in pericolo la popolazione sommamente”, conclude Munz.