Il calcio italiano, in agonia dopo la mancata qualificazione al Mondiale dell’Italia, non mostra segni incoraggianti di voler seriamente cambiare.
L’elezione del dopo Tavecchio alla presidenza della FIGC, che si terrà il 29 gennaio, era iniziata con quattro candidature (!) che non davano una bella immagine sulla seria volontà del sistema di volere rifondare il calcio. Alle candidature di Damiano Tommasi, ex calciatore e candidato dall’Assocalciatori, di Gabriele Gravina, promosso dalla Lega Pro e di Cosimo Sibilia (dai Dilettanti) si era aggiunta quella di Claudio Lotito, presidente della Lazio. Alla chiusura ufficiale delle candidature Lotito ha dovuto fare un passo indietro, perché alla fine non è riuscito ad assicurarsi i numeri: né le squadre di A (10 a favore) né quelle della B (11) gli hanno concesso la maggioranza e la sua candidatura si è dissolta. Resta comunque il caos, perché il sistema non ha trovato un’unica candidatura che rappresenti gli interessi di tutti.
L’elezione di uno dei tre candidati ufficiali rischia di consegnare al calcio italiano un presidente debole e riapparirebbe lo spettro del commissariamento, auspicato dal Presidente del CONI, Giovanni Malagò.
Da questa settimana inizierà la campagna elettorale e con tre candidati il rischio che le trattive non portino a risultati soddisfacenti per le varie componenti è alto. Sibilia è candidato dall’assemblea dei Dilettanti e si sente forte del 34%. Sarà lui a dettare le condizioni. Gravina ha presentato una programma dettagliato, e pare sia il candidato della società di A schierate contro Lotito. Entrambi sono politici di lungo corso ed è difficile individuarli come “riformatori” o “innovatori”.
Il terzo è il 44enne Damiano Tommasi, presidente dell’associazione calciatori da 7 anni, che incarna il “nuovo”, ma sarà difficile che la poltrona di presidente FIGC sarà occupata da chi vuol stravolgere il sistema. Alla fine potrebbe uscire un nome di convenienza che sarà eletto a maggioranza con il 51%, una quota che non permette di governare nell’interesse delle varie componenti. Le premesse che in Federcalcio tutto resti come è ci sono tutte: gli interessi di parte da difendere sono tanti. Idee per rifondare un sistema in macerie non sono consentite. Tommasi si metta il cuore in pace.
G.S.
foto: Ansa