Con la diffusione di massa dei mezzi di comunicazione interattivi e digitali, si è sviluppato anche la nuova forma di bullismo nota come cyberbullismo. Il fenomeno sta certamente diventando preoccupante, sempre più volte sentiamo di giovani che compiono atti estremi, come il suicidio, perché perseguitati attraverso i media. Foto, video, insulti e frasi aggressive sono all’ordine del giorno nei social e spesso si scagliano su un soggetto che diventa il bersaglio prediletto.
Il problema però è che questo tipo di violenza in rete non viene riconosciuto come dovrebbe, non gli viene dato il giusto peso. Si pensa infatti che, al contrario del bullismo vero e proprio, questa forma di violenza su rete non sia grave perché non reca alcun danno a chi la subisce. E non è pensiero di pochi. Da una ricerca dell’Università la Sapienza è emerso il preoccupante dato secondo cui per 8 ragazzi su 10 non è grave insultare, ridicolizzare o rivolgere frasi aggressive.
Gli attacchi verbali in rete non sono considerati gravi perché non vi è violenza fisica.
La ricerca, presentata in occasione del progetto “Giovani ambasciatori contro il bullismo e il cyberbullismo per un web sicuro”, organizzato dal Moige con la Polizia di Stato, insieme alla Fondazione Vodafone Italia e Trend Micro per un uso responsabile della rete, è stata condotta su 1.500 ragazzi delle scuole secondarie e l’82% di questi non considera grave insultare, ridicolizzare o l’uso di frasi aggressive sui social, mentre l’86% ritiene che le conseguenze per la vittima non siano gravi e che, considerato che non si dà luogo a violenza fisica diretta, l’atto aggressivo verbale può essere considerato non grave e irrilevante. Dopotutto, potranno pensare, non sono stati loro a premere il grilletto della 18enne texana che si è sparata davanti i genitori perché non sopportava più di essere presa di mira sui social, per esempio. E come lei tanti altri casi di giovani che sono stati istigati al suicidio o ci sono arrivati per esasperazione.
La famiglia è sempre la risposta giusta. Devono essere i genitori a far capire l’importanza degli atti che si compiono, delle conseguenze che possono avere certe azioni e parole che non sembrano gravi. I genitori hanno la grande responsabilità di crescere i figli nel rispetto degli altri, è un compito duro e difficile oggi più che mai e per questo anche le altre istituzioni, come la scuola, e la società circostante devono intervenire. La scuola deve sviluppare strategie di contenimento e prevenzione adeguate per affrontare e gestire il fenomeno. La società deve scoraggiare certi comportamenti. In questo modo si può combattere seriamente il fenomeno. E per quanto riguarda l’uso del web, i genitori devono affiancare i propri ragazzi fin dalla più tenera età per educarli ad un uso cosciente e vantaggioso dei media. Devono però informarli anche dei lati negativi, dei pericoli in cui possono imbattersi come proprio il fenomeno del cyberbullismo.
Bisogna seguire i figli, sempre. Sia quando possono essere eventuali prede che probabili aguzzini e fare in modo che, per entrambi i casi, una situazione spiacevole come il cyberbullismo non si verifichi!
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