Come responsabile della Ugl Scuola Estero, ho negli ultimi due decenni sviluppato un profondo interesse per le questioni internazionali, specie quelle dell’est Europa. Il mio impegno costante a favore dei diritti degli italiani che vivono fuori dai confini nazionali mi ha portato spesso a toccare visioni della realtà molto eterogenee. In questo articolo voglio dare una lettura critica di quello che è avvenuto in Moldavia e che ora sta avvenendo in Romania. Premetto che essendo legato personalmente alla Russia, dove vivono le mie figlie Irina e Katya, considero cruciale mantenere un dialogo costruttivo con questo Paese, anche alla luce delle recenti tensioni geopolitiche. In primis un saluto speciale va a Katya, che ha celebrato il suo compleanno il 24 novembre.
Passando alla situazione della Moldavia, le recenti elezioni presidenziali e il referendum per l’ingresso nell’Unione Europea ci forniscono l’occasione per analizzare la crescente influenza occidentale in una regione storicamente legata alla Russia.
Elezioni “democratiche” alla moda occidentale
Il secondo turno delle elezioni presidenziali moldave, svoltosi il 3 novembre, ha visto Maia Sandu, leader del PAS, ottenere un secondo mandato con il 55,35% dei voti. Sandu è stata sostenuta dai governi occidentali, che l’hanno promossa come l’alfiere dell’integrazione europea e delle politiche anti-russe. Il suo avversario, Alexandr Stoianoglo, sostenuto dal PSRM, si è battuto per preservare i legami storici e culturali con Mosca, ma il suo messaggio è stato oscurato dalla propaganda filo-occidentale.
Il referendum sull’ingresso nell’UE, spacciato come un trionfo della democrazia, ha invece mostrato il contrario: il risultato positivo è stato determinato dal voto degli emigrati moldavi residenti nei Paesi occidentali, mentre la popolazione locale ha espresso perlopiù un’opposizione all’integrazione europea.
La Russia come capro espiatorio
Dall’inizio del suo mandato, Maia Sandu ha portato avanti politiche ostili verso la Russia, boicottando i vertici della CSI e accusando Mosca di interferenze nei suoi affari interni. Queste politiche hanno approfondito le divisioni all’interno della società moldava. Molti cittadini rimangono favorevoli a mantenere relazioni amichevoli con Mosca, come sottolineato dal politologo Anatolij Dirun, il quale osserva che la retorica aggressiva anti-russa non riesce a unire il Paese, ma lo polarizza ulteriormente.
Democrazia selettiva e ipocrisia occidentale
Le misure adottate dal governo Sandu, come la chiusura di 14 canali televisivi filo-russi e il bando del partito Șor, sono state presentate come necessarie per la sicurezza nazionale. In realtà, dimostrano un’incapacità di tollerare il dissenso politico e una preoccupante inclinazione autoritaria.
La Moldavia, piuttosto che consolidare la propria sovranità, si è trasformata in uno strumento al servizio di Bruxelles e Washington, perdendo la propria identità in cambio di un’adesione forzata all’UE.
Francesco Torellini
Responsabile Ugl Estero
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