Veniamo da un fine settimana folle, dove non abbiamo ben capito se la geografia politica mondiale sia realmente mutata o no. Putin ha annunciato e realizzato un referendum per l’annessione delle regioni ucraine occupate nel giro di pochi giorni, durante i quali abbiamo assistito anche allo spoglio delle schede, ai risultati e alla proclamazione ufficiale da parte dello stesso Presidente russo di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia che “saranno russe per sempre, il popolo ha fatto la sua scelta, difenderemo i nostri territori con tutti i mezzi”, ha detto Putin. Anche se per il resto del mondo le cose non sono proprio così. Tanto che all’Assemblea generale delle Nazioni Unite molti leader occidentali hanno criticato duramente l’idea del voto per l’annessione di territori ucraini da parte di Mosca e molti hanno dichiarato di non riconoscere assolutamente questo referendum farsa che, al contrario, è duramente condannata. Dettagli. È chiaro che questi sono dei puri dettagli, l’ultimo dei pensieri del Presidente della Federazione Russa che da questo momento – gioco forza – è ancora più grande. Alla velocità di come un presidente riesca ad organizzare e fare un referendum, nonché decidere sui confini politici della propria Nazione da una parte, abbiamo invece work in progress dall’altro, una sorta di download dei collegamenti internet di una volta, volendo usare una metafora social.
Il governo in sospeso di Meloni ci lascia tutti spiazzati. La meritata vittoria, convinta e perseguita con decisione non coincide con le esitazioni che vengono fuori da questo governo in lavorazione. Le urla di Giorgia Meloni sono diventate silenzi e risatine nevrotiche ai microfoni dei giornalisti che cercano di carpire qualche nome su quello che potrebbe essere il futuro governo della nostra Nazione.
Un cambiamento di stile non indifferente che, oltre a disorientare il popolo italiano, destabilizza quell’unione che aveva reso così compatta la destra mostrata sicura e forte agli occhi degli elettori. Per non parlare del fatto che comincia a farsi largo la possibilità di un governo Meloni sulle orme del precedente, fatto di un largo numero di tecnici.
L’ardente fiamma tricolore che sventola sul simbolo dell’incontrastato partito vincitore delle ultime elezioni politiche italiane rischia di rivelarsi un fuoco fatuo.
Potrebbe invece essere che Meloni, conscia della grande “responsabilità” che comporta la guida di un paese come l’Italia, in un momento critico come questo, abbia pensato che è bene prendere tempo, di lasciar perdere i giochi di potere e di misurarsi con la realtà, senza perdere di vista le dure condizioni del critico contesto. Queste sono speranze, se pur possibili fuochi fatui.
Redazione La Pagina