
Siamo prossimi alla vigilia di una data importante, quella del 2 aprile, giorno rinominato da Trump come “giorno della liberazione”.
Cosa succede di così importante il prossimo mercoledì? Semplicemente che la cosiddetta “guerra dei Dazi” iniziata dal presidente USA Donald Trump entrerà in atto, secondo quanto specificato da lui stesso. Così tutto il mondo intorno sta monitorando con attenzione le intenzioni e le azioni di Trump, che però sembra essere deciso ad andare avanti.
Anzi, per confutare ogni dubbio, il Presidente americano ha confermato che non ci sarà alcun ritardo sulla data di applicazione dei dazi e soprattutto che riguarderanno tutti i Paesi, smontando le voci di una possibile applicazione a 15 “fortunati”. Dunque il “nessuno escluso” è più valido che mai. A dire la verità, da buon imprenditore, uno spiraglio di trattative lo ha lasciato: in una intervista a NBC, infatti, Trump ha spiegato che potrebbe trattare solo se i Paesi “sono disposti a darci qualcosa di grande, altrimenti non c’è spazio per negoziare”. E probabilmente non è un caso se successivamente ha aggiunto che: “otterremo la Groenlandia, al 100%”, e ha spiegato che ci sono “possibilità” che gli Stati Uniti la prendano “senza la forza militare” ma “nulla è escluso”.
Quello che è certo è che per Trump non si discute l’applicazione dei dazi, e considera questa mossa come un’occasione unica per rilanciare il settore manifatturiero americano e riempire le casse federali con nuove entrate. È talmente convinto di voler iniziare questa “guerra dei dazi”, che ha perfino dichiarato di aver sbagliato durante il suo primo mandato a permettere ad alcuni dei suoi consiglieri di dissuaderlo da dazi più elevati, e visto che indietro non si può tornare, adesso sembra essere fortemente deciso ad andare avanti!
L’Italia e tutta l’Ue guarda con molta preoccupazione i dazi doganali di Trump, poiché costituirebbero un grande colpo all’economia d’esportazione. Se in Germania è soprattutto il settore automobilistico a tremare, in Italia (come in Francia) è genericamente quello agroalimentare, ma nello specifico è il settore vitivinicolo ad essere particolarmente a rischio, poiché se la minaccia del Tycoon di tassare del 200% questo prodotto di provenienza italiana venisse realmente applicato, potrebbe portare il rischio di perdere un ricavo italiano valutato circa 1,9 miliardi di euro.
E per la Svizzera? Qui il settore che ne soffrirebbe maggiormente è quello farmaceutico e le grandi case farmaceutiche stanno cominciando a temere per i propri affari.
Le esportazioni svizzere verso l’America sono una parte importante del giro d’affari americano, lavorando con multinazionali e esportando vari farmaci. Per questo motivo, il settore farmaceutico comincia a temere le azioni del Presidente americano e una possibile guerra commerciale che potrebbe penalizzare non poco questo importante settore svizzero. Il problema poi diventa ancora più concreto pensando a quelle industrie svizzere che hanno sedi nei Paesi dell’Ue e quindi direttamente interessate ai dazi che Trump vi applica.
Ma c’è anche un aspetto che forse non è cosi chiaro, ovvero che l’imposizione dei dazi doganali possono avere un forte impatto negativo per l’economia interna americana, soprattutto per via dell’aumento dei prezzi di tantissimi beni di prima necessità non americani e di largo consumo tra la popolazione. Il dato è stato ben spiegato dall’Osservatorio conti pubblici italiani (Cpi) in una dettagliata analisi condotta da Giampaolo Galli, dove si legge che tali imposizioni doganali, così come le vuole Trump, sono «controproducenti per gli Stati Uniti perché sono una tassa sui consumatori e sulle imprese americane che acquistano input intermedi e materie prime dall’estero». Secondo questa analisi, gli effetti negativi si riverseranno sulla crescita del Paese e sui posti di lavoro, causando anche aumento dell’inflazione e diminuzione della competitività per le stesse aziende americane. Dunque, secondo questi studi, i dazi non fanno bene a nessuno, America compresa, anche a dispetto di quel che dice il Tycoon stesso. Allora come mai Trump sembra essere così deciso ad andare avanti? Staremo a vedere mercoledì che fine faranno questi dazi o se magari siano il mezzo per arrivare altrove, come per esempio in Groenlandia.
Redazione La Pagina