Risultati positivi da una prima sperimentazione delle cellule staminali prelevate da un tessuto cerebrale e trapiantate in prossimità dei cosiddetti “motoneuroni”. La seconda sperimentazione sarà un trapianto nella regione midollare cervicale
La Sla (sclerosi laterale amiotrofica) è una malattia molto seria che porta alla degenerazione dei motoneuroni, la cui scomparsa provoca una progressiva atrofia muscolare. I muscoli cosiddetti volontari non ricevono più i comandi del cervello e si atrofizzano. La conseguenza è una paralisi progressiva dei quattro arti e dei muscoli deputati alla deglutizione e alla parola. In Italia sono 7 mila i malati di Sla, 1500 sono i nuovi casi ogni anno, 500 mila in tutto il mondo. Il tempo medio di sopravvivenza è di 3-5 anni.
Ecco, tutta questa premessa per dire che ora c’è una speranza, per ora piccola, ma comunque una speranza per gli ammalati di Sla. Lo ha detto il dottor Angelo Vescovi, direttore scientifico di Neurothon (oggi Revert) e direttore dell’Irccs Casa Sollievo della sofferenza di San Pio (San Giovanni Rotondo, Foggia) con una dichiarazione pubblica: “Qualcuno pensa che le malattie neurodegenerative siano senza ritorno. Noi non siamo d’accordo”. Questa dichiarazione è stata fatta quando ha annunciato i risultati della prima parte di una sperimentazione sul trapianto di staminali adulte su pazienti affetti da Sla. I primi test sono stati positivi. Ha detto il dottor Vescovi: “Non sono stati rilevati eventi avversi imputabili alla procedura chirurgica o alle cellule trapiantate, con risultati clinico-chirurgici migliori della sperimentazione parallela che si tiene in contemporanea negli Stati Uniti”.
I primi test (“tutto nel rispetto delle regole previste per la tutela dei pazienti”) sono andati talmente bene che l’Istituto Superiore della Sanità e l’Agenzia Italiana del farmaco hanno autorizzato l’avvio della seconda parte della sperimentazione. La tecnica, messa a punto dal dottor Vescovi nel 1996, prevede l’impiego delle cellule staminali cerebrali – che non pongono nessun problema etico in quanto provengono dal tessuto cerebrale prelevato da feti deceduti per cause naturali – innestate in tre o sei punti diversi a livello di midollo spinale. Esse sono trapiantate in prossimità dei cosiddetti motoneuroni, che sono le cellule nervose che nei malati di Sla muoiono gradualmente causando la paralisi progressiva degli arti e dei muscoli.
I test sono stati effettuati su sei pazienti sui quali “non si sono manifestate complicanze intraoperatorie e anestesiologiche”. I pazienti dopo 10 giorni sono stati dimessi e avviati ai reparti di riabilitazione. Due dei sei pazienti sono deceduti rispettivamente dopo sette e otto mesi per “l’evoluzione naturale della malattia”. La causa della morte non è da ricondurre al trapianto subìto.
Ha aggiunto il dottor Vescovi: “Il passo successivo sarà avviare la seconda fase della sperimentazione, aumentando il numero di pazienti e la frequenza degli interventi (uno ogni due/tre settimane invece che uno circa al mese) ed eseguendo il trapianto nelle regione midollare cervicale, più complesso ma diretto a una regione del midollo più rilevante per il decorso della malattia e quindi foriero, da un punto di vista terapeutico, di risultati più promettenti”.
I risultati di questa prima sperimentazione sono stati presentati ufficialmente in una Conferenza a Roma, presente il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che ha detto: “Questi risultati ci forniscono la certezza di capacità della ricerca italiana, unica al mondo; di certezza sulla sussidiarietà del reperimento dei fondi grazie alla grande capacità di reperire risorse da parte di chi ha un progetto scientifico credibile”.