Poco nota lei, molto noto lui. Ma in comune quanto meno un’esperienza di vita legata alla montagna. Parlo della scrittrice ticinese Anna Gnesa (1904-1986) e del ‘torinese del Sud’ Carlo Levi (1902-1975), di cui si è occupato Giuseppe Brenna nel libro ‘La Valle Verzasca di Anna Gnesa e la Lucania di Carlo Levi’ (Salvioni Edizioni, Bellinzona 2017).
Brenna dedica gran parte del suo lavoro alla Valle Verzasca (che va da Gordola a Sonogno ed è lunga più di 25 km) e ad Anna Gnesa: la sua vita (laureatasi all’Università di Zurigo, insegnò in Ticino), le sue opere edite (principalmente ‘Questa valle’ e ‘Lungo la strada’) ed inedite, i temi maggiori da lei trattati. L’intento è quello di farne conoscere maggiormente la produzione letteraria. Le pagine della scrittrice della Val Verzasca raccontano di paesaggi, piante, animali, contadini; sono intrise anche di riflessioni sulla vita e sulla morte nonché sulla convivenza pacifica tra uomo e natura.
Ma Giuseppe Brenna non si è limitato a presentare al lettore Anna Gnesa: da un lato ha arricchito il volume – che riprende la tesi sostenuta all’USI – con “12 percorsi escursionistico-letterari, 220 fotografie, 26 dipinti e disegni, 18 cartine”; dall’altro ha esteso il discorso a Carlo Levi che trascorse quasi un anno di confino in Lucania (1935-1936), di cui tratta il suo capolavoro – tradotto in più di 30 lingue – ‘Cristo si è fermato a Eboli’ (1945).
In questo modo, si viene invogliati ad addentrarsi nella Valle Verzasca per poi proseguire il cammino verso Sud, fino a Matera, Grassano ed Aliano. Ed a mio avviso, un legame ideale tra Levi e la Gnesa può essere visto nella circostanza che, se i liguri furono i primi abitanti della Valle Verzasca, Levi trascorreva un periodo dell’anno proprio in Liguria, nella villa di famiglia ad Alassio (la parte relativa all’artista torinese avrebbe quindi potuto essere più estesa).
Che Carlo Levi abbia amato i contadini è anche confermato dal fatto che nel libro ‘L’Orologio’ (1950) abbia scritto questa parola con la C maiuscola e, riflettendo sull’essere umano, li abbia opposti ai Luigini: Contadini sono tutti coloro che producono, che fanno le cose e le amano. Invece, Luigini sono le persone che fanno lavorare gli altri al loro posto, sono i parassiti che hanno bisogno di Contadini per vivere, per succhiarli e nutrirsene. Inoltre, va aggiunto che Levi fu anche presidente della FILEF (Federazione Italiana Lavoratori Emigranti e Famiglie) e non mancò di venire in Svizzera per incontrare gli emigranti italiani. In una poesia del 1972, Levi espresse il senso della sua produzione artistica: «Io canto per amore / tutto quello che penso / tutto il bene ed il male / la speranza dei delusi / la presenza degli esclusi / ogni cosa reale / l’emigrante senza terra / il contadino senza terra / l’operario senza terra / il giovane senza terra / la terra senza terra […]. Quello che è libertà / io canto per amore». Infondo, è l’amore in senso lato per ciò che li ha circondati ad unire Anna Gnesa e Carlo Levi.
Donato Sperduto