Ora potrà cambiare l’intestazione del sito, ‘La tv che non c’è’. Dopo undici anni di battaglia legale e polemiche politiche, Europa 7 debutterà a giugno, grazie all’accordo trovato con il governo: dopo l’assegnazione del canale ‘liberatosi’ grazie alla ricanalizzazione di Raiuno, arrivano anche le frequenze integrative necessarie per raggiungere una copertura pari all’80 per cento del territorio.
“È un passo avanti verso la chiusura della procedura di infrazione europea” sulla legge Gasparri, commenta soddisfatto il viceministro alle Comunicazioni Paolo Romani.
Felice anche l’editore dell’emittente, Francesco Di Stefano, che non esita a parlare di “miracolo”, ma insieme nota: “La vicenda si chiude così come si poteva. Di fatto esiste una sentenza in base alla quale Retequattro doveva essere spenta. E invece è ancora accesa”.
Fin dal 1999, infatti, quando si aggiudicò la gara per una concessione nazionale, Europa 7 ha rivendicato le frequenze di Retequattro. E in questi lunghi anni la battaglia dell’emittente è stata spesso letta attraverso la lente della politica, come la guerra del piccolo editore-Davide contro Mediaset-Golia.
Ma oggi tocca ad un governo di centrodestra mettere la parola fine al contenzioso, chiudendo l’ennesimo capitolo giudiziario che si era aperto a febbraio 2009 con il ricorso di Europa 7 al Tar contro il provvedimento con cui il governo le aveva assegnato il canale 8 in banda VHF, considerato però “insufficiente a garantire una copertura nazionale del territorio”.
All’emittente, spiega Romani, “saranno assegnate anche altre frequenze, i cosiddetti ‘cerotti’, che le consentiranno di raggiungere una copertura adeguata. L’intesa, raggiunta anche attraverso gli ottimi rapporti personali con Di Stefano, si inserisce in maniera virtuosa nel processo di chiusura della procedura di infrazione aperta dall’Europa a carico dell’Italia, ormai in fase conclusiva”.
L’ultimo atto sarà la gara per il dividendo digitale, “di cui l’Agcom deve fare il regolamento e il ministero il disciplinare”, ricorda Romani: una procedura in qualche modo rallentata “dalla intempestiva richiesta di Sky di entrare anticipatamente nel digitale terrestri”; Bruxelles ha aperto infatti un ‘market test’, una consultazione tra tutti gli operatori, per decidere se ‘allentare’ o meno gli impegni presi dalla piattaforma di Rupert Murdoch all’atto della fusione tra Stream e Telepiù e che impediscono alla tv di Rupert Murdoch di entrare sul digitale terrestre come operatore di rete o fornitore di contenuti pay prima del 2012. Impegni che, ribadisce Romani, per il governo italiano “devono rimanere quelli di oggi”.
Alla prospettiva di un ingresso anticipato di Sky sul digitale terrestre è contraria anche Europa 7: “Sarebbe un operatore dominante che entra su un mercato nel quale stiamo per partire”, ammonisce Di Stefano, che non si sbilancia invece su caratteristiche e linea editoriale del canale che inizierà a trasmettere a giugno. “Stiamo decidendo se partire in analogico o in digitale”.
Certo, ammette con un sospiro, la situazione di oggi è molto diversa da quella di undici anni fa: “Dovevo fare televisione a 46 anni, la farò a 57, forse con minori energie e in un panorama completamente cambiato. Ma anche stavolta riusciremo ad adeguare il nostro progetto”.
In base all’accordo, le frequenze aggiuntive non potranno essere alienate fino alla fine del processo di digitalizzazione e, quindi, nel 2012.