Diciamo la verità, il fatto che l’agenzia internazionale di rating Standard & Poor’s abbia declassato la Francia fa piacere a molti. Prima, nei vertici europei, riferendosi all’Italia, Sarkozy se la rideva con Merkel, ora che la mazzata l’ha presa anche lui, ride di meno, anche perché il declassamento avrà sicuramente ripercussioni sulle elezioni presidenziali francesi che avranno luogo fra un paio di mesi. Sarkozy ha fatto una magra figura sia con gli italiani che con i tedeschi, usciti (per ora) indenni dal giudizio, e che lo mettono in una posizione di debolezza. Ben gli sta al sosia di Louis De Funès che, assumendo l’atteggiamento compunto di chi le ha prese in faccia, grida al complotto. Il guaio è che oltre alla Francia sono stati declassati anche altri Paesi come l’Italia e la Spagna. Nei mesi scorsi anche Berlusconi disse che l’allora lieve declassamento era dovuto a motivi politici in quanto tutti gli indicatori erano favorevoli all’Italia, tranne il debito pubblico enorme, che comunque non era una sua esclusiva colpa. Berlusconi fu deriso, specie dalle opposizioni di allora che, ora che sostengono Monti, gridano al complotto. Oggi è chiaro che lo spread era alto allora ed è ancora più alto adesso e che non c’entrava nulla con Berlusconi come non c’entra nulla con Monti, il quale ha fatto una manovra pesante e sicuramente necessaria, eppure l’inversione di tendenza non si vede, ma non per questo, appunto, la colpa è di Monti come allora non era di Berlusconi.Il banchiere Guido Roberto Vitale, sicuro che il complotto c’è e che si spiega con gli interessi economico-monetari degli Stati Uniti, dice: “L’Italia sta facendo uno sforzo enorme per rimettere in sesto i conti, Germania e Francia cominciano a riconoscerci il merito dei sacrifici, il mercato pure; e le agenzie di rating improvvisamente ci sparano addosso”. Di qui l’ipotesi, non del tutto campata in aria, della “concezione imperiale degli Usa” che mal sopportano “una moneta di riserva nel mondo diversa dal dollaro”. Contro la teoria del complotto è intervenuto Moritz Kraemer, a nome di Standard & Poor’s, che da una parte riconosce “le misure positive” del governo italiano, dall’altra le ritiene “insufficienti” e identifica la debolezza dell’Italia, come della Spagna, con “l’esposizione debitoria che l’Efsf, il fondo europeo ‘salvastati’, non sarebbe in grado di fronteggiare in caso di necessità”. Ritorniamo a quanto dissero prima Berlusconi ed ora Monti, quest’ultimo con ben altra autorità: l’Italia i compiti li ha fatti e continuerà a farli, tocca all’Europa decidere, e in particolare alla Germania, il Paese guida tra i fondatori dell’Unione. Perché il nodo è tutto qui: o si dà alla Bce il potere di battere moneta e di decidere le relative misure di stabilizzazione della moneta stessa oppure l’attacco all’euro continuerà ancora, con rischi pesanti. Merkel, d’altra parte, non vuole concedere alla Bce questi poteri perché non vuole pagare le debolezze altrui, non senza ragione. Alcuni Paesi spendono più di quanto producono e vorrebbero che sia la Germania a pagare la gestione allegra delle loro finanze. Così facendo, però, espone tutti alla speculazione, col rischio del patatrac dell’euro. La debolezza è tutta qui, i mercati l’hanno capito e non scommettono più di tanto sulla tenuta della nostra comune moneta. Come la soluzione dei problemi dell’Italia sta, da parte di tutte le forze politiche, nel “pensare Italia”, piuttosto che pensare per sé, così la soluzione della stabilità dell’euro sta nel “pensare Europa” piuttosto che per sé.
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