Con 154 voti a favore contro 131 contrari, il Senato ha affossato la legge contro l’omotransfobia
La vicenda del disegno di legge Zan contro la discriminazione e la violenza per motivi di genere, orientamento sessuale, identità di genere e disabilità finisce qui. Tutto da rifare, tra sei mesi il testo potrà essere ripresentato, con le dovute modifiche, e dovrà ripercorrere tutto l’iter.
Attraverso la tagliola – una procedura parlamentare che viene prevista dal regolamento del Senato all’articolo 96 (“Proposta di non passare all’esame degli articoli”) è stato bloccato il disegno di legge tanto atteso quanto controverso.
In questo momento, all’indomani dal risultato, tra i partititi c’è un rimbalzo di colpe, tutti accusano gli altri di questo risultato. Ma si possono fare solo ipotesi, perché il Senato si è nascosto nel voto segreto (chiesto da Lega e FdI). I Senatori non hanno neanche avuto la coscienza di prendersi la responsabilità delle proprie azioni e delle proprie scelte alla luce del giorno.
Mentre il centrodestra festeggia la vittoria con un vergognoso boato in Parlamento all’annuncio, nella maggioranza di partito si punta il dito contro i traditori, tra i più accreditati pare che ci sia Italia Viva.
Il segretario di IV Matteo Renzi, invece, punta il dito sul Pd, accusandoli di non aver accettato quelle modifiche che erano state richieste. “Per mesi ho chiesto di trovare un accordo per evitare di far fallire il ddl Zan. Hanno voluto lo scontro e queste sono le conseguenze. Chi polemizza sulle assenze dovrebbe fare i conti con i 40 franchi tiratori. La responsabilità di oggi è chiara: e dire che per Pd e Cinque Stelle stavolta era facile, più facile dei tempi di ‘O Conte o morte’. Non importava conoscere la politica, bastava conoscere l’aritmetica”, dice Renzi.
La richiesta di modifica del testo da parte del partito di Renzi – l’accordo a cui si riferisce il segretario – arriva proprio dopo che la Segreteria di Stato del Vaticano ha consegnato una nota ufficiale all’ambasciata d’Italia, nella quale la Santa Sede chiedeva al Governo italiano di bloccare il testo di legge già approvato alla Camera. Ma nonostante questo, come spiega il leader di IV, mancano altri voti che vanno cercati altrove. I voti che hanno permesso di affossare il ddl Zan – o “i franchi tiratori” per dirla alla Renzi – infatti, sono ben più dei 12 parlamentari di IV che hanno votato (4 erano assenti).
Mentre si puntano tutti il dito contro rincorrendo una verità che lo scrutinio segreto non permetterà mai di avere, l’Italia continua a rimanere tra i pochi Paesi senza una legge contro i crimini di odio. Sono molti i Paesi del mondo che hanno già approvato una normativa che punisce i crimini d’odio sessisti e omotransfobici, mentre sono 22 i Paesi dell’Unione europea – tra cui Spagna, Germania e Francia – che hanno leggi simili a quella del ddl Zan.
Con il voto di ieri in Senato sul ddl Zan “l’Italia si è allineata alla Polonia e all’Ungheria, cioè la compressione di diritti delle persone, della comunità Lgbt”, ha affermato il segretario del Pd Enrico Letta che ha anche aggiunto: “Nascondersi col voto segreto vuol dire che si vuole fare qualcosa di cui non si è fieri, si abbia il coraggio delle proprie azioni e delle proprie scelte”.
Quello che ne risulta dal triste epilogo del ddl Zan è che vi sono delle tensioni e dei giochi di partito non trascurabili all’interno della maggioranza che compromettono fortemente la credibilità di questo Parlamento.
“La sinistra deve sapere che c’è una nuova maggioranza anche in Parlamento”, inveisce il senatore di FdI Ignazio La Russa fuori da palazzo Madama.
Redazione La Pagina