Sollecito: “Io vittima di un clamoroso errore giudiziario”. Amanda: “Finalmente è finita”
“Da quello che ho letto emerge definitivamente e chiaramente che sono stato vittima di un clamoroso errore giudiziario che rimarrà alla storia”. È questo il commento che Raffaele Sollecito fa parlando con l’Adnkronos dopo aver letto le motivazioni con cui la Corte di Cassazione ha assolto lui e Amanda Knox in via definitiva dall’accusa di aver ucciso Meredith Kercher. “Le indagini – aggiunge Raffaele Sollecito – sono state estremamente lacunose e piene di errori e grazie a tutto ciò ho trascorso 4 anni in carcere più altri 4 di tormento per nulla”.
“Sono molto sollevata e felice perché finalmente è finita”, dice Knox, al telefono con il suo avvocato Carlo Dalla Vedova. “Sono molto contenta – ha aggiunto Amanda parlando con il suo legale – anche perché in queste motivazioni ci sono tutte le cose che abbiamo sempre sostenuto”.
Il processo scaturito dall’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher ha avuto un “iter obiettivamente ondivago”. Le “oscillazioni” del percorso seguito, dicono i giudici della corte di Cassazione nelle motivazioni della sentenza di assoluzione di Amanda Knox e Raffaele Sollecito depositate la settimana scorsa, “sono la risultante anche di clamorose defaillances o ‘amnesie’ investigative e di colpevoli omissioni di attività di indagine, che, ove poste in essere, avrebbero, con ogni probabilità, consentito, sin da subito, di delineare un quadro, se non di certezza, vuoi della colpevolezza, dell’estraneità degli odierni ricorrenti”.
Nelle 52 pagine di motivazioni i giudici evidenziano un “insieme probatorio tutt’altro che contrassegnato da evidenza oltre il ragionevole dubbio” e uno “scenario intrinsecamente contraddittorio”. Inoltre le indagini genetiche sono state “acquisite in violazione delle regole consacrate dai protocolli internazionali. Basti considerare, al riguardo le modalità di reperimento, repertazione e conservazione dei due oggetti di maggiore interesse investigativo: il coltello da cucina e il gancetto di chiusura del reggiseno della vittima, in ordine ai quali non si è esitato, in sentenza a qualificare l’operato degli inquirenti in termini di caduta di professionalità”. Inoltre i giudici spiegano che “l’ultimo interrogativo, in ordine alla formula dell’annullamento con o senza rinvio è correlata alla possibilità oggettiva di ulteriori accertamenti” e in questo caso “la risposta è certamente negativa”. E questo perché, spiega la Suprema Corte, “le tracce biologiche sui reperti di interesse investigativo sono di esigua entità, come tali insuscettive di amplificazione e dunque, destinate a non rendere risposte di sicura affidabilità, né in termini di identità né in termini di compatibilità”.
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