La “Sonntagsallianz” ha raccolto 67.082 firme contro gli orari di lavoro nei negozi in stazioni di servizio
Lo scorso dicembre il Parlamento federale ha approvato la revisione dell’articolo 27 della legge sul lavoro che permette alle stazioni di servizio, con annessi negozi, di vendere tutto l’assortimento 24 ore su 24. Il diritto vigente vieta di impiegare personale per la vendita di determinati articoli dall’una alle cinque della notte. Nonostante la loro presenza, il personale può vendere solo benzina, caffè e panini. La revisione riguarda oggi solo 22 stazioni di servizio, di cui 17 nelle autostrade e 5 intorno all’agglomerato di Zurigo, mentre sono esclusi i negozi nelle stazioni di servizio dei grandi agglomerati sulle vie d’accesso alle grandi città. Quest’ultime non sarebbero interessate alla modifica della legge per mancanza di mercato.
Gli oppositori della “Sonntagsallianz” – che comprende, oltre ai sindacati, la sinistra e i Verdi, i rappresentanti delle Chiese e la Società svizzera di medicina del lavoro – vogliono proteggere i lavoratori dallo stress. Vania Alleva, co-presidente del sindacato UNIA, ha spiegato che i cittadini “non desiderano una società di 24 ore”, ricordando che negli ultimi anni nel 90% delle votazioni cantonali il popolo ha respinto i tentativi di prolungare gli orari di apertura dei negozi. La raccolta di oltre 67.000 firme valide nell’arco di pochi mesi è un ulteriore segnale da parte dei cittadini.
Comunque la lotta dei promotori va oltre questa modifica della legge sul lavoro, poiché temono una deregolamentazione generalizzata degli orari di lavoro. Secondo il sindacato la decisione del Parlamento ha dato “semaforo verde alla vendita 24 ore su 24 nei negozi al dettaglio”, ricordando le due mozioni approvate dal Consiglio degli stati di Filippo Lombardi (PPD) e di Fabio Abate (PLR). Lombardi esige di uniformare le aperture in Svizzera dei negozi di commercio al dettaglio durante i giorni feriali fino alle 20 e il sabato fino alle 19, mentre Abate chiede di ampliare l’eccezione turistica al lavoro domenicale in determinate regioni. Un’altra mozione dei Verdi liberali, non ancora trattata dal Parlamento, chiede che in futuro i negozi di commercio al dettaglio, con una superfice fino a 120 metri quadri, possano impiegare il personale senza autorizzazione, sia la domenica, sia negli orari notturni.
La “Sonntagsallianz” si oppone agli interventi parlamentari, poiché tendono ad abbattere le barriere che proteggono i lavoratori, minacciando la loro salute. “Sacrificare la domenica e la notte agli interessi dell’economia porta a ulteriore stress, spossatezza e malattie”. Per l’ala borghese, che ha sostenuto la liberalizzazione, è “assurdo che il personale già presente sul posto, non possa vendere tutti i prodotti”. Con il referendum i sindacati politicizzano in questo caso contro gli interessi della loro base. Sulla liberalizzazione degli orari di apertura nelle stazioni di servizio il popolo si pronuncerà presumibilmente entro il prossimo autunno.