Da Dante a Galileo, da Raffaello ai coraggiosi italiani degli anni ’60 emigrati in Svizzera: ecco il messaggio dell’Ambasciatore d’Italia in Svizzera, Silvio Mignano in occasione della 74a Festa della Repubblica italiana
È con un riferimento al Sommo Poeta che l’Ambasciatore Mignano inizia il suo intervento in occasione della Festa della Repubblica italiana, dicendo come “Dante apre il canto ottavo del Purgatorio, introducendo il concetto di disio, che non è solo desiderio, ma qualcosa in più, in parte simile alla nostalgia, una parola che allora non esisteva – sottolinea l’Ambasciatore – e che fu coniata proprio qui in Svizzera, a Basilea, nel 1688 dal medico Johannes Hofer, per descrivere il dolore che i mercenari svizzeri provavano quando erano lontani da casa e partecipavano alle guerre di Re Luigi XIV”.
Il tedesco ha due parole per descrivere questo dolore, spiega Mignano, “Heimweh” riferito alla casa, e “Fernweh”, dolore per la lontananza, che non è solo spaziale, non è solo distanza fisica, e anche lontananza nel tempo, nostalgia per quello che abbiamo perduto o perfino qualcosa che abita in futuro.
“Oggi – continua l’Ambasciatore – tutti noi viviamo immersi in questo dolore, siamo stati costretti ad affrontare un sentimento di assenza e di mancanza che non avremmo mai pensato di dover sperimentare nella nostra vita. Penso ai tanti italiani in Svizzera separati da mesi dai propri affetti più cari, abbiamo tutti dimostrato una forza d’animo inattesa”.
L’Ambasciatore, in questa particolare situazione nella quale ci troviamo a causa della pandemia, fa riferimento a ciò che quest’anno e in occasione della 74a Festa della Repubblica italiana, si festeggia. “Dobbiamo unirci – dice l’Ambasciatore e sottolinea che bisogna tornare a riavere i valori dell’umanità “del Rinascimento, dell’infinita e coraggiosa ricerca di Galileo Galilei e Giordano Bruno, del Risorgimento e della Resistenza”.
“Oggi festeggiamo l’amicizia con il Lichtenstein e la Svizzera, le migliaia di emigrati italiani che hanno cercato un futuro in questi paesi e hanno partecipato allo sviluppo di questi, mettendo la propria vita a rischio. Festeggiamo i 50 anni da quel 7 giugno 1970 quando il popolo svizzero ha rifiutato l’iniziativa Schwarzenbach e ha così cambiato la storia dell’emigrazione italiana, ma anche quella del proprio paese”.
Oggi festeggiamo anche “l’incomparabile grandezza e bellezza della cultura italiana”, dice ancora l’Ambasciatore. “Quest’anno noi italiani non ci prepariamo solo all’avvio delle celebrazioni dei 700 anni di Dante, ricordiamo anche i 500 anni dalla morte di Raffaello, che forse incarnò come nessun altro la perfezione del Rinascimento”.
“È da qui che dobbiamo ripartire – dice Mignano – dallo spirito di unità e fratellanza che è fatto si di competenza, da capacità e professionalità, ma che vede accompagnarsi alla fine degli egoismi, e alla riscoperta di valori di generosità, gentilezza, amore che abbiamo sempre avuto in noi, gli stessi che avevano coloro che affollavano treni invasi di tristezza per emigrare oltre le Alpi sessant’anni fa, per dare un futuro no a se stessi, ma alle generazioni che sarebbero venute dopo. Sono tante le persone che lavorano non per se stesse, ma per le altre. Tutti abbiamo riconosciuto l’eroismo di medici e infermieri, non ne dubito che sia tale e che come tale è da ricordarsi. Ma ce ne sono tante altre che tendiamo a dimenticarci”.
“C’è il desiderio di rinascimento e una nuova unione dell’umanità. Per sconfiggere la pandemia e riprendere in mano il nostro presente e il futuro”.
1 commento
Mi manca il vostro giornale, sfoglio volentieri e cosi non e’ lo stesso.