Il prossimo mese si voterà sull’iniziativa “Per la protezione della violenza perpetrata con le armi” lanciata dalla sinistra svizzera. A favore, circa una settantina di partiti e organizzatori vari secondo cui un valido aiuto alla prevenzione dei suicidi e degli omicidi sarebbe l’imposizione del divieto delle armi da fuoco.
Nell’occhio del ciclone soprattutto le armi d’ordinanza: bisogna vietarne il possesso agli svizzeri poiché, secondo quanto sostengono i promotori, esse sono causa della maggior parte degli incidenti. A conferma di ciò, la Svizzera figura in cima alle statistiche di suicidi e incidenti familiari da esse causati. Nello specifico, l’iniziativa chiede di limitare l’uso delle armi e di evitare la detenzione privata di quelle d’ordinanza nelle case svizzere, come ad esempio succede per i soldati che, durante il servizio militare, conservano a casa il loro equipaggiamento, armi comprese. È stato dimostrato che questa possibilità di avere a disposizione un’arma in ogni momento è stata spesso origine di veri e propri drammi familiari: tra suicidi ed omicidi si parla di circa 300 persone all’anno, vittime di esplosioni di armi d’ordinanza. Diminuirne l’uso potrebbe quindi diminuire il numero sia di incidenti che di morti.
Di recente, lo psichiatra Thomas Reisch ha pubblicato sul “Bollettino dei medici svizzeri” uno studio sull’argomento in cui viene dimostrato che la Svizzera presenta il più elevato tasso di suicidi con armi da fuoco di tutta Europa. Proporzionalmente, il dato elvetico è addirittura tre volte più alto della media europea. “In nessun altro Paese europeo ci sono così tante armi da fuoco ogni 100’000 abitanti”, scrive Reisch.
Per l’autore è “evidente” che limitare l’accesso alle armi sia una misura efficace di prevenzione del suicidio. Citando numerosi studi, egli giunge alla conclusione che questa disposizione “permette di salvare delle vite”.
È singolare notare come, nonostante in Svizzera non vi sia un alto grado di criminalità, essa sia invece caratterizzata da un elevato tasso di suicidi. L’Ufficio Federale di Statistica fornisce dati molto precisi in proposito: solo nel 2008, su un totale di 1.313 suicidi, ben 239 sono stati causati da armi da fuoco. Anche per quanto riguarda gli omicidi il numero è allarmante: nello stesso anno sono state in tutto 20 le vittime da armi da fuoco.
Oltre alle richieste già menzionate, l’iniziativa esige che le armi d’ordinanza dei militari debbano essere custodite in locali appositi e non privatamente e che le armi stesse non vengano cedute ai militari prosciolti.
L’iniziativa chiede altresì la creazione di un registro nazionale di armi da fuoco poiché molte di quelle in mano ai cittadini privati sono prive di regolare registrazione. Anche la vendita, sia di armi che di munizioni, infine, deve essere motivata da prove che ne garantiscano la necessità: l’iniziativa, infatti, non è rivolta contro i cacciatori, i tiratori sportivi o contro chi detiene legalmente e a diritto un’arma.
Contrari all’iniziativa molti partiti della destra svizzera i quali sostengono che togliere l’uso delle armi da fuoco non è una soluzione alle vere cause dei drammi familiari che si consumano a causa del loro utilizzo. Si dovrà attendere il 13 febbraio per conoscere l’esito finale.
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