Come da prassi, per ogni norma creata in Italia, si riscontrano sempre problematiche amministrative e tecniche, atte solo a complicare l’esistenza al contribuente, nella fattispecie esaminiamo ora la dichiarazione IMU. Entro il prossimo 30 giugno, andrà presentata al Comune la dichiarazione IMU relativamente a determinate situazioni di possesso degli immobili. Ad oggi però molte cose non sono chiare.
Per i contratti di comodato a parenti e per i contratti a canone concordato stipulati nel corso del 2020 va presentata la dichiarazione IMU entro il 30 giugno. Mentre per i contratti stipulati nel corso del 2019 (ed ancora in essere nel 2020), si pone il dubbio se l’esonero valga anche ai fini della nuova IMU. Per prudenza è consigliabile presentare la dichiarazione anche in questi casi in quanto manca una precedente dichiarazione i cui effetti si riflettano anche per gli anni successivi. È quanto spiega Confedilizia in una nota esplicativa sull’adempimento del 30 giugno. Entro tale data, infatti, va presentata al Comune la dichiarazione IMU relativamente a determinate situazioni in cui il possesso degli immobili ha avuto inizio o sono intervenute variazioni rilevanti ai fini della determinazione dell’imposta nel corso dell’anno 2020 (quali, per esempio, i casi di esenzione dal pagamento dell’IMU causa Covid-19).
Ad oggi, però, non è stata fatta chiarezza sull’esistenza o meno dell’obbligo di presentazione della dichiarazione per gli immobili per i quali è stato stipulato un contratto di comodato a favore di un familiare e per le abitazioni locate a canone concordato di cui alla legge n. 431 del 1998. Infatti, per tali fattispecie, nel rispetto dei vari requisiti previsti dalla norma, il possessore ha diritto a specifiche riduzioni IMU, in virtù delle quali potrà pagare rispettivamente il 50% o il 75% dell’imposta annua. Cioè si è in presenza di situazioni rilevanti ai fini della determinazione dell’imposta che potrebbero essere il presupposto per la presentazione della dichiarazione Imu. La questione non è chiara in quanto con il d.l. n. 34/2019 (decreto Crescita) che aveva modificato la normativa IMU allora esistente si era previsto, per entrambe le fattispecie anzidette, l’esonero dall’obbligo di presentazione della dichiarazione IMU. Questo perché i comuni sono in grado, anche per il tramite dell’Agenzia delle entrate, trattandosi di contratti registrati, di conoscere le situazioni in questione senza dover gravare il contribuente di ulteriori oneri formali. Successivamente, però, la normativa IMU è stata abrogata ed è stata sostituita dalla nuova disciplina che non ha recepito le semplificazioni anzidette limitandosi a rimandare a un apposito decreto del Mef.