“È eletto con 129 voti Burkhalter Didier”. L’annuncio della presidente dell’Assemblea federale Chiara Simoneschi è giunto poco dopo le 10. Per conoscere il nome del successore di Pascal Couchepin sono stati necessari quattro turni di votazioni. Rivolgendosi al parlamento prima di prestare giuramento, il senatore neocastellano ha dichiarato che la sua elezione è da interpretare come una “ricerca degli equilibri che fanno la ricchezza e la forza della Svizzera”. Durante la sua campagna, Burkhalter aveva più volte sottolineato la volontà di ripristinare la credibilità del governo e la democrazia di concordanza.
Il Partito liberale radicale (PLR) è così riuscito a vincere la battaglia che lo vedeva opposto al Partito popolare democratico (PPD), conservando i suoi due seggi in governo.
Il PPD, che voleva riappropriarsi del seggio perso nel 2003 con l’estromissione di Ruth Metzler ad opera di Christoph Blocher, aveva lanciato nella mischia il consigliere agli Stati friburghese Urs Schwaller, che al quarto ed ultimo turno ha ottenuto 106 suffragi. L’elezione di Didier Burkhalter, 49 anni, era tutt’altro che scontata. Schwaller poteva infatti contare anche sul sostegno di una maggioranza di parlamentari socialisti ed ecologisti. Inoltre vi era il timore che al terzo turno il neocastellano potesse ottenere un numero inferiore di voti rispetto al secondo candidato ufficiale del PLR, Christian Lüscher; ciò lo avrebbe probabilmente spinto a gettare la spugna. In un ipotetico testa a testa tra Lüscher e Schwaller, i voti della sinistra sarebbero verosimilmente andati tutti al candidato del PPD, partito che avrebbe così riconquistato un secondo seggio in governo.
Al terzo turno, però, tutto è diventato chiaro: terzo con 63 voti, Lüscher si è ritirato.
La strada si è così spianata per il consigliere agli Stati neocastellano. L’Unione democratica di centro (UDC), che nei primi tre turni aveva votato per Lüscher, ha fatto confluire i suoi voti su Burkhalter, che ha ottenuto qualche sostegno anche da sinistra.
Nel primo turno la sorpresa è venuta da Dick Marty. Il nome del consigliere agli Stati liberale radicale ticinese era stato avanzato da alcuni parlamentari di sinistra, ma pochi avrebbero pensato che sarebbe riuscito ad ottenere ben 34 voti.
Prendendo la parola davanti all’Assemblea federale, il senatore ticinese ha ringraziato i parlamentari per la stima espressa, ma ha osservato che la sua disponibilità ad accettare un’eventuale elezione era stata “una provocazione per far riflettere sull’importanza di una vera rappresentatività nel Consiglio federale”. Per il presidente del PLR Fulvio Pelli, l’elezione di Burkhalter è una scelta di concordanza e di stabilità. Il parlamentare ticinese si è detto convinto che il nuovo consigliere federale saprà agire per migliorare la comprensione tra il parlamento e il governo.
Pelli si è inoltre detto soddisfatto delle discussioni avute con gli esponenti dell’UDC: non sono state semplici, “ma è valsa la pena dar loro fiducia”, ha dichiarato. Il presidente dell’UDC Toni Brunner ha dal canto suo affermato che il suo partito è stato il “salvatore della concordanza”, che con il sostegno del Partito socialista (PS) a Urs Schwaller stava per essere affossata.
Christian Levrat, presidente del PS, ha osservato che l’Assemblea federale ha preferito la concordanza alla personalità dei candidati e si è detto preoccupato per il fatto che il neoeletto non sia sufficientemente esperto nell’ambito della politica sanitaria.
Il suo omologo dei Verdi, Ueli Leuenberger, ha dal canto suo affermato che Burkhalter non è abbastanza sensibile alle questioni ambientali. Secondo Leuenberger, se il voto di socialisti e verdi fosse stato compatto, Schwaller sarebbe stato eletto.
“Il PLR ha fatto un passo in più in direzione dell’UDC”, ha invece dichiarato il presidente del PPD Christophe Darbelley, il quale ha pure deplorato il “sostegno insufficiente della sinistra a Schwaller”. Il PPD non si dà comunque per vinto: “Riteniamo che d’ora in poi per ogni seggio che si libererà il PPD deve presentare un candidato”, ha sottolineato il consigliere nazionale vodese Jacques Neyrinck.
In apertura di seduta, la presidente dell’Assemblea federale Chiara Simoneschi ha reso omaggio a Pascal Couchepin. Ripercorrendo gli 11 anni trascorsi dal vallesano in governo, la deputata ticinese ha sottolineato il suo “spirito libero”, il suo “parlar chiaro” e il suo coraggio politico.
Nella sua allocuzione, il ministro liberale radicale si è dal canto suo congedato dal parlamento ponendo l’accento sull’importanza del compromesso, del rispetto delle minoranze e della fiducia.
“La Svizzera è forte perché tutti sanno che non si gioca con determinati equilibri fondamentali”, ha dichiarato il consigliere federale dimissionario.
swissinfo.ch
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