Lo sguardo specifico di genere sulla trasformazione digitale è stato sinora trascurato. Anche la strategia «Svizzera digitale» della Confederazione non considera sufficientemente diversi effetti su donne e uomini. Oggi, vi è un particolare bisogno di interventi in quattro aree tematiche. Innanzitutto, occorre incrementare la quota di donne nelle TIC: attualmente nel settore dell’informatica solo il 15 per cento della forza lavoro appartiene al genere femminile e questo fa sì che i prodotti digitali siano concepiti prevalentemente per un pubblico maschile. In secondo luogo, la formazione continua deve essere accessibile a tutti, indipendentemente dal grado di occupazione, dal livello di istruzione o dalla situazione familiare. Con la nuova normalità dell’apprendimento lungo l’intero arco della vita anche le persone che lavorano a tempo parziale – oggi soprattutto donne – devono avere un accesso migliore alla formazione continua. In terzo luogo, per conciliare lavoro di cura, professione e formazione continua bisogna individuare i rischi della digitalizzazione e coglierne le opportunità. Occorre valutare le esperienze di home office vissute durante la pandemia e colmare le lacune. In quarto e ultimo luogo, l’economia di piattaforma deve garantire la sicurezza sociale e prevenire condizioni di lavoro precarie. Benché il fenomeno sia ancora poco diffuso in Svizzera, già oggi le donne con un accesso limitato al mercato occupazionale sono costrette a lavorare su piattaforme precarie.
La CFQF invita il Consiglio federale a rivedere la strategia «Svizzera digitale» nella prospettiva di genere, a integrarvi i temi centrali indicati e ad adottare misure concrete per una digitalizzazione rispettosa della parità di genere.
La CFQF esporrà le sue richieste per una trasformazione digitale rispettosa della parità di genere anche alla sessione delle donne del 29/30 ottobre 2021.
CFQF/DFI