La decisione è figlia del risparmio e degli accordi politici nella maggioranza ma non creerà problemi di sicurezza per gli altri contingenti e sarà concordata con gli alleati
Certamente non è stato solo l’annuncio di Obama di procedere al ritiro di 33 mila soldati americani dall’Afghanistan entro il mese di luglio del 2012 (vedasi l’articolo sull’edizione del 29 giugno). Con tutta evidenza ci sono motivi di risparmio e anche motivi politici dietro la decisione di far rientrare entro il 31 dicembre di quest’anno 2.078 militari italiani impegnati attualmente nelle missioni all’estero. La depagato dallo stesso alla Lega, che aveva votato la partecipazione dell’Italia in Libia a condizione che fosse stabilito un termine alla missione stessa. La mancata caduta di Gheddafi ha comportato una durata eccezionale dell’intervento italiano, per cui, per i motivi precedentemente esposti, il Consiglio dei ministri del 7 luglio ha approvato il rifinanziamento delle missioni italiane all’estero, ma nello stesso tempo nel decreto precisato il numero dei soldati che rientreranno, per un risparmio di 140 milioni di euro. Chi non è contento della decisione è il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha subito espresso il suo disappunto nei confronti del presidente del Consiglio e della Lega. Il presidente del Consiglio, a sua volta, ha puntualizzato che lui non era favorevole alla guerra dell’stato costretto proprio dalle insistenze di Napolitano e dalle sue ripetute dichiarazioni ufficiali che non potevano a suo tempo essere smentite, pena un conflitto istituzionale di vasta portata.
Napolitano si è limitato a considerare le decisioni del Consiglio dei ministri come “ipotesi da verificare con gli alleati” e lo stesso presidente del Consiglio, insieme al ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ha fatto dichiarazioni in questo senso. Non ci saranno strappi con gli alleati, non ci saranno decisioni unilaterali, gli impegni italiani saranno garantiti. Ci˜ che verrˆ attuato sarˆ il rientro di circa duemila soldati che non comporterˆ alcun indebolimento dei livelli di sicurezza per il resto dei contingenti italiani nel mondo che, complessivamente, riguarda 9.250 soldati di cui 4.200 in Afghanistan, 1.780 in Libano, 655 nei Balcani, 73 in Iraq e il resto impiegati in vari Paesi del mondo e soprattutto, in questo periodo, sulle navi impegnate sul fronte libico (1.970). Il conflitto in Libia, ormai, avviene senza gli aerei da parte di Gheddafi, tutti distrutti a quanto pare, per cui il risparmio avverrˆ anche con il ritiro della portaerei Giuseppe Garibaldi che, di per sŽ, comporta circa 900 uomini. Altri soldati verranno ritirati dai Balcani (275) e dal Libano (circa un migliaio). Questi ultimi non subito ma con l’accordo degli alleati.
D’altra parte, la decisione denŽ inaspettata. La stessa cosa stanno pensando di fare i francesi e gli inglesi. Le missioni all’estero vanno bene, specie se si tratta di salvaguardare la pace e se si tratta di aiutare altri popoli a crescere economicamente e civilmente, ma lˆ dove se ne pu˜ fare a meno, anche perchŽ i processi di pace sono armai dente che decisioni del genere non sono affatto cattive.
Dal fronte libico le notizie non sono tanto diverse dagli ultimi giorni, se non che gli insorti avanzano di nuovo dai luoghi da dove erano stati ricacciati indietro. é lo stallo, insomma, dal punto di vista militare e anche da quello politico, con un’altalena di messaggi di segno diverso a seconda che a lanciarli siano i “lealisti” o gli insorti. Lo stallo riguarda anche il mandato di arresto emesso dal tribunale dell’Aja, che non trova, per ora, Gheddafi. Ovviamente, si sono offerti gli insorti, ma senza grosse chance di portare a termine l’impegno. Gli insorti hanno rilanciato le loro speranze, non si sa su quanto di concreto poggino, affermando che fra tre mesi la Libia dovrebbe essere liberata dal colonnello. Un ritornello che dura ormai da troppo tempo, tanto che si comincia a dubitare seriamente di ci˜ che sembra certezza.