In molte occasioni e con vero dispiacere, ho segnalato la situazione drammatica e le difficoltà che vivono gli italiani fuori dai confini dell’Italia. Non solo. Ho sottolineato i paradossi come la negazione del rilascio della Tessera sanitaria, fondamentale per accedere a molti servizi pubblici come gli italiani che vivono in Patria ed anche le contraddizioni come le imposte sulle prime case, inabitate per la maggior parte dell’anno. Mi sono soffermato molto sulla maniera discordante di interpretare il ruolo storico dell’emigrazione italiana nel mondo e sulla memoria troppo corta riguardo ai sacrifici dei minatori italiani, nelle miniere di carbone in Belgio o altrove, che hanno contribuito a riscaldare le case dei connazionali in Italia, oppure sulle rimesse o il turismo di ritorno di milioni di italiani per tornare a trovare i parenti. Pertanto, continua l’assordante silenzio!
Mi ricordo di aver fatto, sovente, anche delle riflessioni sull’importante contributo degli italiani sparsi nel mondo, su quello che oggi chiamiamo “Made in Italy”. I milioni di italiani che comprano prodotti culinari, abiti o auto italiane. Le esportazioni che hanno fatto conoscere la nostra amata Patria in tutti gli angoli della Terra. Eppure, si tende facilmente a non avere rispetto per tutto quello che, oggi, rappresenta “l’italiano all’estero”, anzi, si creano tutte le condizioni affinché i nostri politici e le nostre istituzioni se ne dimentichino o in alcuni casi arrivino ad umiliare, di fatto, la storia di ogni singolo emigrato che ha vissuto lontano dal proprio paese.
Com.It.Es. e CGIE, sminuiti gli organi difensivi degli italiani all’estero
La scarsa considerazione per gli italiani dell’altra Italia passa anche da come vengono visti gli organi eletti, dagli italiani all’estero: Com.It.Es. (Comitato degli Italiani all’Estero), e C.G.I.E. (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero).
Dopo un’attenta riforma elettorale che ha reso più difficile l’accesso al voto, per le elezioni Com.It.Es, ai cittadini italiani iscritti all’AIRE, che ha miseramente portato alla percentuale del 2.5 di partecipazione, si è adesso arrivati a rendere questi organismi ancora più inefficaci, togliendo loro finanziamenti e contributi per voci palesemente evidenziate nella legge e ritenute indispensabili per il buon funzionamento di queste entità. Pertinente è farsi la domanda: chi sono i responsabili di tutto ciò?
Mi spiego meglio:
- su 118 Com.It.Es. eletti nel Mondo a fine 2021, solo il 40% circa ha ricevuto un contributo da parte dello Stato italiano nel 2022. Ad esempio, il Com.It.Es. di Ginevra, dopo aver lasciato la sede storica della Rue de l’Athénée a maggio 2022, per mancanza di fondi per l’affitto e, per l’anno 2022, ha ricevuto dal Ministero un contributo di soli 390 franchi (!). Ma anche molti altri Com.It.Es. si trovano nella stessa situazione di quello di Ginevra, non avendo un luogo dove riunirsi e ricevere i concittadini per cercare di dare un minimo di supporto fattuale alla comunità che rappresentano, come dalla legge previsto, peraltro.
- Il CGIE, che è l’organo ponte tra i Com.It.Es. che a sua volta rappresenta la Comunità italiana della sua Circoscrizione consolare e il Governo in carica, è stato eletto ad aprile del 2022 e ancora non si è insediato, uno dei motivi, pare, risiede nelle mancate nomine dei membri governativi.
- I Parlamentari eletti all’estero, affievoliti maggiormente dalla riduzione da 18 a 12, hanno poca influenza inerenti a tutti i dossier riguardo gli italiani all’estero.
Nel passato, mi sono già espresso su questi temi: se non si ha la volontà di mantenere in vita questi organi di rappresentanza eletti dagli italiani all’estero PER gli italiani all’estero, e dare loro la possibilità di agire ed interagire con coloro che hanno diritto ad avere, sarebbe allora meglio chiuderli piuttosto che di farli “agonizzare” e renderli “impotenti” e inefficaci. In una parola, inutili. Una maggiore collaborazione tra rappresentanze consolari, rappresentanze elette e, quello che rimane dell’associazionismo, viene richiesta, a gran voce, per il bene di quanti hanno bisogno di credere ancora nelle istituzioni, nello Stato.
I reali problemi della Comunità italiana all’estero
Oltre a tutto questo, bisogna anche aggiungere il fatto della ulteriore difficoltà ad interagire con le autorità consolari e diplomatiche a causa dell’introduzione delle procedure telematiche che, di fatto, rendono impossibile ai “vecchi” immigrati, che rappresentano tuttora la percentuale maggiore dei concittadini all’estero, richiedere ed avere servizi da parte dei Consolati che sono degli uffici pubblici italiani in territorio straniero, dedicati a rendere servizi agli italiani: rilascio di documenti o passaporti, dei codici fiscali, trascrizioni allo stato civile nei comuni italiani di provenienza (pensiamo alle trascrizioni dei matrimoni, delle nascite, delle morti, dei divorzi), iscrizioni all’AIRE per sé o per i propri familiari, legalizzazioni delle firme su procure o in tema di successioni. Tutti servizi che sono stati informatizzati per snellire le procedure ma che, invece, non hanno fatto altro che allontanare i concittadini dalle istituzioni. Non c’è più alcuna possibilità di accesso libero agli uffici consolari se non con prenotazione di appuntamenti tramite computer, il personale è scarso e molto demotivato. Le procedure informatiche sono molto complicate ed anche la richiesta di un banale servizio amministrativo diventa un’impresa per l’utenza italiana all’estero. Per il rinnovo dei documenti, ad esempio, molti connazionali non hanno scelta: o si recano nel loro comune italiano di provenienza, anche con i documenti scaduti, o, se anche svizzeri, devono rinunciare a rinnovare i documenti italiani.
Dall’altra parte, la rete diplomatica italiana nel mondo, patisce la mancanza di personale che viene sostituita sempre al ribasso. Quindi, il solito cane che si morde la coda ed i soliti italiani all’estero chiamati a sopportare questi abusi, perché di abusi si tratta, e pagare più spese per tornare in Italia a rinnovare i documenti oppure per far legalizzare la propria firma su procure e quant’altro, presso un notaio estero…
Ricordiamoci sempre che la strada per acquisire i nostri diritti è stata lunga e faticosa, ma che quella per perderli è dietro ogni angolo. Nonostante questo, tutti gli italiani nel Mondo amano l’Italia e trasmettono questo amore ai propri figli, ricordandogli le proprie origini, i propri doveri e sentimenti. L’italiano all’estero non si vergogna di essere italiano, si vergogna di essere sfruttato, e, soprattutto di essere dimenticato dalla propria Patria.
di Carmelo Vaccaro