Assad mira a guadagnare tempo nel tentativo di vincere la guerra civile con gli oppositori e tornare ad essere il garante della continuità in Siria
Che ne è della proposta russa di mettere sotto controllo internazionale l’arsenale chimico della Siria per poi procedere alla sua distruzione? La proposta, come è noto, ha ricevuto il sì di Assad, ottenuto con la pressione dell’Iran, ed è stata discussa in una serie di riunioni tra il Segretario di Stato americano, John Kerry, e il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, che si sono incontrati a Ginevra.
Ebbene, diciamo subito che l’accordo di massima è stato raggiunto sulla base dei punti poc’anzi citati (compresa l’informazione dettagliata sui luoghi dei depositi entro un paio di settimane, presumibilmente entro metà ottobre, e la distruzione entro la metà del 2014), ma poi, nella sua articolazione e anche nelle sue condizioni, la discussione si è arenata per questioni di metodo e di sostanza.
Martedì della scorsa settimana Usa, Francia e Gran Bretagna hanno preteso che i punti dell’accordo entrassero in una risoluzione dell’Onu in base al capitolo 7 della Carta delle Nazioni Unite, il che significa che in caso di violazioni l’Onu è autorizzata ad usare la forza. La Russia e la Cina hanno già fatto sapere che non accettano quest’automatismo, che rappresenta una specie di spada di Damocle sulla sovranità della Siria. Quanto all’articolazione dei punti dell’accordo, ce ne sono alcuni che a giudizio di Russia e Cina devono essere eliminati o quantomeno formulati in maniera meno diretta e più vaga. Ci riferiamo al deferimento al tribunale penale internazionale di coloro che hanno ordinato ed eseguito l’uso del gas nervino il 21 agosto a Ghouta, alla periferia di Damasco, e anche al sistema di controllo per l’embargo sulla vendita della armi. Vuol dire che ogni aereo proveniente dalla Russia, ogni nave, verrebbero sottoposti a controlli rigidi. Assad avrebbe 24 ore di tempo per accettare la risoluzione e richiederebbe rapporti all’Onu sullo stato di applicazione almeno ogni 30 giorni. Usa, Francia e Gran Bretagna organizzerebbero poi una Conferenza a Ginevra, come quella mancata alla fine di maggio-giugno, in vista di una soluzione politica alla guerra civile che imperversa da almeno due anni.
Dicevamo che i punti della risoluzione e il capitolo scelto per incardinarla non trovano il consenso né della Russia e né della Cina. Il primo punto – l’abbiamo appena detto – riguarda il capitolo 7 dell’Onu, che prevede l’attacco militare in caso di violazione dell’accordo, anche in parte. Russia e Cina vorrebbero che la risoluzione trovasse posto nell’ambito del capitolo 6, meno duro in caso di violazioni e comunque senza automatismi riguardo all’intervento militare. Il secondo punto che Russia e Cina non accettano è l’attribuzione delle responsabilità dell’impiego del gas sarin al regime. L’Onu e gli Usa ne sono certi: è stato il regime ad ordinare l’uso del gas. Lo confermerebbero la traiettoria dei razzi, piombati dal Mount Qasioun, presidiata dalla Guardia Repubblicano fedele ad Assad. La Russia, invece, dice che avrebbe le prove che ad usarlo siano stati gli oppositori. Comunque sia, Russia e Cina non accettano la formulazione della risoluzione di Usa-Francia e Gran Bretagna, perché temono che la trappola dell’attacco in caso di violazione dell’accordo sia in realtà un pretesto per attaccare comunque Assad. Russia e Cina, poi, non possono accettare che loro aerei o loro cargo possano essere sottoposti a controlli, rendendo difficile così la trattativa. Perciò puntano i piedi, anche perché se vogliono disfarsi delle armi chimiche di Assad, Usa, Francia e Gran Bretagna devono sottostare ad un compromesso, altrimenti Assad continuerà ad avere le armi chimiche. La Russia, poi, sa benissimo che se guadagna tempo andrà tutto a vantaggio di Assad che così avrà un margine di tempo entro cui dovrà cercare di vincere la guerra civile ed andare poi alle elezioni presidenziali.
Come si vede, le posizioni sono distanti, pochi sono i margini per un compromesso, ma è quello che cercheranno di ottenere l’una e l’altra parte in un vertice che probabilmente ci sarà dopo l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che ha aperto i battenti due giorni fa. E’ possibile, dunque, che l’accordo si trovi, ma è anche possibile che tutto salti e torni l’opzione militare, non voluta da nessuno, né da Assad, né dalla Russia e nemmeno da Obama.