È giusto impartire lezioni di educazione sessuale ai bambini delle scuole dell’infanzia e delle scuole elementari? Genitori contro Stato: l’educazione sessuale deve essere competenza dei genitori e non effettuata attraverso scatole contenete materiale esplicito. Lanciata l’iniziativa popolare contro l’educazione sessuale sin da piccolissimi
Il binomio sessualità e bambini è un tasto molto delicato da considerare con estrema cura. Alcune questioni, come appunto quello della sessualità, non possono essere considerate in maniera semplice perché ricco di sfaccettature che rendono difficile riuscire a prendere decisioni concrete, uniche e applicabili alla società, senza trovare una qualche confutazione in proposito. Questo è quello che succede da sempre di fronte alla questione se sia giusto o no impartire delle lezioni sulla sessualità ai bambini delle scuole dell’infanzia ed elementari. Tema delicato, decisione difficile, pareri discordanti e soluzione quasi impossibile. Non c’è peggio di una situazione simile. Eppure è questo il quadro che sin da sempre si presenta quando di affronta il problema dell’educazione sessuale nelle classi così giovani. Il tema è attualmente al centro dell’iniziativa popolare federale «Protezione dalla sessualizzazione nella scuola dell’infanzia e nella scuola elementare» lanciato dal comitato apartitico, composto da diversi promotori e promotrici, che intende proibire l’insegnamento sessuale prima di una certa età. In Svizzera, l’educazione sessuale è stata promossa a livello federale sin dalla tenera, infatti l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) è intenzionato ad introdurre – con milioni di franchi dei contribuenti – l’insegnamento sessuale obbligatorio in tutta la Svizzera a cominciare dalla scuola dell’infanzia. Già per i bambini di quattro anni vige la sessualizzazione precoce. La decisione però si trova in disaccordo con l’indignazione dei genitori che non concepiscono una tale situazione per i propri figli. La goccia che ha fatto traboccare il vaso, però, è stata l’adozione, in 30 scuole, del «sex box» con materiale divulgativo pornografico nelle scuole dell’infanzia e nelle scuole elementari di Basilea-Città. In questi “sex box” sono contenuti tutta una serie di oggetti, simboli sessuali adattati a giocattoli, riproduzioni degli organi riproduttivi e materiale visivo sulla tematica adatto ai bambini. Inoltre, il programma di educazione sessuale prevede che ai bambini siano spiegati temi strettamente connessi alla sessualità, quali concepimento e piacere sessuale, tramite l’ausilio del contenuto del “sex box”. L’uso di materiale così esplicito consentirà agli insegnanti di spiegare il sesso ai bambini in maniera visuale ed approfondita: ai bambini sarà quindi spiegato che possono provare piacere, se toccati in certi punti del corpo, e che devono dire “no” se non vogliono essere toccati. “In questo modo aiuteremo i bambini a sviluppare e vivere la loro futura sessualità in modo consapevole” spiega Daniel Schneider, autore del sussidiario per l’educazione sessuale dei bambini. Non tutti, però, sono d’accordo con questa idea. Il Comitato che ha lanciato l’iniziativa popolare, oltre al gruppo di genitori di Basilea che si oppone all’uso di strumenti pedagogici come il “sex box”, ovvero la “scatola del sesso” con organi sessuali in peluche, è composto per la maggior parte dai deputati federali di area democentrisita. Dei promotori fanno però anche parte esponenti del PPD e del PLR. L’iniziativa popolare, lanciata a Berna lo scorso 17 aprile, si propone di proteggere i bambini dalla sessualizzazione da parte della scuola, perché questo accostamento precoce alla pornografia, secondo il pensiero del comitato promotore, porterebbe solamente inquietudine a bimbi così piccoli.
Il comitato sintetizza in 3 punti ben precisi la loro richiesta attraverso l’iniziativa popolare federale:
1. Niente insegnamento sessuale al disotto dei 9 anni d’età. “Sex box” e simili nella scuola
dell’infanzia e nelle prime due classi della scuola elementare devono essere ritirati.
2. Insegnamento facoltativo in materia di sessualità a cominciare dai 9 anni d’età.
Con il consenso dei genitori, il personale di classe può impartire insegnamento di sessualità con
facoltà di frequenza.
3. Insegnamento obbligatorio di biologia a cominciare dai 12 anni d’età. Il personale in-
segnante di biologia può impartire lezioni sulla riproduzione e sviluppo umano.
Il testo dell’iniziativa, pubblicato nel Foglio federale, stabilisce dunque che l’educazione sessuale è primariamente compito dei genitori. A scuola, non se ne deve parlare prima che i bambini abbiano raggiunto l’età di 9 anni. Al massimo, alla scuola materna possono essere date informazioni destinate alla prevenzione degli abusi sessuali. Tuttavia, queste nozioni non devono affrontare l’educazione sessuale. Termine per la consegna delle 100’000 firme necessarie è il 17 ottobre 2013.