Un divieto di dissimulare il viso esteso su tutto il territorio elvetico: è ciò che chiede il Comitato di Egerkingen che ha ufficialmente raccolto le oltre 100’000 firme necessarie per depositato l’iniziativa alla Cancelleria federale. Il divieto prevede concretamente che “Nessuno può dissimulare il proprio viso negli spazi pubblici né nei luoghi accessibili al pubblico o nei quali sono fornite prestazioni in linea di massima accessibili a ognuno; il divieto non si applica ai luoghi di culto – inoltre che – Nessuno può obbligare una persona a dissimulare il viso a causa del suo sesso”, prevedendo delle eccezioni che “possono essere giustificate esclusivamente da motivi inerenti alla salute, alla sicurezza, alle condizioni climatiche e alle usanze locali.” Il motivo che ha spinto gli autori alla raccolta delle firme ruota at torno alla libertà: “La Svizzera è vincolata alla tradizione della libertà” sottolineano gli autori. “Chi è libero non nasconde il suo viso” oppure “Esseri umani liberi, donne e uomini si guardano in faccia quando parlano fra di loro”, sono questi i pareri del cosiddetto Comitato di Egerkingen, fondato dall’ex consigliere nazionale Ulrich Schlüer e dal consigliere nazionale Walter Wobmann.
Proprio pochi giorni fa il Gran Consiglio del Cantone di San Gallo ha approvato il divieto di dissimulazione del volto in pubblico, solo in Ticino esisteva già questo divieto.
L’ats riferisce come in Ticino “la legge è entrata in vigore nel luglio del 2016, dopo che nel 2013 il 65,4% dei votanti aveva approvato un’iniziativa popolare che chiedeva di iscrivere nella Costituzione cantonale il divieto di dissimulare il volto in luoghi pubblici.” Inoltre riporta come “lo scorso maggio la Landsgemeinde di Glarona ha respinto una proposta in questo senso presentata da un privato cittadino”. Infine il divieto voluto dall’iniziativa è quindi “proporzionato”, secondo l’ats, non viola né la libertà di credenza né quella di espressione e, infine, non discrimina nessuno, si enfatizza nella nota. Il testo non vuole vietare solo la dissimulazione del volto per motivi religiosi, ma anche quello per scopi criminali o vandalistici. Ma questa ora sarà questione degli svizzeri, perché alla fine saremo noi a decidere cosa ne sarà del divieto, se questo sarà una restrizione o un simbolo di libertà.
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