In tempo di crisi essere alla moda non sempre vuol dire svuotare i portafogli
Se c’è una cosa che è chiara è che se vogliamo essere sempre alla moda, con il capo must della stagione nel nostro armadio, con il guardaroba sempre perfetto e ricco di abiti di tendenza gli accessori giusti e ricercati, allora dobbiamo metterci l’anima in pace e rassegnarci a spendere una buona parte del nostro capitale per questa passione. Possiamo. Oppure accontentarci di qualche capo griffato d’occasione da sfoggiare al momento giusto. Un’altra soluzione, che si presenta come ottima alternativa per essere alla moda senza per questo dover per forza dimezzare buona parte del nostro conto già sofferente per i periodi bui che l’economia mondiale sta attraversando, è puntare sui marchi low cost (Zara, H&M, Mango) che spopolano per lo street style, per la moda di tutti i giorni. Ma c’è anche un’altra soluzione e si rivolge soprattutto a chi fa parte di quella categorie di donne che fanno dello shopping una ragione di vita, un’azione quasi compulsiva, che spesso ci fa ritrovare l’armadio pieno di capi, a volte anche troppo costosi, che non indosseranno mai. Diciamoci la verità, quante volte ci siamo ritrovate in casa con un abito, una maglia, un pantalone di cui non ci spieghiamo il motivo dell’acquisto?
È capitato un po’ a tutte, non solo alle maniache dello shopping, ma nulla è perduto e magari possiamo riprenderci dall’errore commesso grazie al cosiddetto Swapping, ovvero basta rispolverare l’antica arte del baratto. La moda è già largamente diffusa in america e si sta diffondendo in Europa dove si organizzano degli Swap Party, ovvero degli appuntamenti tra “amiche di armadio” che si danno appuntamento ognuno con la propria merce di scambio.
Lo Swapping permette così di fare shopping gratis e di non sprecare ciò che viene acquistato “inutilmente”. Le fashion-victim di oltre oceano (pare che il fenomeno sia nato a Manhattan) hanno così inventato un nuovo modo di fare acquisti, abbattendo i costi ma senza rinunciare allo stile. La parola d’ordine ora, anche nella moda, è diventata re-inventare, riciclare, e mai termine e azione fu più azzeccata, soprattutto in questo periodo con l’incombente minaccia dei regali natalizi inutili o non graditi. Oltre agli Swap Party, vale a dire feste private, durante le quali ciascuno si impegna a portare capi o qualsiasi altro bene scambiabile che non viene più utilizzato, per barattarli con quelli degli altri che si possono organizzare tra amiche o semplici conoscenti accomunate dall’amore per la moda e dalla voglia di liberarsi di acquisti sbagliati (e magari dai sensi di colpa a causa della spesa!) stanno nascendo delle associazioni, siti on line, shop on line, pagine di social network, veri e propri negozi che guardano a questa nuova tendenza. Lo swapping sta diventando un vero proprio modo di essere, contro gli sprechi e gli acquisti compulsivi, una sana alternativa all’insensata accumulazione.
Lo swapping e la sua evoluzione con un ritorno al passato. Lo scambio di oggetti senza ricorrere al denaro è così piaciuta alla gente che il fenomeno dello Swapping ha abbandonato gli stretti confini della moda per abbracciare campi sempre più diversi. Ci sono voluti migliaia di anni e di esperienza per ritornare ad un processo di scambio molto in voga tra gli antichi: il baratto. Così c’è il proprietario d’albergo che baratta una notte in camera doppia alla coppia di fattori in cambio di prodotti naturali e di produzione agricola come vino, latte, verdure e ortaggi. C’è l’insegnate di musica che scambia 5 lezioni di chitarra per una visita oculistica o una giovane studentessa che offre il servizio di baby sitter per una sera in cambio di un libro. Ormai il fenomeno sta toccando ambiti diversi e coinvolge sempre più persone che non potendosi permettere l’acquisto di ciò che serve o desiderano, offrono qualcosa in cambio sottoforma di oggetto o di prestazione professionale segnando così un inaspettato e forse necessario ritorno al passato!