Domenico Alborino nasce a Napoli nel 1964. Dopo la maturità scientifica ottenuta a Napoli, si trasferisce a Losanna per studiare medicina. Nel 1988 si laurea e ottiene il Diploma Federale in medicina. Una volta laureato si trasferisce a Boston, negli Stati Uniti, dove lavora in qualità di ricercatore presso l’università di Harvard. nDopo un anno di ricerca negli Stati Uniti, completa in Svizzera la sua formazione specializzandosi in medicina e, in seguito, in cardiologia. Ottiene il titolo di specialista FMH nelle due discipline nel 2001. Terminata la sua formazione specialistica, inizia la sua attività di medico specialista nel suo studio privato a Ginevra e di medico consultante presso la Clinique des Grangettes e l’Hôpital de la Tour.
Dr Alborino, a suo parere, in Italia perché privilegiamo le appartenenze regionali prima. Dunque, lei non è italiano ma napoletano?
La cultura italiana è regionale. Il nostro legame con la terra che ci ha visto nascere, la nostra città, è quello che più definisce la nostra identità. Solo all’estero, per semplificare, ci dichiariamo italiani. L’Italia, per noi italiani è un’entità troppo vasta, articolata e complessa perché ci si possa identificare. Basti pensare alla cucina: la pizza è un piatto italiano o napoletano? La risposta è ovvia. Detto questo, poiché la cucina napoletana è un sostanzioso capitolo del libro di ricette della nostra cucina, la pizza è, dunque anche un piatto italiano.
Che cosa ha la pizza in comune con gli altri piatti che la cucina italiana propone?
E’ un piatto che infonde allegria e dispone l’animo a comunicare con gli altri. E’ questo il comune denominatore della nostra cucina nazionale. Dalle alpi alla Sicilia i nostri piatti, la nostra cultura, la nostra identità sono caratterizzate dall’allegria e tolleranza. Poiché i napoletani sono noti per la loro allegria e sono tolleranti, sono certamente parte di questo enorme calderone chiamato Italia. L’Italia è nota nel mondo per queste caratteristiche che ci identificano, uniscono ed hanno reso famosi nel mondo: gioia di vivere e ospitalità.
Nel 1988 si laurea e ottiene il Diploma Federale in medicina, ma com’è stato il primo impatto con la Svizzera?
Losanna al mio arrivo mi era parsa una bella città, certo mancava il Vesuvio e “o’mare” della mia Napoli, però, mi dissi allora che nulla è perfetto.
Ci parli della sua esperienza di ricercatore negli Stati Uniti presso l’università di Harvard.
Avevo 24 anni appena compiuti e decisi di realizzare il mio sogno americano. In seguito ad un colpo di fortuna ero riuscito a essere ammesso presso un laboratorio di ricerca di un prestigioso ospedale di americano (Brigham and Women’s Hospital). Boston mi sembrava meravigliosa e l’estate, quell’anno, fu splendida. Venne poi l’inverno, la temperatura scese a -35 °C. Un trauma psicologico che non vi dico. Terminato il mio contratto, scappai.
Come avvenne il completamento della sua formazione in Svizzera?
Dopo l’avventura americana tornai sotto il sole tropicale di… Losanna. Li, al Centro Ospedaliero Universitario Vodese (CHUV) iniziai il mio percorso formativo che mi portò in vari ospedali svizzeri (Universitätspital Basel, Inselspital Bern e, infine, all’Hôpital Universitaire de Geneve).
Di questi anni, durante la mia formazione, ne ho un bel ricordo. Che bello, pensavo, ogni giorno imparo cose nuove. Erano anche anni d’impegno nel lavoro, le guardie di giorno, di notte, durante i weekend e le ferie. Era duro essere confrontati al dolore, la malattia e, a volte, alla morte dei pazienti. Tutta colpa del Dottor Kildaire! Lo ricordate? Era quel bravo medico americano, di una serie televisiva molto popolare in Italia negli anni sessanta e settanta. Guariva i mali dei suoi pazienti e riusciva a salvarli tutti! Perché noi non riusciamo a salvarli tutti come fa lui?
Per finire, scelse Ginevra dove esercitare tutto il suo sapere e professionalità, Perché?
Al mio arrivo a Ginevra, dopo un periodo in Svizzera tedesca, ci fu tra me e questa città un colpo di fulmine. Amore a prima vista! Ricordo bene la cordialità dei colleghi, dei vicini di casa e delle persone che vivono in questa meravigliosa città. Mi colpirono subito. Inoltre, vi erano moltissimi italiani e mi sono sentito subito a casa mia. Perfettamente integrato in questa comunità fin dal primo giorno. Qui, ho realizzato il sogno della mia vita: essere indipendente. Libero di scegliere e organizzare il mio lavoro. Questo sogno, che nel mio caso è diventato una realtà, l’avevo desiderato tutta la vita. Ginevra, una città che amo quanto Napoli, me l’ha concesso.
Queste due città sono molto diverse? A prima vista non hanno nulla in comune.
Nulla? Una cosa in comune, a mio parere, c’è: sono città tolleranti e accoglienti. Non sarò mai abbastanza grato a Ginevra per tutto quello che mi ha offerto. Infine, qui ho incontrato la donna della mia vita, Claudia, che mi ha dato un bellissimo bambino, Luca. Italiani veri anche loro.
Dr. Domenico Alborino
Specialista FMH Cardiologia
28 Avenue de Miremont
1206 Ginevra
Tel: 022-3473256