Sulla rivista scientifica Lancet sono stati pubblicati i risultati di una ricerca condotta dal dottor Hugo Westerlund con l’aiuto di esperti svedesi e britannici.
L’èquipe del professor Westerlund ha seguito per 15 anni 14.700 dipendenti dell’azienda nazionale francese di gas e elettricità che sarebbero andati in pensione a 55 anni.
Questi dipendenti, per sette anni prima e per sette anni dopo la pensione, hanno dovuto compilare dei questionari nei quali hanno annotato lo stato della loro salute e del loro benessere (o malessere).
Ebbene, quali sono stati i risultati? Le attese non sono state smentite: mentre ben prima di andare in pensione i dipendenti accusavano vari malesseri, appena sulla soglia, oppure appena dopo essere andati in pensione, si sentivano meglio. La percentuale di coloro che anni prima avevano problemi di salute si aggirava sul 20%, ma appena dopo la pensione è scesa al 14%.
Nei tre anni precedenti la pensione l’11% denunciava depressione e il 29% dolori muscolo-scheletrici: dopo la pensione i dolori e la depressione erano spariti. Gli ex lavoratori si sentivano ringiovaniti di 8-10 anni.
Lasciamo che siano le parole della ricerca ad illustrare la situazione: “Tra l’anno prima della pensione e quello successivo il rischio che i dipendenti dicessero che non si sentivano bene diminuiva dal 19,2 al 14,2% (…) In altri termini la gente improvvisamente si sentiva dagli 8 ai 10 anni più giovane (…) Man mano che passavano gli anni, i pensionati si sentivano sempre meglio. Invece, nei tre anni precedenti alla pensione il 32% si è assentato dal posto di lavoro per “malattia” e tanti altri, come detto, soffrivano di depressione o di dolori vari.
A questo punto direte voi: ci voleva una ricerca per arrivare a questi risultati? Avete ragione: non c’era bisogno di spendere tempo e denaro per arrivare a conclusioni ovvie. Il giorno dopo la pensione, ti dispiacerà pure non vedere gli amici sul posto di lavoro, ma puoi sempre vederli quando vuoi. Ti puoi alzare senza la costrizione della sveglia la mattina e senza l’assillo della puntualità. Puoi fare tutto con comodo, uscire e rientrare più o meno quando vuoi. Puoi fare tardi la sera, tanto il lavoro è dietro le spalle. Insomma, sei libero.
Ovvietà per ovvietà, stai senza lavorare e vieni pagato quasi come quando lavoravi. L’Italia è il Paese delle persone felici, perché il numero dei pensionati si avvicina (o supererà fra non molto) a quello di coloro che lavorano, ma lo è anche perché sono pochi coloro che sono andati in pensione a sessant’anni. La stragrande maggioranza di coloro che hanno lavorato nel pubblico impiego in pensione c’è andata prima, molto prima, in qualche caso appena una manciata di anni dopo aver iniziato a lavorare.
C’è gente, tra gli italiani, che è andata in pensione a 40 anni e c’è anche chi si è guadagnato il titolo a 28 anni.
Famoso il caso di quella maestra che aveva iniziato a lavorare in una scuola elementare a 18 anni. Allora le donne del pubblico impiego potevano andare in pensione dopo 14 anni, sei mesi e un giorno, ma chi nel frattempo era diventata moglie e madre, aveva un ulteriore sconto di 5 anni, sicché poteva andare in pensione dopo dieci anni di servizio effettivo. Diciotto più dieci fa, appunto, ventotto. Essere pensionati a ventotto anni!
Se dunque la ricerca del professor Hugo Westerlund ha mostrato che dopo la pensione si ringiovanisce di 8-10 anni, chi è andato in pensione a 28 anni è ritornato bambino!
Insomma, ci sono quelli che appena dopo la pensione muoiono e quelli che ringiovaniscono.
Questi ultimi si sentono rinascere perché possono fare quello che vogliono, specialmente quello che non potevano fare prima. Migliora lo stato di salute perché ci si può curare meglio, si possono praticare sport, si ha tempo libero per camminare, per ridere e scherzare.
A condizione che ci sia, ovviamente, la salute. C’è anche chi, dopo la pensione, continua a lavorare, magari a fare altro o a rifare quello che a suo tempo già faceva ma ha interrotto. E fa bene, perché ci si mantiene svegli di mente.
La ricerca non lo dice, ma è un’ovvietà anche questa e non c’è bisogno di uno studio specifico per rendersene conto: almeno in Italia la generazione che è appena andata in pensione ha goduto di benefici che non torneranno più.
Oggi si parla di allungare la vita lavorativa. È razionalmente giusto, perché se la vita dell’uomo si è allungata, è normale che si innalzi anche l’età pensionabile, altrimenti i conti economici non tornano.
Resta il fatto che sono in pochi a voler lavorare oltre i sessant’anni. Ciò che si capisce razionalmente, non lo si comprende psicologicamente.
E allora fermiamoci alle ovvie conclusioni della ricerca francese: dopo la pensione ci si sente meglio. O almeno così sembra.