“Il mio è un film che parla di scelte, di destini e anche del senso delle cose”.
Gabriele Muccino sintetizza così il senso del suo ultimo film, “Baciami ancora”, interpretato da Stefano Accorsi, Vittoria Puccini, Claudio Santamaria, Giorgio Pasotti, Pierfrancesco Favino, Sabrina Impacciatore, Marco Cocci, Daniela Piazza, Adriano Giannini e Valeria Bruni Tedeschi.
Stessi personaggi, stessi attori, tranne Giovanna Mezzogiorno che ha rifiutato la parte ed è stata sostituita da Vittoria Puccini. “Per il no della Mezzogiorno ci sono rimasto male – ha commentato Muccino -. Ma Vittoria Puccini, che l’ha sostituita è così brava, così intensa che oramai mi sono dimenticato della Mezzogiorno e per me oggi Giulia è Vittoria”. Dopo dieci anni Muccino torna a seguire la vita degli ex trentenni de “L’ultimo bacio”. Oggi hanno quarant’anni, molte responsabilità in più, molte scelte sbagliate alle spalle e un desiderio di amore che sembra più maturo ma ugualmente fortissimo.
L’occasione che trova Muccino per parlare dei “suoi” ragazzi è il ritorno a Roma di uno di loro, Adriano (Pasotti), dopo dieci anni lontano da casa, dal figlio che ha abbandonato con la madre Livia (Sabrina Impacciatore) appena nato. In quel tempo ha viaggiato molto ed è stato anche in galera all’estero per due anni per spaccio di cocaina. I quarantenni di oggi sono diversi: Paolo (Santamaria) è tossicodipendente da farmaci e psichicamente instabile, innamoratissimo della ex di Adriano, con cui vive un amore travagliato e nevrotico; Marco (Favino) è un uomo che ha accentuato le sue idee conservatrici che vede crollare i suoi valori di fronte alla crisi matrimoniale con Veronica (Daniela Piazza); Alberto (Cocci) è l’amico che non vuole crescere e continua a sognare di fuggire e di andare a coltivare caffè in Brasile. Poi ci sono Giulia e Carlo, Stefano Accorsi e Vittoria Puccini. Il loro amore, distrutto da una serie di scappatelle di lui, non è mai finito e i due continuano a rincorrersi malgrado abbiano entrambi un nuovo partner.
“Baciami ancora” è un sequel, tecnicamente, ma in realtà è un film molto diverso da quello che rivelò il talento di Muccino nel 2000. “E’ una sfida con me stesso che ho sentito di dover correre dieci anni dopo perché quei personaggi erano cresciuti dentro di me ed erano diventati veri – spiega Gabriele Muccino -. Era come se questi burattini fossero diventati ‘Pinocchi’.
Questo film riporta i personaggi alla vita, personaggi che avevo pensato dieci anni fa e che sono mutati perché la vita è cambiata e gli ha fatto capire molte cose”. I quarantenni che troviamo in questo film, infatti, sono molto diversi dai trentenni descritti ne “L’ultimo bacio”: “Allora dissero che le donne erano tutte isteriche e gli uomini tutti immaturi – spiega il regista -. Ebbene, quegli uomini immaturi hanno pagato lo scotto di essere com’erano, hanno fatto degli errori che oggi pagano.
Invece quelle donne un po’ nevrotiche hanno capito che forse erano eccessive e hanno fatto un cambio di rotta. Il senso della vita forse lo avevano intravisto più loro degli uomini. Forse per questo, pur essendo un film ‘al maschile’, con un uomo come voce narrante, parla anche molto delle donne”.
Chissà se rivedremo gli stessi personaggi tra una decina di anni con un nuovo film che completi la trilogia? “Al momento non ho fretta – ha affermato il regista -. Ci penserò fra dieci anni e solo allora potrò capire se avrò urgenza di raccontare ancora i miei coetanei come è accaduto la prima e la seconda volta”.