Dolore, giustizia, vendetta. Queste sono le parole chiave della vicenda di Vasto, una storia che racconta un grande amore che però non ha avuto il tipico “lieto fine” delle le storie che ci raccontano, a cui siamo abituati e romanticamente aspettiamo. Perché invece la fine dell’amore tra Roberta e Fabio non è stata per niente lieta. La loro storia termina esattamente il primo di luglio scorso, quando Italo D’Elisa non si ferma al rosso e investe lo scooter di Roberta che perde la vita poco dopo essere arrivata in ospedale.
“La mia Roberta mi è stata rubata, rubata ai propri sogni, ai progetti di vita, rubata al suo desiderio di essere madre, rubata al mio amore, agli amici, al suo amore per la vita, al suo sorriso, ai suoi genitori a tutti noi” scriveva Fabio Di Lello lo scorso agosto. “Mi chiedo, dov’è giustizia? Mi rispondo, forse non esiste! Non dimentichiamo, lottiamo, perché non ci sia più un’altra Roberta”, conclude. Dal giorno del funerale Fabio va tutti i giorni al cimitero e a volte si ferma a anche a mangiare lì. Non riesce a darsi pace, il suo dolore è troppo grande.
Nel frattempo Italo viene rilasciato in attesa dell’udienza preliminare. Riprende in mano la sua vita di 22enne esce, va al bar, incontra gli amici, dopo soli tre mesi dall’incidente ottiene il permesso per poter tornare a guidare la moto, perché gli serviva per andare a lavorare… e Fabio invece si ritrova solo a lottare col suo dolore e una grande depressione per la perdita del suo amore, mentre in lui si insediava un chiodo fisso per quella parola “giustizia” che giorno per giorno prendeva significato solo se concepita come qualcosa di personale. Non giustizia legale o penale che ha tempi troppo lunghi e sentenze troppo lievi per spegnere il fuoco del dolore che brucia dentro Fabio e neanche giustizia universale, a quella ci penserà Dio un giorno, ma “giustizia fai da te” che prende più i connotati di una vendetta.
È la vendetta con cui, pensa Fabio, potrà darsi sollievo dal dolore, che potrà fare giustizia per la sua Roberta e magari darsi pace. E invece non è stato così. Fabio ha ucciso il giovane 22enne che, come racconta il suo avvocato, “non ha mai chiesto scusa, non ha mostrato segni di pentimento, anzi, era strafottente con la moto e continuava a dare fastidio a Fabio Di Lello”, ma la pace non è arrivata. Ha sparato tre colpi ad Italo che è morto anche lui, come Roberta, e poi come consuetudine è andato a piangere sulla tomba della moglie lasciandogli la calibro nove con cui ha vendicato il suo amore e si è consegnato ai carabinieri per fare le cose “giuste”, ma ancora niente pace. E allora siamo allo stesso punto: “dov’è la giustizia?”. Adesso sono due i giovani che sono morti, ma Fabio non ha trovato la pace che cercava e il suo dolore si è fatto più grande perché oltre a peso della morte di Roberta dovrà sopportare il peso della morte di Italo. Purtroppo, per alcuni casi, giustizia non sarà mai fatta. Alcuni casi, semplicemente e crudelmente, non ammettono giustizia e basta.
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foto: Ansa