Esce prossimamente il primo libro della nota autrice italo-svizzera Rita Angelone, con lei abbiamo parlato della sua vita da “seconda” in Svizzera, del suo legame con l’Italia e certamente di “Pasta, Fussball und Amore”
La vita degli italiani in Svizzera è una tematica che la riguarda da vicino e, nello stesso tempo, l’accomuna con La Pagina, più precisamente con la nostra rubrica „Italiani in Svizzera“. Allora, vorrei iniziare proprio con la nostra tipica domanda d’apertura: ci racconti di lei…
Sono nata nel 1968 nel canton Glarona, era un cantone di arrivo per tanti italiani e spagnoli, perché lì c’era lavoro nell’industria tessile. Mio padre è partito insieme a fratelli e amici dal Molise per la Svizzera per cercare lavoro, arrivati a Chiasso hanno chiesto dove potevano andare per trovare un impiego e li hanno indirizzati nel canton Glarona.
Mia madre ha fatto praticamente la stessa cosa dalla Spagna, partendo con delle amiche è arrivata a Ginevra dove le hanno dirette pure nel Glarona. È lì, dunque che i miei genitori si sono conosciuti nel 1960. L’incontro è avvenuto in un locale dove gli italiani e gli spagnoli andavano a ballare il fine settimana. Si sono sposati e, anche se entrambi avevano l’idea di ritornare nei loro rispettivi paesi, ma poiché mio padre voleva tornare in Italia e mia madre in Spagna, non trovarono mai una soluzione, quindi sono rimasti in Svizzera dove siamo nate io e mia sorella.
Dopo alcuni anni mio padre ha iniziato a costruire una casa in Italia e hanno deciso che se fossero andati via dalla Svizzera avrebbero scelto l’Italia. La decisione, però, veniva sempre rimandata, prima per farci finire le scuole, poi la maturità… così sono passati gli anni e sono rimasti nel canton di Glarona. Questa casa in Italia per certi punti di vista è stata anche un po’ un problema, perché è finita che con una gamba stavano qui e con l’altra in Italia, e non si sono mai sentiti veramente a casa qui in Svizzera, ma neanche in Italia perché anche lì ormai erano quasi estranei. Così anche io sono cresciuta un po’ come sospesa in questi due mondi diversi, ancora oggi mi sento moltissimo italiana, però allo stesso tempo sono svizzera: ho fatto tutte le scuole qui e ho anche il passaporto svizzero, però sento che sono anch’io un po’ spezzata, è come se avessi due cuori nel petto e, proprio come i miei genitori, ho sempre sofferto per questa situazione. Il fatto che loro qui non si siano mai sentiti veramente a casa, in qualche modo ha avuto delle conseguenze su di me.
Quando avevo più di trent’anni mi sono trasferita a Zurigo per lavoro. Per stare vicino a me e mia sorella, anche lei a Zurigo, dieci anni fa i miei genitori ci hanno raggiunto. Mio padre purtroppo è morto nel 2017 e mia madre continua a vivere con noi qui a Zurigo.
Prossimamente esce il suo libro “Pasta, Fussball und Amore”, ci può spiegare come è nata l’idea di questo libro e, facendo un salto nel passato, ci racconta come è nata ancor prima l’idea della sua rubrica nel Tagblatt e del blog?
A me è sempre piaciuto scrivere, quando è nato il mio primo figlio avevo smesso di lavorare, ma trovandomi sola a casa, ho sentito forte questa voglia di esprimermi, così ho iniziato a scrivere creando il mio blog. È stata per me una possibilità di esprimere i pensieri, le paure, le situazioni che vivevo riguardo alla nascita di mio figlio e al mio nuovo ruolo. Con questo blog ho avuto la possibilità di interagire con i miei lettori.
La colonna nel Tagblatt è stata una fortuna, avevo chiesto spontaneamente se avevano bisogno di una scrittrice per una rubrica sul tema della famiglia. Ho avuto la fortuna che c’era una rubrica libera e mi hanno chiesto di inviare alcuni testi di prova. I lettori hanno subito iniziato a mandarmi lettere e il Tagblatt ha detto che potevo curare la mia rubrica finché non diventasse noioso, da allora sono passati 13 anni…
Ogni settimana ricevo tante lettere ed e-mail da parte di lettori, questo mi dà tante soddisfazioni e penso che l’interazione dia molte soddisfazioni anche alle persone che mi leggono. Sono storie di tutti giorni, quindi i lettori riescono benissimo ad identificarsi con i miei racconti, hanno questioni e paure simili e così si sentono meno soli.
A parte i racconti della quotidianità – quindi i litigi tra bambini o i primi giorni di scuola – lei ha deciso di trattare anche temi di attualità e di politica, mi riferisco ad esempio al diritto di voto delle donne, l’iniziativa di Schwarzenbach o l’attuale pandemia. Dove prende l’ispirazione per i suoi articoli?
È la vita di tutti i giorni che mi ispira, possono essere i ragazzi che portano a casa temi di scuola su cui discutiamo o possono essere situazioni attuali come, per esempio, la guerra in Ucraina, non a caso ho scritto un pezzo su questo conflitto, dicendo apertamente che non sapevo cosa scrivere e cosa pensare e ho avuto un’eco molto grande, interpretando lo stato d’animo di molti, perché sono stata molto sincera scrivendo di avere paura, anche per i miei figli, e di sentirmi impotente. Sono le cose che mi succedono che mi fanno riflettere, a volte ridere e a volte piangere e sono sempre molto schietta. Non penso mai a cosa scriverò nella prossima rubrica perché in settimana qualcosa succede sempre, credo che questo, oltre che sincera, mi renda autentica.
A proposito dell’iniziativa di Schwarzenbach, lei è nata e cresciuta qui da non svizzera, ha mai avuto esperienze di razzismo o di discriminazione?
Le ho avute, però direi in modo sottile, a volte magari c’era chi mi chiamava “tschingg”, però non ne ho mai sofferto, i miei genitori ci hanno insegnato a stare al di sopra di questi commenti.
Quali sono i racconti che ha deciso di inserire nel libro e perché ha scelto proprio questi?
In tutto sono circa 500 i testi pubblicati, ne ho selezionati 150 per il mio primo libro cercando di scegliere quelli che parlano della vita di famiglia in questi dieci anni. Inizio con i testi di quando i miei figli erano piccoli fino a quelli più recenti, di adesso che sono adolescenti. Non mancano i testi sul canton Glarona e su Zurigo e quelli che parlano anche dei miei genitori e di quello che mi hanno trasmesso in termini di valori.
In questo libro la tematica dei “secondi” in Svizzera è molto importante, la cultura italiana e dell’impatto di questa sulla crescita dei miei figli. Il gioco tra paese e città è un altro punto cruciale, qui esiste la parola “Landei” (approssimativamente “uovo da paese”) per descrivere una persona che dalla campagna va in città senza conoscerla.
Tra tutti c’è un episodio narrato che le sta particolarmente a cuore e a cui tiene molto?
Ci sono alcuni testi che trattano dei ricordi dei miei genitori, di storie che loro hanno raccontato ai miei figli e a quei testi tengo tanto, il ricordo di mio padre è molto importante per me. Ho scritto un testo quando è morto sul quale ho ricevuto molte lettere. Pensavo sempre che a una certa età la morte di un genitore non causa più un trauma e io avevo quasi cinquant’anni quando mio padre è morto e in quel momento sono tornata una bambina piccola, a quel testo tengo tantissimo. “Es ist immer zu früh” s’intitola il testo, quindi “È sempre troppo presto”, con il quale volevo esprimere che anche se una persona muore ad un’età avanzata è sempre una perdita molto grave per i cari.
In uno degli articoli parla della “nostalgia dell’Italia”, cosa significa per lei? Cosa le manca particolarmente dell’Italia?
L’Italia per me è sempre correlata con i miei genitori e con mio padre in particolare, quindi mi manca, anche perché non andiamo più così spesso. Prima i miei genitori passavano molto tempo in Italia e noi andavamo diverse volte all’anno da loro per passare le ferie. Questa nostalgia ora è aumentata perché mio padre manca e mi manca tutto, il mare, la gente, la lingua, ma anche gli odori e i sapori e poi la casa che avevamo, che mia madre ha venduto.
I suoi figli cosa pensano della sua rubrica?
I miei figli da un lato sono orgogliosi di quello che faccio e che sono un po’ VIP, dall’altro lato invece, ora che sono adolescenti a volte mi fanno capire che quello che faccio non piace loro, ma credo che non sia per quello che scrivo, in questo momento loro trovano ridicolo qualsiasi cosa faccia, sarà l’età…
Nei miei testi però non li espongo mai personalmente, io parlo sempre del mio punto di vista, loro sono indirettamente tema delle mie riflessioni, quando scrivo di argomenti che riguardano i ragazzi, come i social o i videogiochi ad esempio, non per forza parlo dei miei figli, parlo anche di ragazzi che vedo in giro.
A quali lettori si rivolge “Pasta, Fussball und Amore” e perché dovrebbe essere letto?
Si rivolge a tutti, però soprattutto a genitori, quelli che hanno figli già grandi o a quelli che hanno figli piccoli, però si rivolge anche ai nonni, a persone che sono interessati a questa situazione di “secondi” in Svizzera, amanti dell’Italia o semplicemente chi vuol trascorrere dei momenti piacevoli e spensierati con i miei racconti, come quando faccio paragoni con la vita nel Glarona e a Zurigo. È rivolto a tutti, ma chi ha figli, credo, si ritrovi di più in questa lettura.
È possibile preordinare “Pasta, Fussball und Amore” qui al costo di CHF 22.- invece di CHF 29.- con il codice “La Pagina x Angelones” da inserire nei commenti nel momento della prenotazione. Lo sconto sarà preso in considerazione al momento della fatturazione.
“Pasta, Fussball und Amore” sarà prossimamente disponibile nelle librerie svizzere
di Manuela Salamone