Una ventata di ottimismo scalda l’inverno danese in occasione del vertice Onu sul clima a Copenaghen. La macchina è partita, la previsione è di un vertice molto affollato: si parla di 15.000 delegati e 103 tra capi di stato e premier.
Sono arrivate anche le parole di esortazione del Papa sulla necessità di “uno sviluppo solidale”, soprattutto a favore delle future generazioni, e quelle del segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon che si è detto ottimista sugli esiti del vertice e sulla possibilità di un accordo sottoscritto da tutti gli stati membri; parole che sembrano rappresentare non solo un augurio formale: l’annuncio della presenza di Barack Obama alla sessione finale del vertice, quella in cui sarà necessario stringere concretamente sugli accordi, ha fatto alzare le quotazioni di una conclusione positiva. “L’appello di Benedetto XVI alla vigilia della Conferenza di Copenhagen ha centrato un aspetto fondamentale dell’impegno per il clima e per l’ambiente: la sua dimensione etica”, ha affermato il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, sottolineando come il Pontefice abbia collegato i due temi chiave dell’appuntamento Onu: il rispetto per la natura e l’esigenza di uno sviluppo solidale”.
Certo i problemi sono tutti sul tappeto, a cominciare dal nodo del valore vincolante degli accordi, che vede scettici, o addirittura contrari, alcuni grandi paesi come Cina, Brasile, Sud Africa e India.
E a questo si aggiunge una stima delle risorse finanziarie con cifre da capogiro: secondo Yvo de Boer, segretario esecutivo della convenzione dell’Onu sui cambiamenti climatici, serviranno una decina di miliardi di dollari ogni anno per i prossimi tre anni per rispondere ai bisogni più urgenti dei paesi più vulnerabili nel far fronte ai cambiamenti climatici. “Per questo – ha spiegato – serve un rapido sblocco dei finanziamenti”. Anche perché “da qui al 2020, o al 2030, saranno necessarie cifre molto più significative, nell’ordine di centinaia di miliardi di dollari”. E chiede di fare in fretta, almeno sul raggiungimento degli accordi lo stesso Ban Ki-moon, secondo il quale occorre “non perdere tempo, perché tutti i governi del mondo sono d’accordo sul fatto che la temperatura media del pianeta non deve aumentare di oltre due gradi”.
Che al fondo delle intenzioni dei governi vi sia una reale unità di intenti il segretario generale dell’Onu ne è convinto. Così come è convinto che il summit di Copenaghen si concluderà con “un accordo firmato da tutti gli stati” membri dell’Onu: “Sono molto ottimista su Copenaghen. Raggiungeremo un accordo e credo che sarà sottoscritto da tutti i paesi dell’Onu e che sarà storico”, ha dichiarato aggiungendo di ritenere che “tutti i capi di Stato e di governo sono d’accordo sull’obiettivo di combattere il riscaldamento del clima”.
I paesi Ue si propongono di avere un ruolo centrale: “Saremo convocati tutti i giorni come consiglio Ambiente Ue”, ha detto il ministro Prestigiacomo. “Ormai tutti sappiamo che si lavora su una decisione politica vincolante che poi sarà sviluppata nel 2010 in un trattato vero e proprio”. “L’Italia – ha detto ancora il ministro – sta con l’Ue, poi discutiamo, ma andiamo con un disegno condiviso”.