Avevamo fatto bene a non azzardare alcuna ipotesi a proposito dell’esito della vicenda dei tre membri di Emergency arrestati a Kabul dagli agenti dei servizi locali con l’accusa di complottare contro il governatore della regione.
Dapprima i tre erano stati accusati, si diceva, con “prove schiacccianti”, che poi erano le armi ritrovate nell’ospedale, e con confessioni. Queste erano, almeno, le notizie che sono filtrate attraverso il New York Times. È intervenuto il governo italiano tramite agenti segreti e diplomatici che hanno visitato i tre in carcere, ma col passare delle ore quelle accuse sono sparite nel nulla: nessuna confessione, nessuna prova.
Le armi ritrovate nell’ospedale è facile che siano state messe da chiunque. È facile anche che si tratti di una ritorsione contro Emergency per via dei rapimenti di altri italiani qualche anno fa.
È probabile che abbia giocato l’”antipatia” di Gino Strada che lavora per scopi umanitari ma la cui ideologia anticapitalista e terzomondista ha potuto attirare i dispetti di settori militari afgani.
Comunque sia, i tre sono stati liberati e giudicati non colpevoli, con buona soddisfazione per loro, i loro familiari e le istituzioni che, in primo luogo il ministro degli Esteri, Franco Frattini, si sono adoperate per la buona conclusione della vicenda.
Si tratta certamente di una notizia di politica interna alla Francia, ma l’argomento ha risvolti internazionali. Parliamo del burqa e del niqab, gli abiti dei fondamentalisti musulmani; tutti e due coprono il viso delle donne integralmente, con l’unica differenza che col burqa la donna può vedere attraverso delle grate di stoffa davanti agli occhi, con il niqab c’è uno spacco lungo l’asse degli occhi. Dall’esterno, non si riesce a vedere nulla con burqa, con il niqab si vedono solo gli occhi.
Ebbene, la Francia è decisa ad abolire questi due tipi di abito in quanto vengono considerati un’offesa alla dignità della donna e al principio della parità uomo-donna.
Anche se l’accento non è messo sul piano della sicurezza, è evidente che il niqab o il burqa, impedendo di vedere l’identità di chi li indossa, pone anche un problema di sicurezza. Si calcola che le donne che portano questi abiti in Francia – o che sono costrette ad indossarli – siano circa 2000, ma al di là del numero quel che conta è il principio. Il disegno di legge sarà discusso nel mese di maggio: non è difficile immaginare che la decisione del Parlamento francese sarà imitata anche da altri Paesi dell’Unione europea.
Una buona notizia arriva dall’Iraq, dove nei giorni scorsi sono stati uccisi due capi di Al Qaeda ad opera dei militari Usa e dove, qualche giorno dopo, c’è stata la vendetta dei terroristi che hanno fatto saltare una moschea sciita facendo 69 vittime. La buona notizia è che a Bagdad ci sarà il riconteggio manuale delle schede elettorali. Come si ricorderà, le elezioni tenutesi circa un mese e mezzo fa hanno attribuito la maggioranza dei seggi (91) al partito laico di Allawi. L’ex premier Maliki si è dovuto accontentare del secondo posto con 89 seggi. Come si vede, lo scarto è minimo: appena due seggi.
L’ex premier ha però chiesto il riconteggio manuale dei voti limitatamente a Bagdad, dove lui peraltro ha vinto con 26 contro 24 seggi, motivando la richiesta con l’inaffidabilità del sistema elettronico del voto.
Ora il riconteggio è iniziato, secondo le decisioni del presidente della Commissione, ma si tratterà di sapere se il risultato che ne verrà fuori sarà accettato o meno.
La notizia buona del riconteggio non necessariamente potrà risolversi in un fatto positivo. Eppure, quello che si profila in Iraq è un governo di unità nazionale tra i due maggiori partiti e l’Alleanza curda, ma ciò che è ovvio altrove, può non esserlo in Iraq, dove i personalismi sono un aspetto fondamentale della politica.
Infine, l’unica vera notizia di politica estera: riguarda le elezioni inglesi del 6 maggio e va da sé che gli occhi di tutto il mondo sono puntati su Londra.
Ce la farà Gordon Brown a mantenere la carica di primo ministro, prolungando la permanenza dei laburisti al potere? Sarà il conservatore David Cameron, favorito nei sondaggi, a mettersi dietro le spalle la lunga èra di Tony Blair e di Gordon Brown alla guida dell’Inghilterra?
Sulla carta, i risultati potrebbero essere segnati, ma ciò che esiste sulla carta può non avverarsi nella realtà. Una cosa è certa: non c’è un duello a due, ma a tre, perché Nick Clegg, giovane capo del partito liberaldemocratico, si è inserito nel dibattito da protagonista.
È lui, infatti, la sorpresa del primo dibattito a tre. La novità deve essere stata digerita, se è vero che il secondo confronto diretto televisivo ha ridimensionato le sue ambizioni.
Attualmente, ad una settimana dal voto, il conservatore David Cameron sembra essere più sicuro, Gordon Brown insegue e dà l’impressione anche di potercela fare e Nick Clegg può rappresentare un valido sostegno all’alleanza. A giocare a favore dell’uno o dell’altro, però, saranno i temi di politica interna.