Negli ultimi mesi, anche per la Svizzera, le previsioni economiche si sono alquanto offuscate. L’economia è oramai entrata in recessione e anche la disoccupazione sta seguendo l’evoluzione congiunturale.
Anche dalla Segreteria di Stato dell’economia (SECO) non arrivano segnali positivi: è di qualche giorno fa l’annuncio che l’economia elvetica attraverserà una fase di recessione più forte del previsto e che il tasso di disoccupazione nel 2010 potrebbe superare il 5%.
Pertanto, il numero dei disoccupati, il prossimo anno, probabilmente supererà la soglia dei 200 mila.
Inoltre, sempre secondo l’indagine del SECO, il prodotto interno lordo, nel 2009, dovrebbe registrare una diminuzione del 2,2%, quasi il triplo rispetto a quanto previsto in dicembre.
Per il momento, sono soprattutto il settore industriale e quello bancario ad essere stati toccati dalla crisi.
I beni di prima necessità, per esempio l’alloggio e l’alimentazione, sono generalmente colpiti meno dalla recessione.
Per quanto riguarda il settore industriale, in molte fabbriche si sta ricorrendo alla disoccupazione parziale, che è uno strumento che a breve termine torna senz’altro a vantaggio non solo degli impiegati, ma anche dei datori di lavoro, che non devono preoccuparsi di ritrovare personale che già conosce l’azienda.
Certo è che ad essere colpiti più duramente dalla recessione sono i giovani, poichè non riescono a trovare un lavoro una volta terminati gli studi.
Alcuni prolungano così la durata della formazione, per impiegare il periodo di disoccupazione in modo utile.
La ministra dell’economia Doris Leuthard, allarmata dai dati sulla disoccupazione, ha affermato nei giorni scorsi di voler rafforzare ulteriormente la lotta contro questo fenomeno, proponendo al governo un pacchetto di misure supplementari per un ammontare di 300-400 milioni di franchi.
Leuthard ha riconosciuto che è necessario un ulteriore provvedimento “che va ad aggiungersi ai 600 milioni già approvati nel budget dell’assicurazione contro la disoccupazione, per lottare contro la crisi”.
Tale provvedimento, secondo la ministra dell’economia, deve essere principalmente indirizzato alla lotta contro la disoccupazione giovanile, consentendo di sovvenzionare il periodo di formazione in un’azienda, affinché i giovani abbiano meno difficoltà a trovare un impiego e incoraggiando gli stage e i posti di lavoro per i giovani.
Il rischio è che questi ultimi passino da un impiego saltuario all’altro, piombando in uno stato di perenne precarietà. Certo è che l’ombra dei licenziamenti, anche nella Confederazione, è sempre più presente, come conferma un recente sondaggio dell’agenzia di collocamento per i lavoratori temporanei Adecco, secondo la quale ben il 40% delle imprese svizzere prevede tagli occupazionali nei prossimi 12 mesi.
Bruno Palamara