Ha giurato sulla Costituzione per farsene paladino. Dario Franceschini è stato eletto nello scorso weekend nuovo segretario del Pd, al posto del dimissionario Walter Veltroni, e ha cominciato il suo cammino con un impegno assunto con i toni solenni della missione, ma senza dimenticare gli accenti concreti della battaglia politica. “Il presidente del Consiglio – ha spiegato – ha in mente un Paese in cui il potere viene sempre più tacitamente concentrato nelle mani di una sola persona. Questo è contro la Costituzione a cui lui ha giurato fedeltà’’.
La difesa della Carta non è quindi, nei piani del nuovo leader democratico, solo un alto richiamo ideale, ma soprattutto uno strumento per caratterizzare la sua segreteria con un segno di forte contrapposizione a Berlusconi e al suo governo. Che poggi sui valori, ancor prima che sul merito delle questioni e che vuol segnare uno scarto netto, molto più agguerrito, rispetto all’atteggiamento di Veltroni, del quale è stato il numero due. Franceschini ha scelto con cura formule, luoghi e simboli. Ha giurato usando le parole che di solito pronuncia il presidente del Consiglio, fatto da lui stesso definito “anomalo’’ per un dirigente politico, in particolare quando ha pronunciato la formula “eserciterò le funzioni di segretario del Pd nell’esclusivo interesse della Nazione’’.
Lo ha fatto mettendo la mano sulla copia della Costituzione del padre Giorgio, partigiano cattolico e deputato Dc negli anni Cinquanta, commosso accanto al figlio, nella sua semplice cerimonia circondato da partigiani e attivisti del Pd. Di fronte al ‘muretto’ che circonda il fossato del Castello Estense della sua città, Ferrara.
Molto di più di un simbolo urbanistico e architettonico della città patrimonio dell’Unesco. Proprio lì, il 15 novembre 1943, in quella ‘lunga notte’ raccontata da due grandi ferraresi come lo scrittore Giorgio Bassani e il regista Florestano Vancini, i fascisti trucidarono per rappresaglia undici antifascisti ferraresi.
E quel muretto per la città è un simbolo, oltre che una ferita ancora aperta in mezzo al cuore. “Non è il momento della delusione, dell’astensionismo o del disimpegno – ha aggiunto – è il momento in cui tutti gli italiani che credono nei valori condivisi che hanno fatto nascere la nostra Costituzione, dall’antifascismo e dalla resistenza, in modo pacifico, civile e democratico comincino una lunga battaglia per difendere la democrazia italiana’’.
Tutto le altre cose – ha lasciato intendere dribblando, nel suo primo giorno da segretario, le domande dei cronisti che lo incalzavano sulle sue prime mosse – sono dettagli tattici, che ai valori vanno subordinati.
Nel Pd che ha in mente Franceschini l’antifascismo, la laicità dello Stato, la difesa delle garanzie costituzionali vengono prima del resto. “Fino a qualche decennio fa – ha detto – la Costituzione, l’antifascismo e la laicità erano valori condivisi da tutte le forze politiche, che si fronteggiavano anche duramente. Oggi sembra che non sia più così. Noi vogliamo che torni ad essere così. Saranno mesi difficili, anni difficili, ma noi alla fine vinceremo’’.