Mai come in questo periodo il governo italiano e il suo premier stanno subendo un colpo dopo l’’altro. Ricordiamo la sconfitta alle elezioni parziali amministrative e, a distanza di un paio di settimane, quella ai referendum sull’acqua e sul nucleare. “Una sberla”, disse Maroni dopo le amministrative, anzi no, due sberle che fecero male.Poi, a parte i guai giudiziari che hanno investito il deputato Alfonso Papa e Marco Milanese, ex consigliere politico di Tremonti, c’ministro dell’Agricoltura, Saverio Romano, accusato di concorso esterno con la mafia, e infine la sentenza di appello che obbliga la Fininvest a pagare 560 milioni di euro alla Cir di De Benedetti. Ce n’no e il suo primo ministro escano di scena e invece questo, in Italia, non accade. Anzi, accade che il governo si rafforzi. Come mai? C’’italiani ma anche il mondo politico percepisca gli attacchi giudiziari al premier come provenienti dal partito dei magistrati che fanno politica. Prendiamo il caso del ministro Romano. Sono sei anni che il pm di Paarrivato alla conclusione di chiedere l’archiviazione, ma ad opporsi all’arprocura, che non ha trovato nessuna prova, a rinviarlo a giudizio coatto. Come dire: non avete trovato nulla in sei anni, ma dovete fare ugualmente to che la difesa abbia mostrato l’inattendibilitˆ della cameriera che ha denunciato Strauss-Khan che anche l’accusa si regolasse di conseguenza. In Italia no. Il funzionario della questura di Milano ha dichiarato che non ci furono pressioni; la giovane marocchina – quella che dovrebbe essere la vittima – ha dichiarato che non ci sono mai stati contatti intimi col premier, ma che ha ricevuto solo aiuti da lui, ma la procura tira dritta per la deve esserlo per forza. Che non ci sia serenitˆ d’animo nei confronti di una parte, questo lo capiscono tutti, anche quelli che non lo dicono o dicono il contrario per partito preso. Poi ci sono motivazioni politiche, che riguardano le opposizioni, divise e non percepite come alternativa. Il Pd che ha l’occasione di abolire le province e invece con la sua astensione aiuta il governo; due gruppi all’interno dello stesso partito che vogliono promuovere due referendum di segno opposto sullo stesso tema, la riforma elettorale; la non credibilitˆ che proviene da programmi aleatori e contraddittori e da alleanze raffazzonate solo per vincere le elezioni, come nel 2006; la questione morale che investe il Pdl ma anche il Pd; i litigi che sono aspri nell’uno come nell’altro schieramento, eccetera.
Poi, ancora, c’nomica mondiale e nazionale. Basta il giudizio di Bossi che ad un militante che gli chiedeva di “mollare il premier” ha risposto: “Lascialo stare Berlusconi. Ci ha dati i voti per fare il federalismo fiscale, altrimenti non saremmo riusciti a portarlo a casa” e poi ha aggiunto: “Se noi molliamo ora il governo, il mercato ci farebbe fare la fine della Grecia”. Ecco il punto. La consapevolezza di darsi da fare per la crescita e per il rilancio del governo e di essere sotto tiro da parte della speculazione internazionale ha spinto il governo stesso a fare una manovra dura ma sostenuta ed apprezzata dall’Europa e dal mondo economico-finanziario.
Ci sono polemiche, anche personali, nel governo, magari drammatizzate dalla stampa; ci sono attacchi e contro attacchi; ci sono comportamenti criticabili, mente con il passaggio di Urso, Ronchi e Scalia, ex Fli. Cos“, tra una polemica e l’altra, la nave Italia sembra andare, come dice la canzone… fino a quando non si sa.