Il duo comico siciliano nelle sale con una commedia amara sull’onestà e l’illegalità
Punge sul vivo l’Italia politicamente corretta la nuova commedia di Ficarra e Picone, ‘L’Ora Legale’, la cui sceneggiatura vede la partecipazione di Nicola Guaglianone, Edoardo De Angelis, Fabrizio Testini e dagli stessi Ficarra e Picone che per questo loro sesto film hanno indossato anche le vesti di registi. Di legale in questa ‘ora legale’ (in cui la società giusta e ben amministrata si rivelerà far parte solo di un’utopia), in effetti c’è ben poco.
Ficarra e Picone ripropongono la loro comicità garbata e leggera, intrecciandola però con l’amarezza e il disincanto che contaminano la storia di fondo che rispecchia più di quanto si pensi la realtà che viviamo, con gli esempi di anni ed anni di malgoverno e il ‘conseguente’ ricorso all’arte di arrangiarsi ed adeguarsi. Partendo dal Sud e dalla loro Sicilia, i due attori si fanno fotografi della nostra Italia: “Questo film è una fotografia; il nostro obiettivo è quello di far ridere poi, certo, si può pensare anche a quello che viviamo ogni giorno”.
La trama racconta dei cittadini di Pietrammare, ridente paesino della Sicilia, che si apprestano ad affrontare le elezioni per la scelta del loro nuovo primo cittadino. L’uscente Gaetano Patanè è come sempre pronto ad usare tutte le armi della politica per garantirsi la riconferma a scapito del concorrente Pierpaolo Natoli, professore di liceo per la prima volta candidato e sostenuto da una lista civica e da uno sparuto gruppo di attivisti. I due protagonisti Ficarra e Picone, alias Salvo e Valentino, sono schierati su fronti opposti: il furbo Salvo si schiera a favore del sindaco uscente, dato vincente in tutti i sondaggi, mentre il candido Valentino appoggia Natoli a cui è legato, come Salvo del resto, da un vincolo di parentela. Ma nessuno dei due è animato da pure convinzioni politiche né da intenzioni prive di tornaconti personali: entrambi, infatti, mirano ad ottenere un ‘favore’ che potrebbe cambiare la loro vita, ovvero un gazebo che permetterebbe di ampliare la clientela, e quindi gli incassi, del piccolo chiosco di bibite della piazza principale del paese. I due contendenti si litigano il consenso dei cittadini, promettendo uno i soliti favori, l’altro la trasparenza e l’onestà.
Ad avere la meglio sarà il secondo, grazie al sostegno di chi per una volta dice sì alle regole: al divieto di parcheggiare in doppia fila, alla raccolta differenziata, alla valorizzazione del patrimonio artistico e a un mare più pulito.
Quando tuttavia la tanto proclamata affermazione della legalità si traduce nell’obbligo di pagare più tasse, di assistere impotenti alla distruzione della propria villetta abusiva e di lavorare invece di passare il pomeriggio al bar, ecco che i votanti illuminati gridano all’ingiustizia e si rendono conto che forse ‘si stava meglio quando si stava peggio’. Al grido di ‘Onestà’, le parti si invertono e alla fine i cattivi diventano buoni e viceversa. “C’è un Patanè in ognuno di noi”, scherzano Ficarra e Picone commentando quello che è senza ombra di dubbio il loro film più politico nel quale, tra ironia e gag mettono a nudo una delle grandi verità del nostro tempo, chiosando: “Il problema è l’onestà”.