Non mancano, purtroppo, le notizie che mettono in luce il fenomeno della ‘malasanità’ in Italia. Quando a subirne le spese sono concittadini che risiedono in Svizzera viene spontaneo fare il paragone con i servizi sanitari elvetici rilevando ancora di più una situazione di forte degrado che grava sul Bel Paese. Una di queste storie riguarda dei nostri lettori che hanno voluto raccontare la triste fine della loro cara sorella, denunciando, nella lettera molto sofferta che pubblichiamo così come l’abbiamo ricevuta, una situazione sanitaria italiana colma di lacune
La nostra triste storia si è svolta nell’ospedale Cannizzaro di Catania, in Sicilia, dove la prima cosa in assoluto che ci ha colpiti sono le condizioni in cui abbiamo trovato la struttura ospedaliera (una struttura che dovrebbe accogliere gente malata e sofferente e quindi dovrebbe garantire alcune basilari condizioni igieniche sanitarie adeguate). L’ospedale è caratterizzato da condizioni davvero orribili, inaccettabili: ingresso fatiscente, camere sporche, ascensori rotti e impraticabili, corridoi dove i piani sono scritti a mano con una matita e bagni pieni di carta e muffa. Ci si chiede subito se da un ospedale in queste condizioni si possa ricevere un servizio adeguato e purtroppo la risposta l’abbiamo ricevuta pagando sulla nostra pelle e a caro prezzo. È di questa esperienza che vogliamo parlarvi.
Siamo una grande famiglia con origini siciliane e alcuni di noi, tanti anni fa, si sono trasferiti in Svizzera. Nonostante ciò siamo sempre rimasti una grande famiglia molto unita, è scontato quindi che ci siamo recati tutti in Sicilia, quando abbiamo ricevuto la notizia che nostra sorella di 77 anni, era stata ricoverata al Cannizzaro per un intervento all’utero.
Durante l’intervento i medici si sono accorti di un tumore, il dottore responsabile quindi ha consigliato di seguire una chemioterapia per poi poterla operare. Nostra sorella così è rimasta in ospedale per dodici giorni e, mentre dopo la prima operazione i dottori dicevano che era andato tutto bene, quando l’hanno operata per la seconda volta non si è più svegliata. Nostra sorella è stata operata da un primario, ma dopo l’intervento lui non si mai fatto vedere e nessuno ci ha spiegato chiaramente cosa è successo. Abbiamo capito che c’erano state delle complicazioni durante l’intervento che riguardavano l’intestino per cui l’avrebbero dovuta riaprire, ma dopo l’intervento non è stata portata in una sala apposita, l’hanno riportata nella sua stanza e già questo per noi è incomprensibile. Da lì, la sua situazione si è aggravata e siccome la stanza di rianimazione era occupata, nostra sorella è stata portata in un altro ospedale dove quando è arrivata però era già morta.
Parecchi dubbi e alcuni sospetti, inoltre, ci sono venuti a causa dello scambio delle cartelle, nostra sorella, infatti, aveva davanti al letto la cartella di un’altra paziente, un’altra nostra sorella si è accorta dell’errore ed ha informato subito l’infermiera.
Vivendo in Svizzera questa esperienza è ancora più difficile da comprendere perché sembra che la gente si abitui a questo modo di essere assistiti e che quindi si abitui così ad un certo livello di servizi. I dottori e gli infermieri italiani dovrebbero davvero visitare una volta un ospedale qui in Svizzera, forse cambierebbe qualcosa, invece molte volte sembra che a loro interessi solamente lo stipendio a fine mese. Nel nostro piccolo non possiamo fare niente, è per questo che abbiamo voluto condividere con i lettori de La Pagina questa nostra storia, sicuri, purtroppo, che anche altri hanno già fatto esperienze simili.
Lettera firmata