Briciole rispetto a disastri naturali
L’epidemia di ebola fa paura, ma pochi sono pronti ad aprire il portafogli per contribuire a contrastarla. “Ogni giorno di ritardo fa aumentare esponenzialmente costi e sofferenza”, aveva detto il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, annunciando un miliardo di dollari in aiuti. Gli Stati Uniti e altri governi hanno promesso decine di milioni di dollari, ma privati e aziende non sono generosi in donazioni. CnnMoney paragona i fondi destinati a combattere il virus con quelli destinati in passato ai soccorsi per disastri naturali, dal terremoto del 2010 ad Haiti al tifone Haiyan dello scorso anno nelle Filippine. Quattro grandi organizzazioni americane (tra cui Unicef e Medici senza frontiere) hanno ricevuto in tutto 19,5 milioni di dollari, in gran parte da fondazioni no profit. Le principali organizzazioni di soccorso ne ottennero quasi il doppio per la ricostruzione dopo il passaggio del tifone Haiyan, mentre un solo ente americano ebbe 1,3 miliardi di dollari solo nei primi sei mesi dopo il sisma a Haiti. Per far comprendere l’entità delle donazioni private, CnnMoney cita il caso attuale di Croce rossa americana: per l’ebola ha ricevuto 2,8 milioni da fondazioni e solo 100.000 dollari da privati. Caryl Stern, direttrice del fondo Usa per l’Unicef, spiega che è difficile convincere le persone a donare: “Come quantifico e spiego agli americani (l’utilità, ndr), così come lo faccio mostrando un edificio che oggi c’è e domani no?”. Sinora, il fondo ha ricevuto una somma irrisoria rispetto ai 74,5 milioni di dollari per Haiti.
Intanto una delle prossime misure sarebbe quella di introdurre controlli negli aeroporti di arrivo per i passeggeri provenienti dai Paesi colpiti dal virus Ebola. Lo ha detto il portavoce del commissario Ue alla Salute, Tonio Borg, sulle misure per contrastare la diffusione del virus Ebola. Il portavoce ha ricordato che gli Stati Uniti “stanno considerando” di introdurre verifiche anche negli scali di arrivo. Le misure sono di competenza dei singoli Stati membri, ma la prossima settimana si riunirà il Comitato di sicurezza dell’Ue per decidere su eventuali misure a livello Ue. Anche il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha annunciato controlli più stringenti sui voli dall’Africa in Italia. Ha annunciato nel corso della sua informativa al Senato sulla vicenda ebola che è necessario “potenziare le procedure per identificare i soggetti sospetti nei paesi colpiti dall’epidemia prima del loro imbarco con destinazione in aeroporti continentali”. E “l’individuazione dei soggetti a rischio al momento dello sbarco”. Inoltre, fornire informazioni attraverso l’installazione negli aeroporti di cartelloni e opuscoli informativi, “che già ci sono ma che devono essere ancora più evidenti e capillari”, anche “sul comportamento da tenere nel caso in cui, nei giorni successivi al loro arrivo, si manifestino i sintomi di una possibile infezione”. “Al momento – ha ricordato Lorenzin – l’Italia è destinataria di voli diretti solo dalla Nigeria, paese che ha avuto focolai di casi secondari e terziari e che a breve, permanendo la situazione di assenza di nuovi casi, potrà essere rimosso dall’elenco dei paesi affetti. Tutti gli altri paesi colpiti, Guinea, Liberia, Sierra Leone, sono collegati all’Italia solo mediante voli indiretti che fanno scalo in hub europei, Bruxelles, Madrid, Lisbona ed altri”.
Milioni di bambini esposti al rischio
Sono circa 2 milioni e mezzo i bambini under 5 esposti al rischio di contagio da virus Ebola in Liberia, Guinea e Sierra Leone, e si stima che in diverse migliaia siano già morti o rimasti orfani a causa dell’infezione. Lo riferisce Save the Children nel nuovo Rapporto ‘Nati per morire. Indice di rischio mortalità mamma-bambino’. Alle piccole vittime dell’Ebola nei 3 Paesi africani più colpiti – sottolinea Save the Children – si aggiungono gli oltre 100 bambini che continuano a morire quotidianamente di malaria, polmonite e diarrea e il cui numero sta purtroppo crescendo: il collasso dei sistemi sanitari infatti, insieme alla paura di recarsi nei centri di cura per evitare il contagio, fa sì che malattie di per sé curabili non vengano più trattate e seguite trasformandosi in killer per i bambini. In Africa Save the Children sta operando al massimo delle sue possibilità per fermare la diffusione del virus Ebola e proteggere i bambini, evidenzia l’organizzazione: sono 265.000 gli adulti e i bambini raggiunti finora. Inoltre, l’onlus ha formato 3.000 operatori sanitari sulle principali misure di prevenzione del virus; in Liberia ha costruito un Centro per il trattamento dell’Ebola e sta costruendo 10 Unità di cura; in Sierra Leone, fuori Freetown, sta costruendo un Centro di riferimento con 100 posti letto, che gestirà direttamente, in collaborazione con il governo britannico.