A inizio luglio 2015 il Consiglio federale aveva prospettato di elaborare un programma di stabilizzazione che sgravasse le finanze federali di circa 1 miliardo. Da allora le prospettive finanziarie della Confederazione sono ulteriormente peggiorate, tra l’altro anche a causa dell’aumento delle domande d’asilo.
Gli elementi del programma di stabilizzazione 2017-2019, necessarie per rispettare le direttive del freno all’indebitamento decisi la settimana scorsa dal Consiglio federale, riguardano tutti i settori di compiti della Confederazione. Anche l’Amministrazione deve dare il suo contributo. Con una quota di circa il 20% delle spese totali, circa un terzo dei risparmi concerne il settore proprio della Confederazione. Sono tra l’altro previste importanti riduzioni nel settore del personale. Circa un quarto delle uscite della Confederazione è destinato ai Cantoni. Il programma di stabilizzazione inciderà pertanto anche sui trasferimenti a favore di questi ultimi.
Il programma di stabilizzazione 2017-2019 comporta una notevole riduzione della crescita delle uscite. Le uscite dei settori di compiti Relazioni con l’estero – Cooperazione internazionale e Agricoltura diminuiranno ulteriormente, mentre per l’esercito e il settore Educazione e ricerca rimane possibile un lieve aumento. Il Consiglio federale ha deciso di ridurre i contributi di risparmio dell’esercito dal 2018, affinché possa essere attuato l’ulteriore sviluppo di questo settore. Negli ambiti fortemente vincolati, in particolare i contributi alle assicurazioni sociali, la migrazione, la partecipazioni dei Cantoni alle entrate della Confederazione e gli interessi passivi, le uscite non potranno essere frenate, perlomeno non a breve termine. In questo settore le uscite sono infatti stabilite a livello di legge. Le previste misure dal programma di stabilizzazione esplicheranno i loro effetti sulle uscite con un elevato grado di vincolo solo dal 2018.
Il programma si ripercuoterà anche sulle decisioni finanziarie pluriennali per il periodo 2017-2020 che dovranno essere approvate la prossima primavera. Secondo le attuali stime delle entrate, tra il 2016 e il 2020 per la cooperazione internazionale si stima una crescita media del 2,7% e la quota delle uscite pubbliche per la cooperazione allo sviluppo dovrebbe attestarsi attorno allo 0,47 per cento del PIL (quota APS). Per quanto riguarda l’educazione, la ricerca e l’innovazione una crescita nominale annua di circa il 2,2% resta possibile. Alla luce della situazione attuale, per l’esercito è possibile finanziare uscite annue comprese tra 4,5 e 4,8 miliardi, pari a un limite di spesa di circa 18,8 miliardi per il periodo 2017-2020. Per gli anni successivi al 2020 l’obiettivo è mantenere le uscite annue dell’esercito a 5 miliardi. Infine, tra il 2016 e il 2020 le uscite per l’agricoltura dovrebbero diminuire in media dello 0,7% all’anno.
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