IMU/TASI: quando vengono aggiornate o cambiate le regole c’è sempre la fregatura sotto, e come se non bastasse dietro l’angolo c’è la TARI
Nonostante la crisi Covid e le numerose richieste di Confedilizia di attuare un piano per sollevare i proprietari di immobili, da un prelievo fiscale quanto meno inopportuno, sarà una stangata per le tasche degli italiani.
Nonostante la possibilità da parte dei Comuni di posticipare la data del pagamento della prima rata, quasi all’unanimità, hanno posto il 16 giugno la data di scadenza per il pagamento dell’acconto per la prima rata della nuova IMU. Quest’anno unione tra la vecchia IMU e la TASI, con l’aggravante che non ci saranno sconti, neppure per i cittadini italiani residenti all’estero, possessori dei requisiti, che sino all’anno scorso li esentava dal pagamento. Con l’aumento dell’aliquota di base di un punto.
Il 16 giugno prossimo sono chiamati a versare oltre 25 milioni di proprietari di immobili, di cui il 42% sono lavoratori dipendenti e pensionati. Entrando più nel dettaglio il costo medio per una seconda casa “in provincia” sarà di circa 1.100 euro, di cui la metà da versare il 16 giugno. Per le cosiddette case di lusso, i costi si aggireranno sui 2.600 euro, ammesso non siano ubicate in un capoluogo di provincia, perché qualora si trovassero in una città, la cifra potrebbe arrivare a 6.000 euro. Inoltre coloro che posseggono una seconda pertinenza, dell’abitazione principale della stessa categoria catastale, (cantine-garage-posti auto-tettoie) dovrà versare IMU-TASI con l’aliquota delle seconde case, un costo medio annuo di circa 60 euro con punte anche sino a 110 euro. Tutti i contribuenti titolari di fabbricati, aree edificabili e terreni agricoli sono obbligati a pagare. Sono invece, esonerati dal pagamento gli immobili usati come abitazioni principali, ma non vale per quelle di lusso, ville e castelli. Hanno diritto ad uno sconto gli immobili inagibili, le unità immobiliari date in uso gratuito a parenti di primo grado, i fabbricati di interesse storico o artistico e quelli locati a canone concordato. Per abitazione principale si intende l’immobile, iscritto o iscrivibile nel catasto edilizio urbano come unica unità immobiliare, nel quale il possessore dimora abitualmente e risiede anagraficamente. Nessuno sconto, invece, per i possessori di immobili di lusso, ville e castelli (categorie catastali A1, A8 e A9): per queste unità immobiliari è prevista l’applicazione di un’aliquota del 5 per mille che i Comuni possono aumentare o diminuire di un punto percentuale, e una detrazione di 200 euro. L’aliquota di base per tutti gli altri immobili, a partire dalle seconde case, è fissata nella misura dell’8,6 per mille che gli enti locali possono aumentare fino al 10,6 per mille. La stessa aliquota può subire un ulteriore aumento (fino all’11,4 per mille) ma solo dagli enti locali che intendono confermare la ex maggiorazione.
Quando vengono aggiornate o cambiate le regole c’è sempre la fregatura sotto, infatti:
- l’aliquota di base è stata aumentata dal 4 al 5 per mille per l’abitazione principale, e dal 7,6 al 8,6 per mille per gli altri immobili.
- È stato concesso ad alcuni Comuni, Roma – Milano ed altri, con dubbia legittimità costituzionale, di poter applicare una aliquota pari all’11,40 per mille anziché il 10,60.
- L’eliminazione della TASI, ha permesso ai Comuni di non indicare analiticamente i cosiddetti servizi indivisibili, ed indicarne per ciascuno di essi il relativo costo.
- Con l’eliminazione della TASI, viene scaricato così sui proprietari l’intero importo del tributo, mentre prima detta spesa veniva ripartita tra gli occupanti dell’immobile nel caso fossero inutilizzati come abitazione principale.
- Sono state mantenute tutte le imposizioni vessatorie sugli immobili inagibili e su quelli non utilizzati privi di mercato o per assenza di inquilini o acquirenti.
Insomma la casa ci costerà cara, da parte sua il Governo non ha preso nessuna decisione in merito, anche se ipoteticamente la stangata economica si sarebbe potuta evitare, ad ogni rappresentanza della Confedilizia, oltre 200, è stata inviata una richiesta affinché sollecitassero i Comuni per prorogare la data di scadenza del 16 giugno p.v. richiesta che non ha avuto riscontro. La nuova IMU vale per tutte le seconde case, a prescindere dalla categoria catastale, cadranno sotto l’iniqua tassa patrimoniale. E come se non bastasse dietro l’angolo c’è la TARI (tassa sui rifiuti) ad attendere tutti coloro che posseggono un immobile, l’oscura tassa sui rifiuti, che spesso viene calcolata in modo alquanto approssimativo da parte dei Comuni il cui unico fine è quello di fare cassa. Nel caso della prima casa sarà il proprietario a provvedere, nel caso in cui l’immobile sia in affitto toccherà all’inquilino. La TARI andrà pagata senza alcuna eccezione anche sulle seconde case, dotate di allacci e di utenze, indipendentemente sia abitata o meno.