Intervista con Guglielmo Bozzolini, membro del Comitato per una Svizzera Solidale – No a Ecopop
Il 30 novembre il popolo svizzero è chiamato ancora una volta a votare su un’iniziativa anti stranieri: l’iniziativa ECOPOP, che propone di ridurre drasticamente le possibilità d’immigrazione in Svizzera, limitando ogni anno il numero dei nuovi ingressi al 2 per mille della popolazione, senza distinguere tra cittadini dell’Unione Europa e persone provenienti da altri paesi. In pratica 16 mila persone contro le attuali 60-70 mila. Un numero inferiore alle sole richieste d’asilo e ampiamente al di sotto dei ricongiungimenti familiari, che di fatto sparirebbero. Si tratterebbe quindi sostanzialmente della chiusura delle frontiere, a fronte della quale verrebbero invece completamente liberalizzati i permessi brevi e precari, come il frontaliere e lo stagionale.
Guglielmo Bozzolini, Direttore della Fondazione ECAP è membro del Comitato che coordina la campagna per il No, gli domandiamo perché ritiene che l’iniziativa Ecopop sia pericolosa.
Ti posso indicare cinque motivi: Ecopop è pericolosa
- perché maschera la sua natura profondamente xenofoba, speculando su temi di largo consenso popolare come l’ecologia e la tutela dell’ambiente;
- perché è egoista e ancora una volta individua gli immigrati e le immigrate come i colpevoli dei presunti mali di questo paese, anziché riconoscerne il ruolo fondamentale per l’economia e la società elvetiche;
- perché è disumana e limitando l’immigrazione stabile propone invece la liberalizzazione dei permessi precari e di corta durata, puntando a ridurre gli immigrati a mera forza lavoro, da usare e buttare quando si vuole, senza riconoscere i più elementari diritti;
- perché impedirebbe qualsiasi possibilità di rapporto con l’Europa, alzando muri attorno alla Svizzera e condannando il paese a chiudersi nell’isolamento politico e culturale. Molto peggio della Massenenanderungsinitiative.
Ma soprattutto è pericolosa perché ha buone possibilità di vincere. Senza una forte mobilitazione, che chiami a raccolta tutti coloro che si riconoscono in una società aperta e solidale, il rischio c’è.
Eppure tutti i partiti sono contro e sembrerebbe scontato l’esito negativo.
Non bisogna ripetere gli errori commessi in febbraio con la Masseneinanderunginitiative (l’Iniziativa contro l’immigrazione di massa, che il 9 febbraio ha vinto con uno scarto di ventimila voti, n.d.r.). Anche il quel caso tutti credevano che non avesse chance, invece ha vinto e la nostra mobilitazione è avvenuta solo dopo, a sconfitta ormai avvenuta. Il primo marzo ci siamo ritrovati in dodicimila in Piazza Federale a Berna, a manifestare per una Svizzera aperta e solidale. La sera stessa della sconfitta, il nove febbraio, 3000 giovani zurighesi sono immediatamente scesi sull’Helvetiaplatz per esprimere il loro scontento. Adesso la mobilitazione deve avvenire prima.
Che appuntamenti sono previsti?
Il primo novembre vogliamo simbolicamente tornare su Piazza Federale, per rilanciare e allargare il movimento del marzo scorso. Questa volta insieme alle organizzazioni dei migranti e al sindacato scenderanno in campo anche i rappresentanti dei partiti, da Regula Rytz dei Verdi a Cristian Levrat del PS. Bisogna allargare il più possibile ‘uditorio e raggiungere due obiettivi: non lasciar disperso nessun voto e parlare anche a quella parte di popolazione che nei mesi scorsi è stata sensibile alle sirene della destra, magari perché impaurita dalla crisi economica. Tra loro molti doppi cittadini. Non bisogna stancarsi di spiegare che quelle proposte dalla destra non sono ricette funzionanti, la xenofobia (prendersela con lo straniero) non risolve i problemi, ma li aggrava perché avvelena la società.
Qual è il ruolo delle organizzazioni italiane in questa campagna?
E’ un ruolo importantissimo sia perché la collettività italiana ha una funzione importante in Svizzera, avendo vissuto da Schwarzenbach in avanti tutte le campagne anti stranieri, sia, e direi soprattutto, perché ci sono circa trecentomila doppi cittadini italiani e svizzeri. Bisogna raccogliere ogni voto per dire no alla xenofobia, al razzismo e si ai diritti degli immigrati e delle immigrate, al diritto di avere un permesso di residenza stabile, di vivere con la propria famiglia. Non si può dare per scontata la sconfitta dell’iniziativa. Questa battaglia non la condurrà nessuno per noi, se non ci impegneremo in prima persona. Gli immigrati e le immigrate ne devono essere i protagonisti .
Anche chi non ha il diritto di voto deve fare tutto il possibile per convincere amici, parenti, figli e colleghi a schierarsi. A schierarsi per una Svizzera moderna, aperta e solidale.