Dalle urne per le elezioni del Com.It.Es di Ginevra scaturisce un pareggio, 6 a 6, per le due liste in competizione, con 16 voti in più per la SAIG in conseguenza del proporzionale puro di cui alla legge sui Com.It.Es.
Alla luce dei risultati elettorali e della scarsissima adesione al voto da parte degli aventi diritto, non ci sono motivi per esultare né a Ginevra, né in Svizzera, né nel mondo.
Vedendo in prima persona le tante difficoltà riscontrate in questa ultima tornata elettorale per il rinnovo del Com.It.Es., posso liberamente affermare – cosa che ho fatto in precedenza – che si sarebbe dovuto lavorare molto sulla normativa con i numeri: meno il 4% raggiunti nel 2015. Come si dice in queste occasioni: lasciamoci il passato alle spalle e pensiamo al futuro. Però il passato deve servire al presente per pensare al futuro.
Quali sono state le difficoltà riscontrate da tutti?
Come anzidetto, la normativa di per sé, quella dell’opzione inversa, è stata drammaticamente bocciata nuovamente dalla comunità italiana. Motivo? Perché iscriversi al voto, se il voto è un diritto? Queste sono state le risposte date da tanti italiani a cui è stato mendicato di iscriversi.
– FastIt, tanto consigliato e tanto messo in valore: purtroppo, questo mezzo all’avanguardia non ha dato l’esito che si sperava. Non tutti i connazionali, anche quelli esperti del settore, hanno potuto votare, pur iscrivendosi. Sono state diverse le problematiche riscontrate, ma le più ricorrenti sono le seguenti: impossibile connettersi, impossibile finalizzare la richiesta e, quando si era convinti di aver realizzato la richiesta, non è pervenuta negli appositi uffici.
– Le iscrizioni in cartaceo. Benché le autorità consolari siano state abbastanza elastiche nell’accogliere le domande d’iscrizione al voto, si sono riscontrati altri problemi di carattere legale.
Prendendo molto alla leggera il formulario, tanti connazionali non hanno riempito nella maniera adeguata la richiesta, facendo degli errori tipo: uno scarabocchio per firma, non conforme a quella del documento; mancanza di indirizzo o indirizzo italiano; iscrizione con il cognome del marito, e simili mancanze di conformità.
– Un altro problema, che si è aggiunto a quelli sopraccitati, è stato il mancato recapito da parte delle Poste svizzere, o a indirizzi sbagliati. Molti hanno richiesto il duplicato, ma tanti connazionali non l’hanno fatto. Forse perché non ricordavano nemmeno di essersi iscritti, oppure ignari dei termini di ritorno del plico.
Come risolvere facilmente tanti problemi per avere un elenco di elettori consapevoli?
Devo ammettere che, oggi, concordo con l’opzione inversa, ma solo se si creassero le condizioni per optare per questa soluzione. Mi spiego meglio!
- Creare una sinergia di tutti gli attori istituzionali e l’associazionismo al fine di un’informazione costante per far conoscere cosa sono i Com.It.Es. e qual è il loro ruolo. A questo scopo, i Com.It.Es. devono essere determinanti nel farsi conoscere con una serie di azioni, soprattutto in sinergia tra di loro all’interno di in una nazione.
- Con i fondi risparmiati dall’invio dei plichi a tappeto, realizzare a partire dai consolati una piccola brochure e informare quando il connazionale rinnova i documenti d’identità o usufruisce dei servizi consolari. Un’apposita domanda sui formulari consolari e su FastIt che accetti o meno l’iscrizione all’elenco.
- I Com.It.Es., i corrispondenti consolari e persone di accertata fiducia, potrebbero essere autorizzate, dall’indizione delle elezioni Com.It.Es., a verificare la giusta correttezza delle iscrizioni, oltre a coloro che si iscrivono in maniera indipendente.
Ci sono tante altre soluzioni da trovare tutti attorno a un tavolo di lavoro.
Chi vince nei Com.It.Es non può esultare più di tanto, perché vede i 7 Com.It.Es. della Svizzera eletti con meno di 8.000 voti su 650.000 italiani iscritti all’AIRE. I nuovi eletti ai Com.It.Es. avranno un arduo compito da svolgere, che sarà quello di lavorare per farsi conoscere; ed il reale ruolo che dovrebbe svolgere il Com.It.Es. è quello di un organo di rappresentanza e non politico.
Gli eletti devono eleggere dei rappresentanti al CGIE, capaci di interpretare questa rappresentatività e trasmetterla agli interlocutori governativi, mediante un’eccellente collaborazione con i parlamentari eletti all’estero.
A mio parere, come già detto in altre occasioni, non c’è più tempo per i giochetti di branco o per il personalismo politico, c’è bisogno di una rappresentanza che abbia il coraggio di cambiare rotta e perseguire una strada comune verso un dialogo con tutte le parti, che volga a dare risposte alle tante domande che gli italiani all’estero si e ci pongono.
Nello stato attuale, e come si è evidenziato negli ulti anni, il connazionale all’estero ha poca fiducia nelle istituzioni in genere; sta a noi ridare quella speranza di ritornare ad abbracciare quell’italianità di cui abbiamo tutti bisogno.
I nostri connazionali sono tutti affacciati alla finestra per sapere o capire se siamo all’altezza di questo arduo compito per il quale, per l’ennesima volta, ci hanno dato mandato, accordandoci una magra, ma comunque importante, fiducia.
Se dovessi esprimere con una sola parola la mia opinione sui Com.It.Es., inerente alle ultime elezioni, potrei definirli veramente in terapia intensiva, pronti per l’ultimo respiro. Sarebbe il sollievo di quanti li vorrebbero un ricordo.
Pertanto, ho proposto a tutti i membri eletti nei Com.It.Es in Svizzera, un incontro a Berna, il prossimo sabato 11 dicembre, per discutere alcuni punti mirati alla salvaguardia dei comitati e del processo elettorale democratico da preservare, assieme al diritto per gli elettori di esprimere il proprio voto con l’inversione inversa.
di Carmelo Vaccaro