I sei Consiglieri federali uscenti sono stati riconfermati al primo turno Il PS mantiene il suo secondo seggio con Alain Berset
L’Assemblea federale ha messo fine alle molteplici discussioni, sul ritorno alla concordanza, sui partiti che esigevano seggi e sul possibile colpo di scena della non rielezione di Eveline Widmer-Schlumpf, che avevano preceduto il rinnovo del governo della Confederazione. L’elezione non ha cambiato nulla dal punto di vista della presenza dei partiti nel Consiglio federale e ha mantenuto lo status quo: 1 UDC, 2 PS, 2 PLR, 1 PPD, 1 PBD. Tra gli scenari aperti il nodo principale era Eveline Widmer-Schlumpf (PBD) presa di mira dall’UDC, che esigeva un secondo seggio. Anche se la situazione di Widmer-Schlumpf si era rafforzata, nessuno si aspettava che la rielezione andasse così liscia. L’attacco dell’UDC si è infranto contro la volontà dell’Assemblea federale di non estromettere dall’esecutivo la Consigliera PBD, decretando che la “formula magica” del governo non è più sacrosanta. Il partito democentrista ne ha pagato lo scotto, forse anche per qualche errore commesso all’interno. I due candidati Hansjörg Walter e Jean-François Rime non hanno avuto alcuna possibilità di essere eletti, perché poco validi per trovare alleanze che li avrebbero sostenuti. La sconfitta patita dall’UDC nel suo tentativo di riconquistare il secondo seggio è stata mal digerita, soprattutto dai vertici democentristi. Alcuni parlamentari UDC hanno però espresso autocritica per la strategia scelta dal partito, definendo inconseguente la decisione dei vertici di presentare Rime contro i due seggi socialisti e il seggio di Schneider-Ammann del PLR. Ora all’UDC resta il compito di curare le ferite e di trovare le contromisure alla disfatta, per ritentare la conquista del secondo seggio per il quale, salvo dimissioni, sarà costretta ad aspettare fino al 2015.
“L’UDC deve rimanere in governo per la sicurezza del Paese”, ha sostenuto il capogruppo parlamentare democentrista Caspar Baader, allontanando un passaggio all’opposizione. Per riottenere il peso politico in governo, corrispondente alla sua forza elettorale, per l’UDC sarà determinante, per il consenso, un cambiamento di strategia, se non di direzione, ma anche una politica più costruttiva. Se ne discuterà il 28 gennaio all’assemblea dei delegati. A parte la parentesi per il seggio di Widmer-Schlumpf, i lavori dell’elezione si sono svolti in un clima sereno e con i parlamentari disciplinati anche nei loro interventi. Le riconferme dei ministri in carica si sono concluse prima del previsto e tutte al primo turno. Il maggior numero di voti l’ha ottenuto Doris Leuthard (PPD) con 216, poi Didier Burkhalter (PLR) con 196, Simonetta Sommaruga (PS) con 179, Johann Schneider-Ammann (PLR) e Ueli Maurer (UDC) con 159 ed Eveline Widmer-Schlumpf (PBD) con 131. Per il seggio vacante di Micheline Calmy-Rey, l’Assemblea federale ha eletto in soli due turni il 39enne friburghese Alain Berset. Un risultato che ha rispettato i pronostici ed è da attribuire ad una strategia mirata del PS di presentare validi candidati. Berset si era fatto apprezzare in parlamento anche dalle altre forze politiche per la competenza e lo stile affabile evidenziato dal suo ingresso nel 2003 nella Camera dei cantoni. L’elezione di Berset ha riportato nell’esecutivo la maggioranza maschile dopo appena un anno. Dopo l’elezione c’è stato un mini rimpasto nella ripartizione dei dipartimenti che riguardano Didier Burkhalter e Alain Berset. Il Consigliere del PLR ha lasciato il Dipartimento federale dell’interno (DFI) al socialista Berset ed è passato al Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE). Immutati per contro i vertici degli altri dipartimenti. Il PS aveva manifestato il desiderio di ritornare al DFI. La presenza di Berset sarà l’occasione di “trovare soluzioni più equilibrate rispetto a quelle proposte da Burkhalter o Couchepin”, ha commentato Christian Levrat (PS), trovando anche l’appoggio del PPD. Al nuovo responsabile spettano compiti delicati da svolgere, revisione dell’AVS, dopo la bocciatura patita alle urne dell’11esima revisione, o la votazione sulla cassa malati federale unica, iniziativa promossa dallo stesso PS. L’arrocco non ha entusiasmato però né Didier Burkhalter, né il PLR, dato che il partito perde un dicastero di peso. Il prezzo pagato al PS per il sostegno dei candidati PLR? Il presidente del partito Fulvio Pelli dichiara che Burkhalter era isponibile al DFAE e ne attribuisce la responsabilità della scelta al governo. I partiti non hanno avuto nessun ruolo nella decisione. Gaetano Scopelliti