Sono considerate una farsa le elezioni presidenziali in Siria. Bashar al-Assad verso il terzo mandato, ma la rivolta continua
Si sono chiusi lo scorso mercoledì i seggi in Siria per le elezioni presidenziali. Consultazioni controverse, considerate dalla comunità internazionale come una “farsa” dal momento che il presidente in carica Bashar al-Assad era già sicuro di ottenere la sua terza vittoria, dato i due
sfidanti sono poco noti alla popolazione. Le Nazioni Unite ha dunque avvertito che il conflitto, iniziato tre anni fa, rischia di durare ancora a lungo. “Le elezioni presidenziali in Siria sono una farsa”. È questo il commento rilasciato ai giornalisti dal segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, a margine di una riunione dei Ministri della Difesa dei Paesi dell’Alleanza. “Il voto”, ha detto Rasmussen, “non contempla gli standard internazionali per libere e trasparenti elezioni e sono certo che nessuno dei Paesi della Nato le riconoscerà come legittime”. Anche il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius ha denunciato le elezioni presidenziali in Siria, definendole una “farsa che non risolverà il sanguinoso conflitto in corso nel Paese”. “In queste elezioni la scelta era fra Bashar al-Assad e Bashar al-Assad. È solo una farsa che ha come unico scopo quello di giustificare la capacità di leadership del presidente”, ha poi aggiunto.
Il ministro degli Esteri britannico William Hague ha dichiarato che la rielezione del presidente Bashar al-Assad, che non riconoscerà come legittima, è “un insulto al popolo siriano in cerca di libertà e di vero cambiamento politico”. “Ad Assad mancava legittimità prima delle elezioni, e non la otterrà nemmeno dopo. Questa elezione non ha nulla a che fare con una vera democrazia”, si legge in un comunicato. Hague ha poi sottolineato che l’elezione siriana, vinta da Assad con l’88,7% dei voti, si è svolta “nel bel mezzo di una guerra civile, con milioni di persone private del voto, senza l’accesso all’assistenza umanitaria di base e con la brutale repressione di ogni opposizione”. “Organizzare delle votazioni in queste circostanze – ha poi aggiunto – non è che un modo per mantenere un regime dittatoriale, il che è un insulto al popolo siriano che invece cerca libertà e cambiamenti politici”. Infatti, anche la Coalizione Nazionale siriana, il raggruppamento delle opposizioni al regime di Damasco, ha criticato il nuovo mandato al presidente al-Assad definendolo “illeggittimo”. “Il popolo proseguirà nella sua rivoluzione fino a quando i suoi obiettivi non saranno stati raggiunti”, sostiene la coalizione.
Intano i combattimenti tra esercito e ribelli in Siria continuano a impedire agli operatori umanitari di raggiungere decine di migliaia di persone che non hanno acqua pulita da bere o cibo. Lo ha detto all’agenzia MISNA Ralph El Hage, portavoce del Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) in Siria. “Nelle zone di conflitto non possiamo operare senza il via libera di entrambe le parti in lotta – ha sottolineato il responsabile – e accade spesso che prima di poter portare aiuti trascorrano mesi”. A maggio gli operatori del Cicr hanno potuto consegnare per la prima volta acqua e altri beni essenziali nell’area orientale di Aleppo, controllata dai ribelli. Interventi sono stati condotti anche nelle regioni di Damasco e Homs. Secondo El Hage, però, nel giorno delle elezioni volute dal presidente Bashar al Assad intere zone del paese restano “inaccessibili”.
Il conflitto violento in Siria tra i soldati del governo e ribelli islamici sono iniziati a marzo del 2011 con proteste calme contro il governo a Damasco, fino ad oggi si presume che siano stati uccisi più di 160’000 persone nella guerra civile e milioni sono fuggiti dal proprio paese. Solo la settimana scorsa in due giorni di bombardamento a colpi di mortaio effettuati dai ribelli siriani contro le zone di Aleppo sotto il controllo del regime, sono morte almeno 50 persone, tra cui nove bambini. Lo ha reso noto l’Osservatorio siriano per i diritti umani, secondo il quale le bombe avrebbero provocato 27 morti sabato e 23 morti domenica. Secondo il responsabile dell’associazione, Rami Abdel Rahman, l’offensiva dei ribelli era collegata alle elezioni presidenziali.