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21 November 2024
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Elezioni politiche 2022 Scrive chi legge

Elezioni politiche 2022 (Astensionismo vs. Agenda Draghi)

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Premessa Rimango scettico verso chiunque oggi venga da me a chiedere il voto, dopo tutti i crimini che sono stati commessi, in questi ultimi due anni e mezzo. Dopo che il “governo dei migliori” ha da tempo apparecchiato il disastro, è piuttosto complicato, sganciarsi dalla dipendenza del gas russo, essendo sì tecnicamente possibile, ma economicamente disastroso. Mi aspetterei dai partiti che hanno a cuore  la sorte dei cittadini e chiedono il nostro voto, di fare una sola cosa di buon senso: basta con le sanzioni, torniamo a normali rapporti commerciali con la Russia! Mentre le grosse coalizioni – centro destra, centro sinistra, terzo polo e M5S sono esentate dalla raccolta firme per la presentazione delle liste, i partiti che si collocano fuori dal sistema della politica nazionale hanno dovuto rincorrere i firmatari tra ombrelloni e lettini, o nelle città deserte durante l’estate. Che poi abbiano riempito le piazze, e raccolto un consenso importante, durante la fase pandemica, viene ignorato sia dal mainstream che dai detentori del vapore. Al meeting ufficiale di Cernobbio nella lussuosa Villa d’Este, si raccoglie l’establishment italiano, e il confronto tra i big degli schieramenti politici si “accende”. I temi sono quelli noti, dall’incombente crisi autunnale trainata all’inflazione, alla guerra e all’aumento dei costi dell’energia. Il rischio che a pagarla siano i soliti noti, cioè le famiglie e i lavoratori è ben più che fondato, ma di questo le ricche star politiche non si sono occupate. Si è taciuto che grandi compagnie come ENI e altre nel settore energetico, hanno realizzato in questi mesi 42 miliardi di extra-profitti speculando sul prezzo del gas, mentre migliaia di piccole e medie imprese rischiano di chiudere. A trent’anni dal trattato di Maastricht, l’Italia è in una fase ininterrotta di declino. I salari reali si sono ridotti, la disoccupazione e la precarietà sono esplose. A colpi di 90.000 giovani formati l’anno, molti sono espatriati. Lo stato è sempre meno efficiente e sempre più aggressivo e incattivito. L’università e la ricerca sono state umiliate, la scuola è diventata la gabbia per giovani nevrotizzati e smartphone-dipendenti. Il sistema sanitario pubblico è stato smantellato e le pensioni sempre più miserabili. Ci avevano detto che con l’austerità avremmo risolto il problema del debito pubblico accumulato negli anni ’80, quando vivevamo al di sopra delle nostre possibilità. Ricordo questo quadro come promemoria, del ceto neoliberale che ci ha governato in questi ultimi decenni, con un gioco delle parti e di ruolo chiamato bipolarismo, che di fatto si sovrappone nelle decisioni, e si anima di toni accesi in prossimità delle elezioni. Ebbene i sondaggi indicano la vittoria di Fratelli D’Italia, che probabilmente capitanato dalla Meloni ogni giorno più atlantista, governerà con il PD, e già si auspica un ritorno di Draghi che si è detto disponibile a proseguire il lavoro iniziato. Quando capiremo, che ormai la politica è al servizio della finanza, e che il teatrino delle elezioni, serve unicamente per rinforzare questo concetto? Sui temi ricorrenti in questa campagna elettorale, si parla del rincaro delle bollette, del sostegno all’Ucraina, ma si evita di affrontare il tema emergenza sanitaria (Covid e green pass), e dei responsabili dei danni sociali e alle persone causati in questi ultimi due anni, e le conseguenze future. Si evita di parlare dell’astensionismo e dei cittadini indecisi in vista dell’appuntamento con l’urna, mentre è palese la sfiducia degli elettori che ha raggiunto percentuali preoccupanti, in alcuni casi è diventata maggioranza. Dai sondaggi viene fuori un astensionismo al 40% degli aventi diritto al voto. I cittadini vorrebbero votare una classe politica competente, responsabile e con alto senso etico. Come si conciliano queste aspettative, se nei cittadini stessi risultano pervasivi la scarsa sensibilità civica, bensì uno spiccato individualismo che produce disinteresse verso la partecipazione democratica? Dunque, una società cronicamente apatica, frammentata e individualista pervasa dal populismo e dai social, in cui non si fa nulla per stimolare il civismo nella comunità. Il tutto vissuto tra i media tradizionali e i social virtuali, in cui ambo le parti giocano all’interno del sistema due partite apparentemente opposte. I partiti si ricordano della cittadinanza soltanto quando bisogna votare, mettendo in secondo piano programmi e progetti per il bene del nostro Paese. Nei social virtuali domina lo scontento e catastrofismo generale, con proposte da parte di candidati di gruppi emergenti, irrealizzabili, o vuoti di soluzioni specifiche sul come cambiare ciò che promettono. È facile e ammiccante dire fuori dalla NATO, UE o euro. Ma l’alternativa e l’approfondimento di certi processi rimane assente, per mancanza di competenze e soprattutto per mancanza di rapporti e relazioni con i Padroni del Vapore. Senza il loro supporto nessuna rivoluzione sociale è pensabile, anzi sono loro che di fatto hanno avviato una transazione epocale che possiamo chiamare Grande Reset, Agenda Draghi o 2030, NWO, new green deal o come vi pare.
Come dare ancora fiducia, al partito unico “centro-destra-sinistra” neoliberale che si candida a gestire una tempesta perfetta in arrivo? Promettendo le stesse ricette avventuriste e fallimentari che le hanno provocate, a cominciare dalla fallimentare strategia pandemica e una gestione geopolitica suicida nei confronti del nostro principale fornitore di risorse naturali. Lo annunciano senza pudore nei loro proclami che chiunque vincerà, azionerà il pilota automatico e l’Agenda Draghi ripretenderà. Con l’arrivo delle veline di Biden e della von der Leyen sulla scrivania del premier bisognerà seguire scrupolosamente le semplici istruzioni che ben conosciamo. Il risultato comunque vada, sarà prevedibilmente un pasticcio che consegnerà un nuovo Parlamento senza forma e spina dorsale. Pronto per evitare guai peggiori al paese, ed essere consegnato a fine legislatura ad un nuovo governo tecnico, probabilmente a guida PD. Questa fase terribile prelude a qualcosa di molto molto peggio e che si schianterà sulla parte più debole dell’Italia prestissimo, in un autunno di fame, razionamenti, forse reclusioni e, certamente proteste di massa. Dopo questa lunga e agghiacciante premessa, mi chiedo, come agire il 25 settembre? Senza dare eccessiva importanza ad ‘un voto, che in passato si è dimostrato inutile, sono consapevole che la decisione per avere un paese diverso, un paese che si riveda nella Costituzione repubblicana, necessita di un cambio di mentalità e di paradigma esistenziale da vivere giornalmente. Cosa serve venire chiamati ogni cinque anni per stabilire chi ci governerà, se le promesse non vengono poi mantenute, né dai partiti, né dai singoli che spesso a legislatura in corso cambiano casacca, o i governi raramente arrivano a fine mandato? Non credo nei nuovi “Gate keeper”, e non darò la mia fiducia a questa classe politica, con le motivazioni che seguiranno. Non volendo passare per il bastian contrario, indicherò le ragioni del mio astensionismo e i requisiti o illusione che dovrebbe avere il futuro Presidente del Consiglio dei Ministri e il suo schieramento politico che presterà giuramento al Palazzo del Quirinale.
Le ragioni del mio astensionismo
Non essendoci più diversi partiti in rappresentanza di diverse idee, ma solo il Partito Unico Neoliberista, votare in queste condizioni sarebbe come tornare a votare la lista unica ai tempi del fascismo. Tutti i partiti dichiarano che il voto oltre a essere un diritto è un dovere, e che se andassimo tutti a votare, cambierebbe finalmente qualcosa. Gli elettori si dividono in questi gruppi. Gli indecisi malinformati che seguono i TG e Bruno Vespa, voteranno di pancia con le indicazioni dei sondaggi, all’ultimo istante. Gli opportunisti, che seguiranno a sostenere il loro partito d’interesse. I menefreghisti, sfiduciati e interessati più al calcio o le “happy hour” come valvola di sfogo. I giovani in generale, sedati dai social, giochi online e musica tambureggiante e demenziale, che disinformati su tutto, vivono un nichilismo passivo e consumistico a favore dell’élite. L’astensione non è un’arma vincente, ma un’estensione di causa. Come per il divorzio, non significa che tu ti accomodi da un’altra parte. Non schierandosi, si comprende che questo matrimonio non sa più da fare, perché siamo stati traditi, e di fatto cornuti. Facciamoci un esame di come il sistema abbia potuto fregarmi e ridurmi senza lavoro, dignità e povertà? Credetemi, il politico con le sue decisioni vi cambia la vita e produce dei danni. Quindi, divorzio dalla politica, dal partito o politico di riferimento per camminare con le proprie gambe, e maturare la consapevolezza di non dipendere da loro, facendo nuove scelte. Navigare nel buio affidandosi alla casualità, che altri prenderanno decisioni per me, dopo che hanno tradito con false promesse e atti criminali e incostituzionali. Dando loro il mandato, significa non essere più proprietari delle proprie scelte e vita, ma carne da macello di coloro che ci manipolano, e ne traggono profitto, mentre io affondo sempre più, è puro masochismo intellettuale.
Il mio non è sovversivismo nichilista che alimenta solo l’idea paranoica del sospetto, di “Gate Keeper” e traditori in ogni dove. Non una psicosi che ha perso ogni capacità di afferrare la complessità e contraddittorietà del reale. Non teorizzo l’astensionismo elettorale come arma politica anti-sistemica. Il mio teorema è: “il nostro popolo è quello che non vota più, lì dobbiamo stare. Partecipare alle elezioni è fare il gioco del sistema. In apparenza c’è una contraddizione di opposti tra il fenomeno di non recarsi al voto e quello di usare la scheda elettorale per esprimere protesta e volontà di cambiamento. Trattasi in verità di due lati della stessa medaglia. Due modi in cui si manifesta la stessa sostanza, dove la sostanza è la crisi di egemonia dell’élite dominante, quindi il divorzio tra questa e le masse popolari. È un mio diritto, pagando le tasse più salate al mondo, decidere di scegliere i dipendenti che debbano lavorare e garantirmi oltre al diritto del voto, uno stipendio congruo in rapporto al costo della vita. L’accesso a dei servizi pubblici efficienti, istruzione garantita a tutti, lavoro a tempo indeterminato, acqua pubblica gratuita, vigilanza sui costi dell’energia oltre alla sicurezza del territorio e altre voci menzionate nella nostra costituzione. Mentre l’élite crea distrazioni di massa, o reali chiamate crisi da loro stessi generate, loro restano concentrati, mentre noi corriamo dietro ad ogni scempiaggine, come il voto, impegnandoci ogni volta come se fossero questioni fondamentali. Intanto siamo sempre più divisi ed in disaccordo, che abdichiamo ad ogni divide et impera. Vi è qualcosa di più divisivo di un’elezione? Più forte sarà l’astensionismo e più debole sarà il fronte liberista variamente articolato. Anche se l’astensione dal voto non è una merce spendibile in tempi brevi, siamo ancora alla resistenza passiva. È solo questione di tempo e capiremo tutti, che i nostri governanti non sono più al nostro servizio. Assistiamo ora a questa umiliante corsa alle firme dell’ultimo secondo, con un’opposizione non all’altezza della situazione, distanti dai movimenti e dalle loro basi, disinteressate a forme di ribellione che accompagnino la chiamata alle urne. Si potrebbe impedire a tutti loro di rientrare nei palazzi del potere, ma questo lo si può fare solo rifiutandosi di sottostare ai loro giochi, delegittimando qualunque cosa, per poi procedere con una manifestazione nazionale senza scadenza. Del resto, siamo milioni, ma purtroppo questi milioni si recheranno alle urne e si sentiranno sazi con questo gesto. Rimango scettico verso chiunque oggi venga da me a chiedere il voto, dopo tutti i crimini che sono stati commessi. Dovremmo agire ricordando che quel che è accaduto e sta accadendo è semplicemente troppo grave. Se fossimo molto più forti e coraggiosi e molto meno deboli e rammolliti, oggi noi sapremmo già che il 25 settembre a votare non ci andrebbe proprio nessuno, e ci prepareremmo ad un dissenso pacifico ma convinto perché uniti. Le prossime elezioni giungono in anticipo per ingannarci, per restituire legittimazione e dignità a coloro che a noi le hanno tolte.
Mario Pluchino

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