

Come dare ancora fiducia, al partito unico “centro-destra-sinistra” neoliberale che si candida a gestire una tempesta perfetta in arrivo? Promettendo le stesse ricette avventuriste e fallimentari che le hanno provocate, a cominciare dalla fallimentare strategia pandemica e una gestione geopolitica suicida nei confronti del nostro principale fornitore di risorse naturali. Lo annunciano senza pudore nei loro proclami che chiunque vincerà, azionerà il pilota automatico e l’Agenda Draghi ripretenderà. Con l’arrivo delle veline di Biden e della von der Leyen sulla scrivania del premier bisognerà seguire scrupolosamente le semplici istruzioni che ben conosciamo. Il risultato comunque vada, sarà prevedibilmente un pasticcio che consegnerà un nuovo Parlamento senza forma e spina dorsale. Pronto per evitare guai peggiori al paese, ed essere consegnato a fine legislatura ad un nuovo governo tecnico, probabilmente a guida PD. Questa fase terribile prelude a qualcosa di molto molto peggio e che si schianterà sulla parte più debole dell’Italia prestissimo, in un autunno di fame, razionamenti, forse reclusioni e, certamente proteste di massa. Dopo questa lunga e agghiacciante premessa, mi chiedo, come agire il 25 settembre? Senza dare eccessiva importanza ad ‘un voto, che in passato si è dimostrato inutile, sono consapevole che la decisione per avere un paese diverso, un paese che si riveda nella Costituzione repubblicana, necessita di un cambio di mentalità e di paradigma esistenziale da vivere giornalmente. Cosa serve venire chiamati ogni cinque anni per stabilire chi ci governerà, se le promesse non vengono poi mantenute, né dai partiti, né dai singoli che spesso a legislatura in corso cambiano casacca, o i governi raramente arrivano a fine mandato? Non credo nei nuovi “Gate keeper”, e non darò la mia fiducia a questa classe politica, con le motivazioni che seguiranno. Non volendo passare per il bastian contrario, indicherò le ragioni del mio astensionismo e i requisiti o illusione che dovrebbe avere il futuro Presidente del Consiglio dei Ministri e il suo schieramento politico che presterà giuramento al Palazzo del Quirinale.
Le ragioni del mio astensionismo
Non essendoci più diversi partiti in rappresentanza di diverse idee, ma solo il Partito Unico Neoliberista, votare in queste condizioni sarebbe come tornare a votare la lista unica ai tempi del fascismo. Tutti i partiti dichiarano che il voto oltre a essere un diritto è un dovere, e che se andassimo tutti a votare, cambierebbe finalmente qualcosa. Gli elettori si dividono in questi gruppi. Gli indecisi malinformati che seguono i TG e Bruno Vespa, voteranno di pancia con le indicazioni dei sondaggi, all’ultimo istante. Gli opportunisti, che seguiranno a sostenere il loro partito d’interesse. I menefreghisti, sfiduciati e interessati più al calcio o le “happy hour” come valvola di sfogo. I giovani in generale, sedati dai social, giochi online e musica tambureggiante e demenziale, che disinformati su tutto, vivono un nichilismo passivo e consumistico a favore dell’élite. L’astensione non è un’arma vincente, ma un’estensione di causa. Come per il divorzio, non significa che tu ti accomodi da un’altra parte. Non schierandosi, si comprende che questo matrimonio non sa più da fare, perché siamo stati traditi, e di fatto cornuti. Facciamoci un esame di come il sistema abbia potuto fregarmi e ridurmi senza lavoro, dignità e povertà? Credetemi, il politico con le sue decisioni vi cambia la vita e produce dei danni. Quindi, divorzio dalla politica, dal partito o politico di riferimento per camminare con le proprie gambe, e maturare la consapevolezza di non dipendere da loro, facendo nuove scelte. Navigare nel buio affidandosi alla casualità, che altri prenderanno decisioni per me, dopo che hanno tradito con false promesse e atti criminali e incostituzionali. Dando loro il mandato, significa non essere più proprietari delle proprie scelte e vita, ma carne da macello di coloro che ci manipolano, e ne traggono profitto, mentre io affondo sempre più, è puro masochismo intellettuale.
Il mio non è sovversivismo nichilista che alimenta solo l’idea paranoica del sospetto, di “Gate Keeper” e traditori in ogni dove. Non una psicosi che ha perso ogni capacità di afferrare la complessità e contraddittorietà del reale. Non teorizzo l’astensionismo elettorale come arma politica anti-sistemica. Il mio teorema è: “il nostro popolo è quello che non vota più, lì dobbiamo stare. Partecipare alle elezioni è fare il gioco del sistema. In apparenza c’è una contraddizione di opposti tra il fenomeno di non recarsi al voto e quello di usare la scheda elettorale per esprimere protesta e volontà di cambiamento. Trattasi in verità di due lati della stessa medaglia. Due modi in cui si manifesta la stessa sostanza, dove la sostanza è la crisi di egemonia dell’élite dominante, quindi il divorzio tra questa e le masse popolari. È un mio diritto, pagando le tasse più salate al mondo, decidere di scegliere i dipendenti che debbano lavorare e garantirmi oltre al diritto del voto, uno stipendio congruo in rapporto al costo della vita. L’accesso a dei servizi pubblici efficienti, istruzione garantita a tutti, lavoro a tempo indeterminato, acqua pubblica gratuita, vigilanza sui costi dell’energia oltre alla sicurezza del territorio e altre voci menzionate nella nostra costituzione. Mentre l’élite crea distrazioni di massa, o reali chiamate crisi da loro stessi generate, loro restano concentrati, mentre noi corriamo dietro ad ogni scempiaggine, come il voto, impegnandoci ogni volta come se fossero questioni fondamentali. Intanto siamo sempre più divisi ed in disaccordo, che abdichiamo ad ogni divide et impera. Vi è qualcosa di più divisivo di un’elezione? Più forte sarà l’astensionismo e più debole sarà il fronte liberista variamente articolato. Anche se l’astensione dal voto non è una merce spendibile in tempi brevi, siamo ancora alla resistenza passiva. È solo questione di tempo e capiremo tutti, che i nostri governanti non sono più al nostro servizio. Assistiamo ora a questa umiliante corsa alle firme dell’ultimo secondo, con un’opposizione non all’altezza della situazione, distanti dai movimenti e dalle loro basi, disinteressate a forme di ribellione che accompagnino la chiamata alle urne. Si potrebbe impedire a tutti loro di rientrare nei palazzi del potere, ma questo lo si può fare solo rifiutandosi di sottostare ai loro giochi, delegittimando qualunque cosa, per poi procedere con una manifestazione nazionale senza scadenza. Del resto, siamo milioni, ma purtroppo questi milioni si recheranno alle urne e si sentiranno sazi con questo gesto. Rimango scettico verso chiunque oggi venga da me a chiedere il voto, dopo tutti i crimini che sono stati commessi. Dovremmo agire ricordando che quel che è accaduto e sta accadendo è semplicemente troppo grave. Se fossimo molto più forti e coraggiosi e molto meno deboli e rammolliti, oggi noi sapremmo già che il 25 settembre a votare non ci andrebbe proprio nessuno, e ci prepareremmo ad un dissenso pacifico ma convinto perché uniti. Le prossime elezioni giungono in anticipo per ingannarci, per restituire legittimazione e dignità a coloro che a noi le hanno tolte.
Mario Pluchino
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