A dieci minuti dalla fine un gol di Godin condanna la nazionale di Prandelli. Brutta gara degli azzurri. Espulso Marchisio. Prandelli e Abete si dimettono
Al Mondiale in Brasile l’Italia si era presentata come vice campione d’Europa e ci si attendeva qualcosina in più. L’eliminazione nel girone D, è dunque un fallimento, è giusta, come lo fu quattro anni prima in Sud Africa. L’Italia torna a casa perché ha giocato male, paralizzata dalla paura di perdere. L’ennesima, diversa formazione mandata in campo da Prandelli, non ha dato la scossa sperata e se la Nazionale in due partite tira la miseria di due volte in porta, nella sfida decisiva Buffon è il migliore degli azzurri, allora non ci sono alibi. Sbagliata l’espulsione di Marchisio, che ha condizionato la partita certo, ma non serve recriminare, bisogna fare mea culpa. Nella squadra ridisegnata da Prandelli non ha funzionato nulla a livello tattico e neanche nell’atteggiamento. L’Italia ha rinunciato a giocare, è stata incapace di giocare un calcio decente e ha puntato al pareggio, altro che gli annunci della vigilia di Prandelli del “giochiamo per vincere”. Progetto che si è complicato con l’inferiorità numerica e in queste partite giocate con i nervi tesi e fisicità, un gol prima o poi lo subisci quando ti fai schiacciare nella propria metà campo. I giovani Darmian, De Sciglio, Balotelli e Immobile non hanno saputo dare il loro apporto alla causa, hanno giocato senza personalità e la vecchia guardia si è caricata la responsabilità. Ma anche loro non sono stati, a parte Buffon, all’altezza. Volenterosi e niente più.
L’immagine simbolo della crisi del calcio italiano è quella di Buffon, che per un interminabile minuto, vagheggia senza speranze nell’area uruguaiana, va a contrastare gli avversari alla ricerca non del gol, ma dell’identità calcistica perduta. Il progetto Prandelli non ha funzionato. Il ct è stato vittima delle proprie idee, che non è riuscito a realizzare, ma anche vittima di un movimento povero e in crisi, incapace di proporre misure per superare per fare rinascere il calcio italiano sull’orlo del tracollo. A Prandelli vanno riconosciute tante qualità, soprattutto umane, ma neanche lui è immune dal fatto che la storia del calcio la scrivono i risultati. Il suo è stato un fallimento tecnico del tiqui taca azzurro, forse interpretato con gli attori sbagliati, uno su tutti Balotelli, sopravvalutato e su quale il ct ha puntato. La fine del progetto sfocia nelle dimissioni di Prandelli, che si assume tutte le responsabilità, e in quelle del presidente della federazione Abete, irrevocabili. Entrambe rappresentano un punto di partenza per rifondare, nel vero senso della parola, il sistema calcio italiano e farlo tornare ai livelli di competitività che gli competono.
Italia – Uruguay 0-1 (0-0)
Italia (3-5-2): Buffon – Barzagli , Bonucci, Chiellini – Darmian, Verratti (29′ st Thiago Motta) Pirlo, Marchisio, De Sciglio – Balotelli (1′ st Parolo), Immobile (26′ st Cassano) All. Prandelli.
Uruguay (4-4-2): Muslera – Caceres, Gimenez, Godin, A. Pereira (17′ st Stuani) – Lodeiro (1′ st M. Pereira ), Gonzalez, Arevalo Rios, Rodriguez – Cavani, Suarez, All. Tabarez.
Arbitro: Rodriguez (Messico)
Reti: nel st 35′ Godin,
Ammoniti: Balotelli e De Sciglio per gioco falloso, Muslera per comportamento non regolamentare
Espulsi: Marchisio per gioco falloso
Estadio das Dunas, Natal,