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22 November 2024
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EMIGRAZIONE

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tebaldiMinivocabolario di Paolo Tebaldi

L’Italia è uno dei paesi europei che ha maggiormente conosciuto il fenomeno dell’emigrazione. Si calcola che in tutta la sua storia di stato unitario ben venti milioni di cittadini abbiano lasciato i luoghi natii in cerca di fortuna nel vecchio continente ed oltreoceano. Oggi, sparsi per il mondo, vivono oltre cinque milioni di connazionali (almeno quelli registrati nell’AIRE): tante patrie all’estero, tante piccole „Italie“, uomini e donne del nord e del sud che hanno conosciuto  „miseria e nobiltà“, sofferenze e soddisfazioni, la polvere e la gloria, i mezzi per guadagnarsi con fatica un salario, sviluppare inedite capacità professionali, sopravvivere in modo decoroso, procreare nuove generazioni di italiani dalle caratteristiche antropologiche difficilmente collocabili in una dimensione sociologica ben definita.

Esiste una vasta letteratura sulle cause, la natura, le conseguenze dell’esodo dalle campagne, dalle regioni povere, di ingenti masse di diseredati. Accanto ad analisi approfondite, alle denuncie sulle inadempienze dei governi  circa l’attuazione della Carta costituzionale della „Repubblica fondata sul lavoro“, è prosperato un florilegio di racconti emotivi e picareschi. Scegliamo qualche campione ripreso dal Battaglia. Ardengo Soffici, pittore e adulatore in versi di Mussolini, vissuto a cavallo tra il XIX e il XX secolo, così descrive gli esuli costretti ad espatriare in cerca di lavoro: «Una folla cenciosa, affranta di emigranti (…), la faccia patita e terrea come di affamati o di febbricitanti». Dino Campana, poeta bizzarro e delirante, cresciuto nella stessa epoca, mutua le tinte forti del racconto d’appendice: «Si entra in un porto strano. Gli emigranti impazzano e inferocian accalcandosi nell’aspra ebbrezza d’imminente lotta». Una visione positiva ci viene invece offerta dal Pancrazi, critico letterario e prosatore (1893-1952): «Se nei paesi e per le campagne, vedete un muro nuovo, una casa tirata su a regola d’arte, è il sudato denaro degli emigranti». Buona parte dei quali sono ormai da tempo inseriti e integrati nelle nazioni di accoglimento.

Ma assistiamo oggi, purtroppo, ad un nuovo flusso di partenze dal  nostro Paese, in cerca di lavoro all’estero,  di giovani italiani,  non soltanto laureati.

Sull’altro versante, quello degli stranieri in italia, la famigerata legge «Bossi-Fini» dai contenuti repressivi, sarà impugnata dal nuovo ministro del governo  presieduto da Enrico Letta, il medico oculista proveniente dal Congo Cécile Kyenge. E’ la prima ministro di colore, ed  è fiera di definirsi „nera“. E’ stata responsabile delle politiche dell’immigrazione dell’Emilia Romagna e come titolare del dicastero dell’Integrazione si adopererà per l’adozione di una norma sulla cittadinanza.

Il giorno in cui l’emigrazione si rivelerà non più come un fatto coercitivo, l’alternativa all’indigenza e alla mancanza di prospettive nel futuro, ma una scelta libera e consapevole, allora vorrà dire che avremo superato gli squilibri tra società opulente e aree sottosviluppate, tra globalizzazione degli affari e dei profitti e ridistribuzione equa e democratica delle ricchezze. E salteranno anche gli steccati del razzismo e dell’intolleranza. Il contatto e la convivenza di culture, linguaggi, comportamenti diversi produrranno processi fecondi di benessere  e verranno esaltati  i caratteri di una società più giusta ed aperta.

 

 

 

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