Uno studio inglese dell’Università di Oxford ha accertato che un paio di serate alla settimana con gli amici fa bene al corpo e alla mente
Uno studio inglese condotto da ricercatori dell’Università di Oxford sul benessere maschile ha accertato una situazione che metterà di buon umore gli uomini ma che certamente farà discutere. I maschi, secondo lo studio inglese, per sentirsi bene con se stessi e con gli altri dovrebbero trascorrere almeno un paio di sere alla settimana con gli amici. Verrebbero migliorati l’umore, l’equilibrio psico-fisico e la serenità generale. Sì, perché il benessere interiore si manifesterebbe anche all’esterno, con tutti coloro con cui ognuno ha a che fare: con la moglie e i figli, con i parenti e con il prossimo in generale.
Qualcuno dirà: tutto qui? Ebbene sì, tutto qui, ma non è così poco come si potrebbe credere, perché la maggioranza degli uomini dopo i trent’anni non riesce a soddisfare queste esigenze minime che li farebbero stare meglio. Ci riesce solo una piccola parte. Dunque, nessuna scappatella, nessun intruso di sesso femminile, solo amici con cui condividere qualche chiacchierata, un po’ di risate, scambi di opinioni, e (perché no?) anche giochi: carte, tennis, calcetto, o semplicemente sedersi al tavolo di un pub. Occupazioni semplici e sane, occasioni di svago e d’incontri tra persone con cui si sta bene.
Il capo ricercatore, Robin Dunbar, dice: “Ci vogliono almeno un paio di sere alla settimana per poter concretizzare qualcosa, il tempo necessario per poter dare forma a chiacchierii che altrimenti rimarrebbero fini a se stessi, e non porterebbero al miglioramento dello status sociale di un uomo”.
E veniamo ai benefici. Gli amici che vedono spesso i loro amici, secondo lo studio, guariscono prima dalle malattie e sono mediamente più generosi e ben disposti verso gli altri, più affabili e più servizievoli, aggettivo quasi scomparso dal vocabolario del comportamento sociale. Ne beneficerebbero pure le mogli e le fidanzate, che spesso, invece, si lamentano che il loro uomo preferisca sgattaiolare fuori di casa per quattro chiacchiere con gli amici al bar. Chi non si lamenta sono solo le mogli che non sopportano il marito e non vedono l’ora che se ne vada fuori dai piedi, ma questa è un’altra storia. Qui si parla di uomini sposati che vanno d’accordo in famiglia.
Dicevamo che la realtà è meno rosea di quanto si pensi. Infatti, solo due uomini su cinque riescono a consacrare il loro tempo agli amici, gli altri non ci riescono o lo fanno in modo insoddisfacente, come tempo e come qualità di gruppo. Sono in tanti che dopo il lavoro o non escono e dunque menano una vita ritirata o lo fanno saltuariamente oppure – cosa diversa – lo fanno in coppia tra altre coppie. Ci sono pure quelli che il rapporto di amicizia lo limitano agli scambi elettronici, che non è affatto la stessa cosa. Il computer offre opportunità ma non può sostituire la fisicità del rapporto. Vuoi mettere le risate tra amici, spesso nate da piccoli accenni, da vaghe allusioni, da improvvise illuminazioni. E si sa quanto vale una risata, anche dal punto di vista della salute. Ridere significa mettere in moto tutta una serie di organi e parti del nostro corpo, significa produrre ormoni del buonumore, significa scacciare la tristezza, ovviamente, e con essa anche i rischi di depressione. Dice Robin Dunbar: “La scienza ci sta dicendo che per stare meglio dobbiamo uscire di più. Bene, alla scienza non si può non obbedire”. Insomma, gli amici sono un’ottima medicina contro le malattie e un ottimo antidoto contro i pensieri neri, le preoccupazioni, la malinconia.
Nello studio si individua anche il numero ideale di amici con cui stare almeno un paio di sere alla settimana (qualcuna in più non guasterebbe): sono quattro, esattamente e guarda caso come “i quattro amici al bar” della canzone.
Che dire? Abbiamo l’impressione che gl’inglesi siano arrivati a capire quello che gli italiani hanno capito da decenni, se non da secoli, e senza bisogno di alcuno studio. Forse è per questo che gl’italiani vivono di più e meglio degli altri. O almeno era così fino a prima che anche noi ci facessimo contagiare dalla riservatezza dei popoli del Nord.