A proposito dell’importante bacino elettorale per la Turchia
Ci sono i comizi elettorali pro-Erdogan all’origine della crisi diplomatica che vede contrapposta la Turchia alla Germania e l’Olanda. Il presidente Recep Tayyip Erdogan non vuole rinunciare a un prezioso bacino elettorale all’estero, tanto più che potrebbe risultare cruciale per l’approvazione della riforma costituzionale da lui voluta al referendum del 16 aprile. La stragrande maggioranza dei voti dei residenti all’estero infatti va tradizionalmente a favore del partito governativo Akp e siccome gli ‘expat’ spesso non si recano alle urne, mobilitarli è essenziale nei piani del governo. Alle ultime legislative turche, novembre 2015, erano 2,9 milioni i turchi registrati all’estero e di questi ha votato circa il 40%, con il 56% andato a favore del partito al potere. Il più importante campo di battaglia in questo senso è la Germania, ma numerose comunità turche risiedono anche in Francia e in Olanda, mentre in Italia gli elettori turchi sono poco più di 14mila.
Ecco qualche numero dei ‘turchi in Europa’.
Germania
Elettori registrati: 1,43 milioni Affluenza a legislative 2015: 575.564 (40.24%) Sostegno per il partito Akp: 59% La Germania ospita la più grande comunità di elettori turchi in Ue, ma se l’Akp prevale, la diaspora vota anche a favore del principale partito di opposizione, il Partito Popolare Repubblicano (CHP) e il partito pro-curdo HDP.
Svizzera
Elettori registrati: 95.266 Affluenza a legislative 2015: 41.733 (43,81%) Sostegno per il partito Akp: 12.030 (28,8%)
La comunità turca in Svizzera è tra le meno pro-Erdogan tra le varie in Europa, qui infatti c’è una forte presenza di curdi e di conseguenza prevale l’HDP.
Italia
Elettori registrati: 14.200 Affluenza a legislative 2015: 5.533 (38,96%) Sostegno per il partito Akp: 2.012 (36,4%)
A proposito di Erdogan e l’Europa
Irrefrenabile, determinato a tenere alto il livello di scontro, Recep Tayyip Erdogan torna ancora a sparare a zero contro l’Europa e, a parte, contro l’Olanda, dove la crisi diplomatica con Ankara sembra aver aiutato il premier Mark Rutte a contenere i danni ed arginare l’ondata populista cavalcata dal leader anti-islamico Geert Wilders.
La furia del presidente turco si è abbattuta sulla giustizia europea, accusata di lanciare “una crociata” contro l’islam. Il riferimento è alla Corte di giustizia Ue che giorni fa ha deliberato su due casi di donne musulmane licenziate in Belgio e in Francia per essersi rifiutate di rinunciare al velo islamico al lavoro. Per il tribunale basato a Lussemburgo non si tratta di discriminazione, anche se i casi vanno valutati singolarmente. Ed ecco il commento infuocato di Erdogan: “La Corte Ue, la Corte europea di Giustizia, stimati fratelli, ha iniziato una crociata contro la Mezzaluna” ha detto in un discorso televisivo, chiedendosi “dove è la libertà religiosa?”.
Il presidente turco ha attaccato direttamente anche Rutte, che “ha vinto le elezioni, ma ha perso l’amicizia della Turchia”. Parole durissime, all’indomani del voto in Olanda, arrivato dopo giorni di una pesante crisi diplomatica tra i due Paesi.
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